ROMA. La Bicamerale presieduta da Enrico La Loggia ha approvato il parere favorevole, con alcune condizioni, al primo decreto legislativo della riforma, quello sul federalismo demaniale.
Ildecreto fissa i principi generali e le procedure per regolare il trasferimento di parti del patrimonio immobiliare dello Stato a favore degli enti territoriali. E che consegnerà alle regioni spiagge, fiumi, laghi e una bella fetta di caserme non più utilizzate dai militari. Il Pd si è astenuto. Voto contrario solo di Udc e Ap.
ACCORDO LEGA-IDV. Vincente l’accordo tra Antonio Di Pietro e Roberto Calderoli. Il leader dell’Italia dei Valori e il ministro leghista della Semplificazione si erano presentati in una conferenza stampa congiunta, annunciando il “punto d’incontro” fra i due partiti. “Ci dispiace – ha sottolineato l’ex pm – che alcuni dopo aver contribuito a costruire un buon strumento non hanno il coraggio di assumersene la responsabilità. L’Italia dei Valori non si astiene mai, perché non è politica la politica che non decide, non sono buoni pastori quelli che non sanno indicare la strada”. Il federalismo demaniale, ha proseguito Di Pietro, così come è stato formulato con un “lavoro di insieme”, “può essere un provvedimento che unisce ed è un peccato che invece sia unennesima fonte di divisione”. Nel merito del provvedimento lex pm ha osservato che “finora i beni demaniali sono stati solo un costo a perdere, abbandonati a se stessi e lasciati a speculatori e incuria”. La riforma, però, farà in modo che questi beni “abbiano unidentità certa: allo Stato quelli dello Stato, agli enti locali, che ne saranno responsabili, gli altri. Se applicato bene il federalismo demaniale permette di avere vantaggi e non costi”.
“IL FEDERALISMO RIDUCE I COSTI”. Proprio sui costi del federalismo, al centro di una lunga querelle con lopposizione, è intervenuto Calderoli spiegando che “il federalismo nasce proprio per ridurli, per ridurre la pressione fiscale e dare più servizi”. “Solo se lo si applica male – ha concluso il ministro – nascono duplicazioni. E noi, in questo momento, stiamo proprio tagliando quelle che sono state fatte in passato. Quindi parlare di costi occulti è un non-sense”.
L’OPPOSIZIONE. Un testo migliorato ma non soddisfacente per il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, che così spiega la scelta di astenersi del suo partito: “e’ utile mantenere l’unico spazio di confronto sul merito che abbiamo in Parlamento”. L’attuazione del federalismo “è un provvedimento importante e per questo manteniamo la nostra disponibilità al confronto. Sugli altri decreti valuteremo caso per caso”. Un decreto inadeguato per Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Pd, “non tiene conto della crisi e, quindi, del risanamento dei conti. E non tiene conto neppure degli enti locali, ai quali non da’ l’effettiva possibilità di governare. Il concetto federalista della Lega continua a essere imperniato sulla concessione agli enti locali e non su una effettiva autonomia e responsabilizzazione. Il Pd, quindi, per senso di responsabilità e in linea con l’astensione alla legge delega sul federalismo votata un anno fa, si è astenuto”.