ROMA. Il Lince colpito lunedì da un ordigno in Afghanistan faceva parte di un convoglio di 129 mezzi e 389 uomini, 200 dell’esercito afgano, 189 militari italiani e un nucleo spagnolo per il controllo aereo.
Lo ha riferito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel corso di un’informativa alla Camera sull’agguato che ha colpito i militari italiani in Afghanistan. L’operazione – ha spiegato il ministro – puntava a rafforzare il dispositivo del 2/o reggimento Alpini nella base di Bala Murghab, allo scopo di contrastare più efficacemente le attività di ribelli e insorti ed accrescere il controllo del territorio”. L’operazione, come previsto, ha aggiunto, “é stata completata in cinque giorni (partenza il 12, arrivo lunedì) e puntava ad accrescere il livello di forza e di assetti specialistici del contingente a Bala Murghab, nonché a sostituire i Lince presenti da molto tempo nella base con quelli più nuovi che hanno avuto modifiche per renderli ancora più sicuri”. Il Lince è stato colpito in località Mangan, quando mancavano 30 chilometri a destinazione: era il quarto mezzo italiano del dispositivo, che nel convoglio occupava il settimo posto, dietro i primi tre mezzi afgani.
“I TALEBANI NON SONO PIU’ FORTI”. Talebani più forti in Afghanistan? “Non è così”, ma certo per il governo Karzai e le forze internazionali “la strada non è in discesa”, ha detto in mattinata La Russa intervenendo a ‘La telefonata’ di Maurizio Belpietro, su Canale 5. “Entro fine anno avremo un contingente italiano di poco inferiore ai 4mila uomini”, ha risposto il ministro ad una domanda sul previsto aumento del numero di militari italiani in Afghanistan. Secondo La Russa, “questo comporta da parte dei talebani una reazione fatta di attentati terroristici subdoli, vigliacchi, che sono tipici di chi comincia ad essere fortemente in difficoltà”. Quindi non è vero che stanno diventando sempre più potenti? “No, gli osservatori non lo dicono, non è così”, ha risposto il ministro. “Certo, non è una situazione in discesa” per le forze della Nato perché “pur avanzando, pur essendo più forte il controllo del territorio, molto più forte che in passato, e pur prevedendo che questo incrementi la possibilità di controllo da parte del governo afgano, non è sicuramente una strada in discesa. Però – ha proseguito La Russa – il progetto del piano McChrystall di arrivare entro il 2013, partendo dal 2011, ad affidare completamente agli afgani il contrasto del terrorismo è un progetto che sta andando avanti. Noi siamo assolutamente fiduciosi che si possano rispettare quei tempi: fare dei passi indietro significherebbe dare una mano di aiuto troppo forte al terrorismo e a chi non vuole la pace”. La Russa ha poi ribadito il “cordoglio e la vicinanza” ai caduti, ai feriti e ai loro familiari: bisogna “far sentire a chi in Afghanistan ogni giorno fa il proprio dovere che l’Italia è molto consapevole del fatto che sono lì per tenere lontani dalle nostre case i pericoli del terrorismo”.
IN ARRIVO NUOVO BLINDATO “FRECCIA”. La Russa ha poi annunciatoil prossimo arrivo in Afghanistan del nuovo blindato ‘Freccia’, con cui militari italiani potranno avere una protezione maggiore di quella assicurata dai ‘Lince’, ma certo, ha sottolineato,”tutto dipende dalla quantità di esplosivo” utilizzata dai terroristi per compiere attentati.
SICUREZZA DEI SOLDATI. “Fintanto che ci saranno missioni internazionali, si potrà discutere del numero dei militari da schierare, ma non delle risorse necessarie a garantire loro il massimo della sicurezza”,ha dettoalla Camera La Russa, secondo il quale è “inderogabile mantenere le dotazioni ai più elevati livelli qualitativi per rispondere alle esigenze di maggiore sicurezza a fronte degli accresciuti rischi del teatro afgano”. Ad avviso del ministro occorre continuamente “aggiornare i sistemi di difesa alla minaccia attuale e a quella ipotizzabile in futuro”. “Non c’é una strategia mirata contro gli italiani in Afghanistan: ieri ci sono stati infatti altri morti e ciò dimostra che non c’é pericolo per una componente, ma per tutto il contingente internazionale da parte di chi vuole impedire per la stabilizzazione del Paese”.
