MILANO. Mario Capanna, simbolo della sinistra sessantottina, durante la presentazione del suo ultimo libro “Per ragionare”, ha lanciato la candidatura di Adriano Celentano a sindaco della città di Milano.
Il “molleggiato”, presente all’evento, non sembra tirarsi indietro: “È un po’ presto per dirlo, è un po’ difficile da realizzare, per tanti motivi, ma come si fa a dirlo? Se viene fuori una cosa importante potrei essere responsabilizzato, potrei dire ‘non voglio fare il sindaco, perché so come va a finire’, ma subentrerebbe la coscienza per una voce elevata e a questo punto mi dovrei piegare a questa richiesta e sarebbe molto divertente”.
Celentano ha le idee chiare e ha già pronto un programma elettorale. Il primo punto è abbattere i palazzi brutti: “Per appassionare la gente a un progetto si potrebbe buttare giù Milano, almeno quella brutta. Manca la musica delle persone e questo ci impedisce di riunirci insieme in un progetto”. Il guaio del capoluogo lombardo è che “non ha un volto”. Ecco quindi il problema e la cura insieme: “Certo, non si può radere al suolo la città ma la gente si divertirebbe a distruggerla”. Magari anche con uno strumento democratico come “un referendum per buttare giù i nuovi grattacieli”, come “il nuovo Pirellone, che non è brutto, ma lo è piazzato lì, vicino alle case”.
I milanesi, secondoCelentano,dovrebbero unirsi “nel distruggere e rifare la città”. E “un partito che forse ancora non c’è” dovrebbe “rifare le città a uso dell’uomo e non viceversa, come accade in questa, rifare le cose da capo, come una lettera che arrivato in fondo rileggi per farla scorrere bene”. Da Milano all’Italia, al mondo: “Dobbiamo riscrivere la lettera della storia perché il mondo è una lettera e ci sono segni che ci mettono paura come il vulcano che offusca il cielo, il petrolio che rovina il mare e allora come si va avanti così?”.