ROMA. ”Non ho mai pronunciato i nomi di Scajola e di Verdini. Ho parlato solo di casi isolati.I titoli non li faccio io e non ne posso rispondere”.
Silvio Berlusconi smentisce di aver nominato l’ex ministro e il coordinatore nazionale del Pdl, coinvolti nell’inchiesta sugli appalti, durante l’intervista rilasciata a Bruno Vespaper il libro “Nel segno del Cavaliere” (Rai-Eri Mondadori dal 28 maggio in libreria). “Mi dispiace che un banalissimo equivoco rischi di far nascere un caso che non esiste. Non ho mai pronunciato i nomi di Scajola e di Verdini, né altri nomi. Rispondendo ad una domanda sull’ipotesi di una nuova Tangentopoli sollevata dai giornali ho risposto, come avevo già fatto tante altre volte: ‘assolutamente no, si tratta di casi isolati…'”. Lo afferma in una nota il presidente del Consiglio. Il premier ha poi sottolineato che il Pdl “non ha mai ricevuto finanziamenti illeciti”. Anche Bruno Vespa conferma: “La precisazione del presidente del Consiglioè corretta. Durante la nostra ultima conversazione, in una domanda sui rischi di una nuova tangentopoli, ho fatto riferimento tra l’altro alle inchieste su Scajola e Verdini. Ma è vero che nella sua risposta il presidente non ha fatto nomi, come dimostra il testo riportato nelle anticipazioni del mio libro”.
Quanto all’ipotesi di una nuova Tangentopoli sollevata dai giornali dopo l’inchiesta sugli appalti del G8, Berlusconi la esclude in modo categorico, ma senza negare che ci possano essere mele marce da isolare e punire: “Non mi è piaciuta per nulla l’ennesima esibizione di isteria giustizialista, con la pubblicazione di centinaia di nomi di clienti di un’azienda presentati come se fossero tutti dei colpevoli. Non è gettando fango su degli innocenti che si fa giustizia. Se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi saranno i magistrati ad accertarlo. E in questo caso ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica e ha responsabilità pubbliche”.
“La nostra linea, – ha aggiunto il premier – da quando siamo scesi in campo, è sempre la stessa: nessuna indulgenza e impunità per chi ha sbagliato. In politica penso di avere portato una nuova visione morale, che non è solo quella di non rubare per sé o per il partito, ci mancherebbe, ma è soprattutto quella di mantenere la parola data agli elettori realizzando gli impegni assunti con il programma elettorale. Su questo, nessuno può darmi lezioni. E sfido chiunque ad affermare il contrario”.
FAVA: “OFFENDE INTELLIGENZA DEGLI ITALIANI”. “Che Berlusconi non accetti lezioni di buona creanza in politica, lo sappiamo da 15 anni”. E’ quanto afferma Claudio Fava, coordinatore della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà. “Che oggi poi – aggiunge Fava – scarichi Scajola e Verdini considerandoli casi isolati, e che consideri insignificante la teoria di regalie e corruzioni della ‘cricca’, ci dice anche che considerazione abbia il premier dell’intelligenza degli italiani”.
IDV: “VUOLE COPRIRE LA CRICCA”. “Berlusconi copre la ‘cricca’ e non ha nessuna intenzione di sradicare il malaffare. E’ gravissimo che il premier parli di isteria giustizialista e di casi isolati, mentre, da quanto si è letto, è evidente che c’era una gruppo d’interessi con entrature nel governo e nel Pdl che controllava appalti e denaro pubblico. In questo modo non si fa pulizia, ma si incentiva la corruzione”. Lo afferma in una nota il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. “Il capo del governo – aggiunge Donadi – ha il dovere di guidare un esecutivo ‘pulito’ e credibile e le dimissioni di Scajola non bastano. Se non vuole parlare a vuoto, Berlusconi deve chiedere le dimissioni del ministro Fitto e del sottosegretario Cosentino, entrambi con pesanti pendenze giudiziarie. Certo da un presidente del Consiglio che da quindici anni è in guerra con la magistratura e che sfugge costantemente alla giustizia non è lecito attendersi parole diverse da quelle pronunciate”. “Invitiamo – conclude il capogruppo Idv – la parte più sensibile del Pdl e tutti gli altri partiti ad imprimere un’accelerazione al Ddl anti-corruzione. Non serve un pannicello caldo, ma una legge severa che impedisca ai corrotti di succhiare sangue al Paese. L’Italia soffre la crisi ed è intollerabile che non si intervenga contro la dilagante corruzione, che ha costi economici e sociali altissimi”.