“IDV STRIZZA OCCHIO A ESTREMA SINISTRA”. La stragrande maggioranza delle forze parlamentari sostiene la missione dei militari italiani in Afghanistan, ma Antonio Di Pietro ha un “disperato” bisogno di “strizzare l’occhio” alla sinistra più estrema. Questo il pensiero di La Russa sull’Italia dei Valori, che di fatto chiede il ritiro del contingente. “Ricordo solo – ha detto La Russa, intervenendo a Mattino Cinque – che nel momento in cui si è votato in Aula il rifinanziamento nelle ultime due-tre occasioni non c’é stato un voto contrario: Di Pietro si è astenuto, la sinistra ha votato come la maggioranza a favore dello stanziamento delle missioni”. “Che poi Di Pietro – ha proseguito il ministro e coordinatore del Pdl – debba cercare disperatamente di strizzare l’occhio alla sinistra più estrema, ai pacifisti unilaterali, a quelli che vorrebbero che fossimo disarmati di fronte al terrorismo, a che quelli che a loro volta strizzano l’occhio ai nemici dell’occidente, dell’America, del mondo libero in assoluto, questo ormai è sotto gli occhi di tutti”. “Ma non credo – ha aggiunto La Russa – che possa influenzare le valutazioni del Governo italiano, anzi dello Stato italiano, perché ci metto dentro anche la grande parte dell’opposizione che sa che vanno mantenuti gli impegni internazionali, specie se questi impegni sono il frutto di una decisione che serve a tenere lontano dalle nostre case il terrorismo”.
ANCHE CASINI ATTACCA DI PIETRO. “Oggi c’é chi cerca di cavalcare una facile popolarità e chi cerca di essere classe dirigente: noi abbiamo deciso per questa seconda opzione”. Lo ha detto nell’Aula della Camera il capogruppo dell’Udc Pier Ferdinando Casini dopo l’informativa urgente del ministro della Difesa. Il leader dell’Udc ha puntato il dito contro il presidente dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, per le sue affermazioni sulla missione italiana in Afghanistan: “Sono d’accordo con il Pd quando denuncia che c’é chi vuole lucrare sulle disgrazie per qualche voto in più. Di Pietro ha definito questa guerra illogica e sanguinosa. Ma qui non c’é una guerra; semmai, si risponde a una offesa perché nessun soldato italiano é fuori dall’Italia per fare la guerra. Non bisogna dare sponda a sentimenti antinazionali solo per qualche voto in più”. Per Casini, “certamente bisogna discutere e riflettere sulla missione senza però dimenticare che non ha a che fare con una iniziativa unilaterale ma è condotta in nome della comunità internazionale, ha una condivisione ampia”. Ma l’Idv respinge al mittente le accuse: “La nostra missione in Afghanistan – afferma Fabio Evangelisti, vicecapogruppo dei dipietristi alla Camera- non è più una missione di pace. E’ cambiato il quadro di riferimento. Si sta combattendo una guerra guerreggiata tra opposte fazioni dove si intrecciano le vie dell’oppio e quelle del petrolio. La nostra guardia di Finanza – aggiunge Evangelisti – invece di controllare i confini tra Iran e Afghanistan dovrebbe guardare tra i caveau della city londinese”.
FRATTINI: “COLPIREMO BASI TERRORISTE”. La reazione dei militari italiani dopo l’attentato sarà quella di “colpire le installazioni stabili nelle quali si annidano i terroristi”. Lo afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini in una intervista al Corriere della Sera in cui spiega il ‘modus operandi’ dell’esercito dopo aver subito attacchi. “Sono azioni – continua – per lo più di supporto ad altri contingenti o in funzione di rastrellamenti o di contrasto, e quindi di scontro vero e proprio, con gruppi terroristi che si annidano in un villaggio o in un altro”. Alle perplessità sulla missione in Afghanistan avanzate dal ministro leghista Roberto Calderoli, Frattini replica: “Non usiamo questa tragedia per tentare di inserire cunei all’interno della maggioranza o tra maggioranza e opposizione” e ribadisce che la missione “é fondamentale” perché il Paese afghano “resta in condizioni di insicurezza”. Proprio per questo, aggiunge il titolare della Farnesina, “dare un segnale di incertezza, debolezza sarebbe il messaggio che i terroristi attendono”.
“ATTENZIONE AI COLPI DI CODA DEI TALEBANI”. Nel 2010, secondo Frattini,la comunità internazionale deve attendersi “colpi di coda e azioni disperate” dei terroristi in Afghanistan. “I terroristi stanno preparando una campagna per sabotare la grande assemblea di riconciliazione di tutte le tribù (prevista a fine maggio), per sabotare le elezioni generali di autunno e per sabotare il vertice dei ministri degli Esteri di Kabul (il 20 luglio prossimo): dobbiamo essere fermi, determinati, non cedere al terrorismo”, ha aggiunto il ministro. Frattini ha sottolineato la necessità di fare di più sul fronte della componente civile della missione internazionale. Il vertice dei ministri degli Esteri a Kabul del 20 luglio dovrà servire – ha sottolineato – “a fare il punto dei risultati acquisiti e dei vantaggi per la popolazione civile afghana in termini di sicurezza, di scuole, di strade, di agricoltura. Dobbiamo valutare come sta cambiando la vita del popolo afghano: ci vogliono risultati concreti, a partire dalla lotta alla corruzione”.