ROMA. Diego Anemone aveva una lista segreta di appalti e ristrutturazioni. Alcuni quotidiani, dal Corriere della Sera a Repubblica, al Giornale, a Libero, scrivono oggi che nel computer sequestrato all’imprenditore sarebbe stato trovato l’elenco delle commesse e degli appalti ottenuti tra il 2003 e il 2008.
Secondo il Corriere nella lista compaiono la sede della Protezione Civile, del ministro del Tesoro e due locali di Palazzo Chigi. Il quarantenne costruttore della “cricca”, scarcerato domenica scorsa, aveva tra clienti politici, registi e manager.
Il quarantenne costruttore della “cricca”, scarcerato domenica, aveva tra i clienti politici, registi e manager.Siè giàdimesso Ercole Incalza, 66 anni, funzionario del ministro delle Infrastrutture e già braccio destro dell’ex ministro PietroLunardi. Coinvolto nell’inchiesta non ha voluto attendere oltre. Ha scritto la lettera di dimissioni e ha lasciato la decisione al ministro Altero Matteoli.
Per il Corriere “le società di Diego Anemone avrebbero effettuato tre ristrutturazioni nelle case del capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Due volte sarebbero stati invece svolti lavori nell’appartamento privato dell’ex ministro Claudio Scajola, quella dimora con vista Colosseo per la quale l’architetto Angelo Zampolini aveva versato 900mila euro. Alla mamma del funzionario Mauro Della Giovampaola sarebbe stata mandata una squadra in una casa di Ostia, mentre il commissario per i mondiali di nuoto Claudio Rinaldi avrebbe avuto gli operai per ben tre volte”.
Ma l’elenco di Anemone comprenderebbe oltre 350 nomi tra cui politici, alti funzionari dello Stato, vertici delle forze di polizia, sacerdoti,produttori cinematografici, che avrebbero usufruito dei lavori eseguiti dalle imprese del gruppo Anemone. E nell’elenco vi sarebbero non solo i nomi dei potenti, ma anche l’indicazione dei lavori eseguiti in alcuni dei più importanti palazzi del potere e in diverse caserme. La lista fu recuperata nel corso delle indagini sui mondiali di Nuoto a Roma: allora non aveva avuto particolare rilevanza investigativa, ma oggi, alla luce degli ultimi riscontri ottenuti dagli investigatori sui fondi del ‘riciclatore’ Angelo Zampolini utilizzati per coprire parte dell’acquisto di abitazioni di personaggi importanti tra cui l’ex ministro Scajola, assume tutt’altro rilievo.
Nel documento trovato nel computer di Anemone non ci sarebbero invece gli importi pagati per i servizi ottenuti dal gruppo. I magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi vogliono ora chiarire se quei nominativi abbiano avuto lo stesso ‘trattamento’ ottenuto da coloro che sono gia’ stati tirati in ballo da Zampolini: fra gli altri Scajola, Lunardi, Incalza e il generale della Gdf Pittorru.
Nella lista anche il regista Pupi Avati, che però precisa: “Non ho mai ricevuto regali da Anemone”. Il regista spiega che Angelo Balducci si offrì di procurargli e fargli installare un montacarichi nella sua casa di Todi, cosa che avvenne nel 2002 o nel 2003 mentre il proprietario di casa era assente. Avati quindi non sa chi effettuò i lavori, ma assicura: “Ho pagato regolarmente” e “sono in grado di esibire (qualora mi venga richiesta) la matrice dell’assegno e il documento relativo”. Ad estraniarsi dalla vicenda anche il vicepresidente del Csm Nicola Mancino: “Non ho mai ricevuto regali da nessuno”.
In procura a Perugia sono convinti che il vero ammontare del giro di soldi messo in moto da Anemone – secondo l’accusa per compensare i funzionari pubblici che avrebbero favorito le aziende della cricca negli appalti pubblici – sia ancora tutto da quantificare e comunque di molto superiore ai quasi tre milioni scoperti su un conto della Deutsche Banke intestato a Zampolini. Un fiume di denaro che gli investigatori perugini stanno cominciando a rintracciare nei 1143 rapporti bancari, di cui 263 conti correnti, intrattenuti da Balducci, Anemone, dai loro rispettivi familiari, dagli intermediari e dalle società a loro riferibili.
Nei prossimi giorni gli ulteriori accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza su una serie di operazioni sospette segnalate dalla Banca d’Italia, nonche’ sui conti correnti intestati innanzitutto a Zampolini ma anche ad Alida Lucci, la segretaria di Anemone, dovrebbe cominciare a dare qualche risposta. In sostanza, nella movimentazione di quei conti la procura spera di trovare la ‘prova’ che il denaro sia servito per compensare i funzionari pubblici. Così come dovrà essere ancora chiarita l’ultima delle sei operazioni immobiliari compiuta da Zampolini e già accertate dalla Guardia di Finanza, quella che riguarda l’acquisto di un immobile in piazza della Pigna.