ROMA. La casta è casta e va rispettata ma quando sbaglia si prende le sue responsabilità. È quello che ha fatto il senatore Nicola Di Girolamo che, indagato nellinchiesta di riciclaggio di danaro, si è dimesso dal suo incarico.
L’esponente del Pdl ha presentato una lettera con le sue dimissioni al presidente del Senato, Renato Schifani. Ma toccherà allaula di Palazzo Madama decidere con una votazione segreta. Anche se il risultato è già evidente: sia il Pd che il Pdl per una volta si sono trovati daccordo nellammettere la decadenzadelsenatore accusatodi essere stato eletto nella circoscrizione italiani all’esterocon i votidella ndrangheta.
Aspettando la votazione, il Pdl ha chiesto di riprendere la discussione sulla vicenda: Oggi infatti si può inquadrare in una prospettiva diversa l’intera vicenda, senza attendere l’esito di un procedimento penale che nel frattempo è diventato più complesso. Il prestigio del Senato si difende meglio quando si ha un quadro completo dei fatti, si legge in una nota. Proposta che è seguita e portata avanti anche dai senatori esponenti del Pd.
Ma Di Girolamo si difende: Sono convinto di dover rendere disponibile la mia persona perché chi dovrà giudicare possa davvero conoscere i contorni di una vicenda che non è tutta criminale. Sono entrato nell’aula del Senato – scrive ancora Di Girolamo – forte di una delega affidatami da 24.500 elettori nè mafiosi nè delinquenti. Di una piccola parte di costoro avrebbe abusato un gruppo di individui probabilmente ‘inquinati’ da frequentazioni criminali. Precisa che è rimasto una persona perbene, incapace tuttavia di difendersi innanzi alla protervia dei malevoli e dei menzogneri. In politica ne ho incontrati alcuni capaci di fagocitarmi nella smania delle promesse. Ho ceduto, signor presidente – ammette – ma le mie colpe verranno circoscritte dalla verità che saprò esporre ai magistrati. Il dimissionario senatore ha citato nel suo mea culpa anche il Caritas in Veritate del papa Benedetto XVI, dicendo: Forse sarò l’unico ad essere ricordato per aver rassegnato le dimissioni. Ma non importa: mi affido alla Provvidenza abbracciando il progetto di Dio, in Cristo, sperando nella vocazione posta ‘nel cuore e nella mente di ogni uomo.
A Di Girolamo é contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio transanzionale in quanto presunto partecipe di un sodalizio criminale che, tra il 2003 e il 2006, avrebbe riciclato oltre 2 miliardi di euro.Per lui anche laccusa di aver violato la normativa elettorale con l’aggravante mafiosa. La ‘ndrangheta, secondo i magistrati inquirenti,avrebbe acquistato numerose schede elettorali tra gli immigrati calabresi a Stoccarda, in Germania, apponendo sulle schede il voto per il senatore.