Fini: “Non me ne vado, ma Berlusconi accetti il dissenso”

di Redazione

Gianfranco Fini ROMA. Gianfranco Fini annuncia di non voler lasciare Pdl: “Il mio spirito è costruttivo, ma anche un minimo di dignità è doveroso”, dice il presidente della Camera, …

… che invita i suoi lavorare per non destabilizzare il partito e lancia la sfida al premier Silvio Berlusconi: “Accetti il dissenso”. Fini ha spiegato di “non aver mai parlato di scissioni o di voto anticipato: se qualcuno li evoca è perché auspica che io me ne vada”. E critica “chi in questi giorni ha cercato di interpretare il mio pensiero, andando da una parte all’altra in tv ad incendiare il dibattito”.

IL DOCUMENTO. I finiani presenti alla riunione nella sala Tatarella della Camera hanno firmato a uno a uno il documento che si riconosce in Gianfranco Fini quale rappresentante della componente interna al Pdl. Nel documento si spiega che viene data fiducia a Fini per esporre i temi avanzati in questi giorni alla direzione nazionale del partito. “In merito alle polemiche che l’incontro tra Fini-Berlusconi ha suscitato nei media e nell’opinione pubblica, – si legge – riteniamo necessario esprimere solidarietà a Gianfranco Fini contro il quale sono stati espressi giudizi ingenerosi con toni a volte astiosi. Per parte nostra riteniamo che le questioni poste da Fini meritino un approfondimento e una discussione attenta nelle competenti sedi di partito. Nel corso della direzione di giovedì prossimo sarà lo stesso presidente della Camera a chiarire le sue proposte, aprendo un dibattito che ci consentirà di articolare e aggiornare un progetto di rilancio del Pdl, aperto alla partecipazione di tutte le componenti del partito”.

LE PROPOSTE. Durante la riunione con una quarantina di ex An, Fini ha detto di aver posto a Berlusconi “questioni di tipo politico, non sull’organigramma interno”, “né per gelosia”, precisando di non aver “intenzione di togliere il disturbo e di stare zitto”. Il leader di Montecitorio ha anche spiegato che la fase nuovo riguarda anche “la suddivisione 70%-30%” tra ex Fi e ex An. A tal proposito ha osservato che “la componente ex An sarebbe dovuta restare unita, ma invece è andata diversamente”. Tuttavia, ha ribadito, “non ho mai posto questioni di organigramma”. Sull’economia, Fini ha poi sottolineato che la volontà di rimettere in cima all’agenda di governo le questioni del Mezzogiorno e della coesione sociale non è una riproposizione dei suoi attriti con Tremonti: “Al contrario, – dice – Tremonti è un ottimo ministro che ha fatto un ottimo lavoro nella gestione della crisi economica. Senza di lui oggi avremmo fatto la stessa fine della Grecia”. E la Lega? “Il rapporto all’interno della maggioranza – spiega Fini – va riequilibrato, perché la Lega è ormai il ‘dominus’ della coalizione, tuttavia è un alleato strategico, importantissimo e leale”.

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