TRIPOLI.La Libia non vuole più rilasciarevisti a cittadini provenienti dai Paesi dell’area Schengen e coloro che nel frattempo arrivano con un visto Schengen.
Un provvedimento che rappresenterebbeuna “ritorsione” alla misura presa qualche giorno fa dalla Svizzera nei confronti di Muhammar Gheddafi e di altri 187 libici, banditi dalla federazione elvetica.
Da domenica sera si registrano i rimpatri di passeggeri atterrati all’aeroporto internazionale di Tripoli. Al momento sono già stati rimandati indietro tre italiani, nove portoghesi, un francese e un altro cittadino europeo proveniente dal Cairo. 40 gli italiani che domenica sera sono stati trattenuti all’aeroporto della capitale. Di questi, tre sono stati rimpatriati con lo stesso aereo sul quale erano arrivati. Gli altri 37 – dopo una notte passata in aeroporto assistiti dal console generale Francesca Tardioli – sono poi stati lasciati entrare nel Paese intorno alle 4.30 del mattino. Si tratta in gran parte di dipendenti a contratto di società petrolifere che operano in Libia.
L’Italia ha fatto sapere anche che chiederà che la decisione libica di sospendere la concessione di nuovi visti di ingresso ai cittadini dei Paesi Schengen, nonchè la validità dei visti di ingresso già rilasciati sia oggetto di discussione alla prossima riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue in agenda il 22 febbraio prossimo. Su questa vicenda Roma si sta raccordando con tutti i paesi dell’Unione Europea e Schengen. L’Italia, inoltre, sta verificando la correttezza della decisione svizzera che ha suscitato la reazione libica di chiudere le frontiere ai cittadini provenienti dai Paesi dell’area Schengen.
La decisione di Tripoli infatti è solo l’ultimo atto di una bagarre diplomatica tra la Libia e la Svizzera, iniziata nel luglio del 2008, quando il figlio di Gheddafi, Hannibal, e sua moglie, furono fermati dalle autorità svizzere per una denuncia di maltrattamenti da parte di due domestici.