ROMA. E scontro tra il Governo e la Fiat sulla questione degli incentivi che lo stato avrebbe versato nelle casse della casa automobilistica torinese.
Il presidente Luca Cordero di Montezemolo, infatti, ha negato che la sua azienda abbia mai ricevuto soldi dallerario statale: Da quando ci siamo noi – ha affermato Montezemolo allinaugurazione dellanno accademico della Luiss – la Fiat non ha ricevuto un euro dallo Stato. Ho visto delle cifre che dicono che gli incentivi, che sono dati non alle aziende ma ai consumatori, sono andati per il 70 per cento alle aziende straniere, solo il 30 per cento alla Fiat. Quindi credo che dobbiamo uscire da un approccio demagogico e guardare alla realtà così com’è.
Tra Fiat e il governo ha aggiunto – c’è un rapporto molto chiaro e molto positivo, di dialogo e di confronto, così come deve essere. Le scelte industriali che servono a mantenere competitive un’azienda non potranno essere disgiunte dal problema di farsi carico delle famiglie e delle persone. La Fiat ha sottolineato – è e rimane italiana. Non solo perché è l’unica azienda il cui nome è Fabbrica italiana auto Torino, ma anche perché da quando sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, cioè dalla metà del 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro e in Italia oltre 16. Oltre due terzi sono stati investiti in Italia e intendiamo andare avanti su questa strada.
Il discorso del presidente Fiat Montezemolo non è stato però gradito dal leghista Ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli: Se è una barzelletta la dichiarazione di Montezemolo per cui la Fiat, da quando c’è lui, non ha ricevuto un euro dallo Stato, allora la barzelletta non fa proprio ridere – afferma il ministro. – Se invece
Montezemolo non scherza e parla sul serio, allora la faccenda assume contorni sanitari!.
Dal Lingotto lamministratore delegato Sergio Marchionne assicura che degli incentivi la Fiat non ne ha bisogno annunciando che il prossimo 21 aprile sarà presentato il primo piano strategico col quale il si saprà come si muoveranno nei prossimi quattro anni Fiat e Chrysler. Intanto a Termini Imerese la tensione resta alta tanto che , questa mattina, gli operai del reparto di montaggio hanno abbandonato la linea di produzione e sono usciti dalla fabbrica per partecipare al sit che i sindaci della zona stanno tenendo fuori i cancelli dello stabilimento siciliano.
Proprio di Termini Imerese si è parlato nellincontro tra il premier Silvio Berlusconi e il Ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola, dal quale è emerso che circa il 50% dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese avrebbero diritto alla mobilità con pensione. Durante lincontrò i rappresentanti dellazienda torinese hanno ribadito la volontà di chiudere lo stabilimento ma non le tecnologie. Intanto il tavolo è stato aggiornato al 5 marzo e il ministero ha nominato Invitalia advisor per esaminare le proposte alternative per il polo industriale palermitano.
Della situazione di Termini Imerese ha parlato anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che ha affermato: Se si fanno stabilimenti, anche fortemente sussidiati ma che non hanno una ragione economica non c’è incentivo che tenga. Termini Imerese è uno stabilimento che non da oggi ha problemi di minore produzione, logistici e di scarsa efficienza. Il tema vero non è quello di obbligare un imprenditore a mantenere uno stabilimento ma di reimpiegare le persone e in queste ore si sta ragionando proprio su questo, e c’è anche la disponibilità della Fiat a contribuire. Questo è un atteggiamento giusto. Se a Termini non si produrranno auto – ha concluso – il nostro tema sarà quello del reimpiego.