Inchiesta sullo smog, Penati finisce nel registro degli indagati

di Emma Zampella

 MILANO. Finisce nel registro degli indagati anche l’ex presidente della Provincia, Filippo Penati, nell’ambito dell’inchiesta relativa alla situazione dell’inquinamento nel capoluogo lombardo.

Accusati di aver violato l’articolo 674 del codice penale che punisce il getto pericoloso di cose in luogo pubblico, sono anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti, il governatore Roberto Formigoni, e il successore alla Provincia dello stesso Penati, Guido Potestà.

L’inchiesta sarebbe partita da alcuni esposti del Codacons, a cui si sono aggiunti i dati pervenuti dal procuratore aggiunto, Nicola Cerrato e il pm, Giulio Benedetti, relativi ad una serie di relazioni riguardanti i piani di riduzione dello smog in città, giungendo allo studio sulla mortalità coordinato anche da dati forniti dal professore Paolo Crosignani dell’Istituto di Tumori. Anche il sindaco di Legnano, Lorenzo Vitali, sarebbe finito sotto inchiesta, per il mancato interessamento ad adottare provvedimenti necessari a contrastare l’emergenze dello smog.

Ma la Moratti difende il proprio operato in quanto sindaco della città avvistata come la più inquinata d’Italia e forse anche tra le maggiori in Europa.Non c’è un’emergenza più di quanto non ce ne sia in altre città italiane” ha commentato il primo cittadino milanese. È interessata a spegnere quei riflettori che hanno smosso l’aria inquinata del capoluogo lombardo sperando di spostare l’attenzione in altre città italiane. “Altrove i giorni di sforamento sono stati anche superiori ai nostri. Sarebbe interessante sapere se le altre città hanno preso le stesse misure strutturali che abbiamo preso noi” dichiara la Moratti.

Ma è anche il vicesindaco, Riccardo DeCorato, che respinge le accuse che sono state rivolte facendo notare che Milano non è la città più inquinata d’Italia. “Ieri a Lecco – sostiene – le concentrazioni sono state superiori che a Milano. Anche in altre città la qualità dell’aria non è migliore: dall’inizio dell’anno a Bologna e Modena i giorni di superamento sono stati 15 e a Rimini 16. E ancora 16 a Venezia e 19 a Padova”. Ma il vicesindaco milanese non esita a far presente che i dati relative a quelle città che effettivamente hanno tassi di smog molto più alti, quali Torino e Napoli, non stati aggiornati, rendendo nullo il confronto.

Confronto che può essere condotto anche con le maggiori capitali europee che dimostrano di avere una concentrazione maggiore nell’aria di sostanze inquinanti, come Berlino e Parigi. “Milano sta combattendo la sua battaglia contro lo smog con azioni strutturali e mirate. Ma il problema dell’aria non riguarda solo noi, ma un territorio più vasto. Una sola città non può essere nè il capro espiratorio, nè la fonte di tutte le soluzioni”, dichiara il vicesindaco.

Ma nemmeno in comune sembra tirare aria pulita. Nel 14esimo giorno di sfioramento dei limiti di immissione di inquinamento, il consiglio comunale, riunito per prendere provvedimenti in merito, è finito in bagarre. Anche la gente comincia ad essere stufa dell’immobilismo politico. A scendere “in piazza” saranno per prima le mamme milanesi che si riuniranno il prossimo 30 gennaio a Palazzo Marino, per chiedere la sospensione dl traffico relativamente ai giorni di sabato e domenica.

E la Moratti lancia un appello ai suoi cittadini, chiedendo forse di arrivare laddove non arriva la politica con i suoi provvedimenti. Il sindaco milanese ha chiesto infatti di tener sotto controllo la temperatura degli impianti di riscaldamento al di sotto dei 22 gradi centigradi. Come combatteranno il freddo?

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