Camorra, pentito trovato impiccato in carcere. La moglie: “E’ stato pestato”

di Redazione

Ciro RuffoALESSANDRIA.E’ stato trovatoimpiccato nel carcere San Michele di Alessandria il pentito Ciro Ruffo, 35 anni, di Carinaro (Caserta), arrestato lo scorso16 luglio nell’ambito di un’operazione contro il clan dei Casalesi.

Era giunto dal penitenziario di Ariano Irpiano a quellodi Alessandria nel pomeriggio di lunedì, dove è stato ritrovato cadavere poche ore dopo. Avrebbe dovuto deporre in un processo in cui sono coinvolti diversi esponenti dell’organizzazione camorristica. Il cadavere è stato rinvenuto nel tardo pomeriggio di martedì.

LA MOGLIE: “LO HANNO PESTATO”. Un caso che si tinge di giallo. La moglie, sotto protezione insieme ai due figli di 7 e 11 anni, dopo aver visto il corpo all’obitorio, che presentava diversi segni di violenza, sospetta un pestaggio. “La direttrice – dice la moglie di Ruffo – mi ha comunicato che lo hanno trovato impiccato, ma non è vero. Ho visto il corpo all’obitorio del cimitero di Alessandria ha il naso rotto, un livido sotto l’occhio destro, tanti altri lividi sulla schiena, sulla pancia, in faccia. Ha perso sangue dagli occhi e dalle orecchie. E’ stato pestato”. Sembra, inoltre, che l’uomo non avesse molta voglia di morire. Sabato scorso, infatti,aveva chiamato la moglie dicendole: “Devo darti una bella notizia: sono arrivate le carte del trasferimento, le aspettavo da quindici giorni. Da lunedì sono più vicino a te, ci vedremo più spesso”.Sarà comunque l’autopsia a stabilire le cause del decesso.

L’ARRESTO. Il 16 luglio Ruffo finì in manette insieme aRaffaele Di Tella, 41 anni, di Carinaro, Salvatore Ricciardi, 30, di Carinaro, Antonio Barbato, 33, di Cesa, Carmine Lanzetta, 22, di Teverola, Crescenzo Laiso, 30, e Salvatore Mazzeti, 32, entrambi di Trentola Ducenta.

Le accuse erano diestorsioni continuate in relazione a due episodi. Il primo avvenuto a Carinaro, a danno di una ditta di Parete che stava eseguendo lavori di riqualificazione nel centro storico e che aveva già pagato la somma di 15mila euro a titolo di acconto. L’altro episodio a Trentola Ducenta dove il titolare di un bar, appartenente alla famiglia dello stesso imprenditore di Parete,stava per versare 3mila euro, come “prima rata”.

Le investigazioni, condotte dai carabinieri del Norm di Aversa e della stazione di Parete, con attività tecniche e servizi di pedinamento ed osservazione, consentivano di documentare gli episodi criminosi a danno di imprenditori e commercianti e, inoltre, di delineare alcuni “nuovi”tratti della leadership geo-criminale. Infatti, alcune aree che erano state “conquistate” dall’ala-stragista di Giuseppe Setola (gruppo Bidognetti), nell’ultimo periodo sono rientrate nella storica sfera d’influenza criminale, ovvero quella ricollegabile in maniera più meno diretta alla fazione che fa riferimento al boss Francesco Schiavone, alias “Sandokan”, in carcere, e ai superlatitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine.
I RADICALI: “UN’ALTRA STRANA MORTE IN CARCERE”. “Ieriè avvenuto il 67° suicidio in carcere dall’inizio dell’anno: siamo sempre più vicini al massimo storico, che risale al 2001 (69 casi). Il totale dei detenuti morti nel 2009 sale a 169″. E’ quanto si legge in una nota congiunta dei Radicali Italiani, associazione ‘Il Detenuto Ignoto’, associazione ‘Antigone’, associazione ‘A Buon Diritto’, ‘Radiocarcere’, ‘Ristretti Orizzonti’. “Dall’inizio dell’anno – continua la nota – questoè il terzo suicidio che avviene nella casa di reclusione di Alessandria, dove sono ristretti 384 detenuti, per una capienza regolamentare di 263 posti. Il 26 aprile scorso siè tolto la vita Franco Fuschi, 63 anni, ex agente segreto, in carcere per traffico di armi, mentre il 17 gennaio morì Edward Ugwoj Osuagwu, 35 anni, nigeriano coinvolto in vicende di drog. Ma la morte di Ciro Ruffo presenta alcune strane analogie anche con quella avvenuta lo scorso 17 novembre nel carcere di Palmi (Reggio Calabria)dove Giovanni Lorusso, 41 anni, fu ritrovato cadavere con un sacchetto di plastica infilato in testa e riempito di gas: entrambi i detenuti provenivano dal carcere di Ariano Irpino (Av) ed erano appena arrivati in un nuovo istituto. Inoltre, a detta dei parenti, non avevano alcun motivo apparente né avevano mai manifestato l’intenzione di suicidarsi. Infine, entrambi i corpi, restituiti alle famiglie, risultano ‘segnati’ da ferite”.

L’arresto di Ciro Ruffo (16.07.09) – VIDEO

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