Decreto salva liste. Di Pietro: “Che ipocrisia”, Berlusconi: “Solo insulti”

di Redazione

Antonio Di Pietro ROMA.Ha ipotizzato l’impeachment del presidente della Repubblica che ha avallato il decreto “salva liste” del governo.

E adesso Antonio Di Pietro attacca chi lo critica: “Ho letto i giornali e ho assistito all’ipocrisia e alla pavidità tipiche di una certa cultura di questo Paese. Tuttihanno detto che questo provvedimento è assurdo, abnorme, costituzionalmente senza senso, e ha ridotto la credibilità della funzione governativa e di quella di controllo”. Secondo il leader dell’Italia dei Valori, si tratta di un decreto “oltre che dannoso, inutile, perché non c’era bisogno di un decreto per riammettere le liste Polverini e Formigoni. Si doveva avere l’umiltà e l’accortezza di aspettare l’esito del lavoro dei giudici, cioè di rispettare le regole”.

“La strada principale per mandare a casa questi golpisti – aggiunge Di Pietro -è il voto e credo che gli elettori si siano già resi conto che siamo di fronte ad un governo e una maggioranza che usano le istituzioni per farsi gli affari propri e per modificare le regole del gioco durante la partita: è stato superato il senso del limite. Mi spiace constatare che, di fronte ad uno sfregio così evidente alla democrazia, serpeggiano l’ipocrisia e il falso perbenismo di coloro che sostengono che la colpa sia solo di chi ha commesso questo fatto grave lasciando fuori le responsabilità di chi doveva fare il controllore. A me pareche sia una coperta troppo corta per giustificare il comportamento del presidente della Repubblica”.

BERLUSCONI: “SOLO INSULTI”. Intanto, il premier Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico ad un appuntamento elettorale in Campania del candidato del Pdl, Stefano Caldoro, afferma che “anche questa volta siamo di fronte a una scelta di campo tra il Pdl, che è al governo, che sa lavorare e il Pd che sa solo insultare e criticare. Noi risolviamo l’emergenze e la sinistra sa solo dire di no”.

LA CEI CRITICA, POI SMENTISCE. Sul tema è intervenuta anche la Cei, la Conferenza episcopale italiana: “Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto”. E’ quanto ha detto monsignor Domenico Mogavero, responsabile della Cei per gli affari giuridici, ai microfoni della Radio Vaticana. “La democrazia – ha detto il vescovo – è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, altrimenti non riusciamo più a orientarci”, se invece “dovesse essere diretta dall’arbitrio di qualcuno o se dovesse essere improvvisata ogni giorno mancherebbe la certezza del diritto, dei rapporti e delle prospettive”. E ancora: “Non credo che in democrazia si possa fare una distinzione fra ciò che sono le regole e quello che è il bene sostanziale, le regole non sono un aspetto accidentale del vivere insieme, ma quelle che dettano il binario attraverso cui incamminarci”. “La definizione giusta – ha detto monsignor Mogavero – è quella data dal Presidente della Repubblica quando ha parlato di un grandissimo pasticcio”. Poi, nel pomeriggio di domenica, con una nota scritta, è intervenuto il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Domenico Pompili che ha precisato come “le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale”. Pompili, spiega quindi che, “considerata questa connotazione, la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo”.

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