MILANO. Non si placa la polemica sul ddl del senatore del Pdl Giuseppe Valentino rinominata la legge anti-pentiti.
Il Ministro dellInterno Roberto Maroni, a margine della firma del patto di sicurezza a Monza, è intervenuto in merito esplicitando il suo disappunto: Ovviamente è una norma che io non condivido come ho già detto: quindi se non la condivido io e non la condivide il ministro della giustizia, non credo proprio che uscirà dalla commissione.
Il no del ministro Maroni è giunto dopo quello del Ministro della Giustizia Angelino Alfano che aveva definito quella di Valentino come uniniziativa personale: Sono assolutamente contrario. Il ddl Valentino è fuori dal programma di governo, non se ne è discusso con la coalizione, ma si tratta di un’iniziativa personale.
Intanto il senatore del Pdl continua sulla sua linea e nega che il ddl che ha presentato sia un provvedimento per tutelare il premier Silvio Berlusconi: Il ddl contiene un principio sacrosanto. Io chiedo che ci sia un riscontro esterno alla dichiarazione accusatoria di un collaboratore di giustizia. Dovrebbe essere così anche oggi – osserva Valentino – ora è sufficiente per diventare prova che pezzi di dichiarazioni, da parte di più soggetti, si conferiscano credito a vicenda. Quante accuse infondate poi sono fatte risalire a un morto?.
Contraria al ddl Valentino anche la Lega come ha sottolineato il capogruppo al Senato Federico Bricolo: Il ddl anti-pentiti non ha alcuna possibilità di essere approvato dal parlamento. Siamo contrari, non ne condividiamo i contenuti e non ci sembra che simili norme facciano parte del programma del governo. In questo momento, inoltre, stiamo già esaminando diversi provvedimenti sulla giustizia e non c’è spazio per aprire nuovi fronti. Anche i ministri Maroni e Alfano – prosegue – si sono detti contrari a questo testo e così anche numerosi esponenti della stessa maggioranza. Elementi che sono sufficienti per dire che il provvedimento non ha possibilità di essere approvato dal parlamento.
Sarebbe la pietra tombale su tutti i processi istruiti da Giovanni Falcone e da Paolo Borsellino fino ai giorni nostri. ha affermato il procuratore aggiunto della repubblica di Palermo Antonio Ingroia riferendosi al ddl anti-pentiti – Primo: annullerebbe il valore di qualsiasi dichiarazione dei collaboratori di giustizia. Secondo: rimetterebbe in discussione verità processuali consacrate in sentenze ormai definitive. – continua Ingroia -. In sostanza, questo ddl aprirebbe la strada alla revisione di tutti i più importanti processi alla criminalità organizzata. Non si sarebbero potuti fare né i processi contro la struttura militare di Cosa Nostra né quelli contro uomini politici o delle istituzioni in rapporti con Cosa Nostra. – conclude il procuratore -. Qui a Palermo non sarebbero mai stati condannati l’ex numero 3 del Sisde Bruno Contrada e l’ex capo della Criminalpol Ignazio D’Antone, l’ex deputato Franz Gorgone o l’ex senatore Vincenzo Inzerillo. E con questo disegno di legge non sarebbe mai stato processato e condannato in primo grado nemmeno il senatore Marcello Dell’Utri.