ROSARNO. A quattro mesi dalla rivolta degli extracomunitari impiegati nella raccolta degli agrumi, è giunta la sentenza delloperazione “Migrantes” anti-caporali.
In manette sono finite 31 persone di cui nove persone sono state portate in carcere, ventuno sono detenute ai domiciliari ed una è stata sottoposta all’obbligo di dimora. Laccusa per tutti di aver fatto parte del racket dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù degli immigrati nel settore agricolo. La massiccia operazione condotte dalla procura della Repubblica di Palmi e portata a compimento dai carabinieri e dai militari della guardia di finanza, ha messo la parola fine al caporalato a Rosarno.
Dalle indagini è emerso chiara la situazione di sfruttamento in cui erano costretti a lavorare gli extracomunitari, i quali prestavano un servizio lavorativo dalle 12 alle 14 ore al giorno per un compenso tra i 10 e i 25 euro (un euro a cassetta per la raccolta dei mandarini e 50 centesimi per le arance), con una cresta di 10 euro su ogni lavoratore per i caporali. Linchiesta ha permesso di individuare una fitta rete di caporali che procurava illegalmente lavoro agli immigrati ed allo stesso tempo sono state identificate anche le aziende agricole che utilizzavano la manodopera straniera sottopagandola.
Tra le persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare ci sono sia persone italiane che alcune extracomunitarie, come marocchini, tunisini, algerini e una donna bulgara, che si spostavano tra Caserta, Siracusa, e Catania per reclutare lavoratori e condurli nei campi. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate anche 20 aziende e 200 terreni, per un valore complessivo di circa dieci milioni di euro. Sono state poi scoperte anche numerose presunte truffe nei confronti degli enti previdenziali.
da Newz.it |