ROMA.Un clima rovente allaCamera sull’aggressione subita dal premier Silvio Berlusconi, soprattutto quanto il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, ha preso la parola, con i deputati del Pdl che hanno abbandonato l’Aula.
La seduta è iniziata con l’informativa del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sull’episodio di piazza Duomo.
MARONI: “GESTO PREMEDITATO”. Maroni ha parlato della premeditazione del gesto di Massimo Tartaglia: “Dice di aver agito per rabbia, ma la premeditazione del suo gesto risulta provata”. Era in piazza Duomo già dalle 11 di domenica e “aveva con sé altri oggetti atti a offendere, tra cui un crocefisso in materiale resinoso”. Quindi,il ministroribadisce il corretto comportamento delle forze dell’ordine e sottolinea che “i dispositivi attuati hanno consentito di sventare una violenta contestazione al presidente del Consiglio proprio sotto il palco”. La responsabilità della sicurezza e della protezione istituzionale del premier, spiega, “compete direttamente all’Aisi”, il servizio segreto civile. “È auspicabile che le misure sulla sicurezza delle alte cariche dello Stato non costituiscano motivo di polemica politica”. Ma su questo punto Bersani e Casini hanno chiesto chiarimenti al responsabile del Viminale.
IL SERVIZIO DI “STRISCIA”. Maroni ha poi citato un servizio trasmesso da Striscia la Notizia secondo cui due testimoni avrebbero avvisato la polizia di un possibile attentato al premier senza essere presi in considerazione: “Ho chiesto al capo della polizia e al questore di Milano di contattare immediatamente le due persone che sono state portate in Questura dove hanno reso una testimonianza che si sono rifiutati di firmare”. I due hanno confermato di avere contattato la polizia segnalando “un matto” che disturbava i passanti ma senza far riferimento a parole pronunciate da Tartaglia contro Berlusconi.
RISCHIO EMULAZIONE.
Il ministro attacca l’asprezza dei toni assunta dalla dialettica politica: “La crescente campagna contro la persona del premier, che in molti casi travalica le regole del confronto democratico finisce per provocare una spirale emulativa”. Quindi un nuovo attacco contro i social network (su Facebook sono apparsi gruppi pro-Tartaglia)e l’annuncio di una prossima iniziativa legislativa: “La creazione di gruppi su Internet che inneggiano all’aggressore del premier costituiscono una vera e propria istigazione a delinquere. Stiamo valutando l’oscuramento, con soluzioni che intendo sottoporre al prossimo Consiglio dei ministri”. Infine gli auguri al premier: “Voglio rinnovare lo sdegno mio personale e di tutto il governo per la gravissima aggressione. A Berlusconi va la mia solidarietà e vicinanza con l’augurio che torni presto a svolgere la sua preziosa attività”.
CICCHITTO: “SPIETATA CAMPAGNA DI ODIO”. Poi è stata la volta del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: “La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio. Ognuno si assuma la propria responsabilità”. Un riferimento, quello di Cicchitto, legato aal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, a Il Fatto (definito il “mattinale delle procure”, a quel “terrorista mediatico” di nome Marco Travaglio, ad alcuni pm “che vanno in tv a parlarne”, ad un partito, Italia dei Valori e dal suo leader Di Pietro, a qualche “settore giustizialista” del Pd.
DI PIETRO: “NON CI FACCIAMO INTIMIDIRE”.
A replicare proprio Di Pietro: “Non ci faremo intimidire. Noi non facciamo opposizione in odio a Berlusconi ma per amore del nostro Paese. Da quindici anni ci battiamo contro provvedimenti che offendono le coscienze. Questo crea odio, questo arma la mano istigata da problemi di una maggioranza e un governo che piegano il Parlamento a proprio uso”. Di Pietro ha espresso “solidarietà totale mia e del partito alle persone condannate a morte da Cicchitto perché questo è il primo passo per la criminalizzazione che egli fa in ossequio allinvito di Napolitano ad abbassare i toni”. I “condannati a morte” sono, secondo Di Pietro, “Travaglio, Santoro, magistrati come Spataro e Ingroia, giornalisti dellEspresso e anche lIdv, noi che abbiamo la sola colpa di non voler essere zittiti”. L’intero gruppo del Pdl è uscito dall’Aula all’inizio dell’intervento di Di Pietro. E questi, ironico: “Rispettiamoli, non vorrei rovinare loro le orecchie con le mie parole». Il deputato dipietrista Barbato, commentando l’uscita dei deputati, ha parlato di “popolo della mafia”.
SERVIZI SEGRETI: “GESTO ISOLATO”.Anche i servizi segreti confermano che quella di Tartaglia è da considerare l’aggressione di un uomo solo. È stato “un gesto isolato e scollegato da qualunque soggetto o volontà politica” hanno confermato davanti al Copasir il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta ed il capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza), Gianni De Gennaro, nel corso di un’audizione a Palazzo San Macuto. Lo ha riferito il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, al termine dei lavori del Comitato. Rutelli ha poi precisato che “da tutte le analisi fatte da parte dei servizi nell’ultimo periodo è emersa crescente preoccupazione sul fatto che sono ormai molti i punti di tensione nel nostro Paese, quindi le misure di vigilanza devono essere molto alte perché il rischio che da un episodio così grave possa derivare la crescita del pericolo di emulazione è un rischio che esiste”.
BERSANI: “NO A POMPIERI INCENDIARI”.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato: “I discorsi sul famoso clima nell’immediatezza di questi fatti sono scivolosi. Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l’incendiario, e che cominci un gioco di criminalizzazione tra noi, che va oltre il segno”.E ha detto di non condividere le affermazioni di Cicchitto, chiedendo al governo di dare delle risposte: “Pensiamo di andare avanti tutta la legislatura con 26 voti di fiducia all’anno? Parlo di qualcosa ce non c’entra con questi fatti, ma che riguarda un processo democratico che dobbiamo garantire. Credo che oggi dovremmo fermarci qui e chiedere al ministro dell’Interno una risposta più convincente su che cosa non vada nei sistemi di sicurezza e di tutela del presidente del Consiglio: ci sono stati altri episodi che hanno riguardato anche le residenze del premier. Vogliamo essere sicuri che sia ben tutelato”.
CASINI: “NO A CENSURA DEL WEB”. Per il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, “la solidarietà è doverosa, ma diciamo no alle strumentalizzazioni o alle intimidazioni che rischiano di alimentare nuove campagne di odio”.Casini si opponeall’ipotesi di censura del web: “Sarebbe sbagliatissimo e ancora più sbagliata sarebbe la censura sui giornali. Occorre isolare i violenti senza se e senza ma edoppiopesismi e ambiguità non sono consentiti. Occorre riprendere a lavorare con sobrietà”.