ROMA. Il Governo pone la fiducia allarticolo 2 della legge finanziaria del 2010: 301 si contro 271 no.
Il voto finale ci sarà giovedì prossimo, in tarda mattinata, quando a Montecitorio ci si accorderà riguardo ai provvedimenti che compongono la manovra (Finanziaria, bilancio e nota di variazione). Ma la decisione ultima spetterà al Senato, che si pronuncerà solo la settimana prossima. Il ministro delleconomia Giulio Tremonti aveva preteso che la legge di bilancio fosse vagliata senza alcuna modifica parlamentare, ottenendo il suo intento ma destando non poche critiche da parte dellopposizione. Le prime sono arrivate da Gianfranco Fini che aveva definito “deprecabile” il continuo ricorso ad uno strumento che dovrebbe essere azionato solo in casi di estrema emergenza, in quanto questa è la 27esima fiducia accordata dallinizio della legislatura.
Al termine della votazione, Tremonti ha spiegato: “Lo scudo fiscale fa bene alleconomia italiana, in quanto potenzia la piazza finanziaria e servirà a tenere aperti i capannoni e le aziende”. E, dopo aver considerato grande la sua manovra, aggiunge: “Sicuramente avrà un impatto positivo: se sono confermati i dati quello che è importante non è il gettito quanto il potenziamento dell’economia italiana”. La scelta della fiducia viene difesa dalla maggioranza conFabrizio Cicchitto che, in risposta alle dichiarazioni di Fini, definisce questo espediente non deplorevole, “ma una diretta assunzione di responsabilità”, mentre Umberto Bossi, mostrandosi fiducioso, dichiara di porsi con Tremonti e con la maggioranza.
Non resta muta lopposizione. Il leader dellIdv Antonio Di Pietro parla di un “governo piduista che si occupa solo degli interessi del presidente del consiglio”, mentre lUdc giudica la finanziaria troppo poco attenta alla famiglia e al lavoro. Ma le critiche più dure arrivano da Dario Franceschini che considera la manovra “un altro passo verso una crisi non dichiarata. La fiducia per voi non è più neanche un modo per contrastare l’opposizione ma un modo ordinario per legiferare, senza neanche più avvertire l’esigenza di motivarla all’Aula”.