ROMA. Mentre il Pd muove così come le chiama Angelino Alfano, mosse perdi tempo e pratiche dilatatorie, il presidente della Camera, Giancarlo Fini, rassicura lopposizione relativamente ai tempi di approvazione del ddl sulla intercettazioni.
Da questa parte della presidenza è sempre stato assicurato, e lo sarà in futuro, il corretto svolgimento dei lavori parlamentari: così risponde Fini a Dario Franceschini che aveva chiesto, venerdì scorso, che non fossero soffocati i tempi del dibattito. Il Pd, aveva scritto Franceschini alla presidente della Commissione Giustizia, Giulia Buongiorno, non accetterà alcuna forzatura. Secondo lesponente dell opposizione, il provvedimento non potrà essere approvato prima di settembre. Infatti nella missiva alla Buongiorno aveva scritto: In base al regolamento della Camera il provvedimento non può arrivare in aula prima di settembre. Rispettare gli articoli 24, 49 e 81 del Regolamento della Camera che assicurano precise garanzie; e cioè che il provvedimento stia due mesi in commissione; che ci sia il voto segreto, come è avvenuto in prima lettura; e che il contingentamento dei tempi possa avvenire dopo un mese di discussione. Non si può soffocare il dibattito in commissione a giugno, per portare il provvedimento in Aula a luglio.
Proprio stamane durante lincontro della terza carica dello Stato e Giulia Buongiorno è stato determinato che la commissione di Giustizia potrà esaminare il decreto legge già la prossima settimana: poi questo passerà al vaglio dei capigruppo che decideranno i tempi di discussione in aula del provvedimento. In tempi molto stretti spera anche il capo gruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto che vorrebbe risolvere la questione entro luglio con il voto positivo della Camera. Quanto alle possibilità di modifica del testo licenziato dal Senato dice: Allo stato attuale non mi sembrano possibili. Il lavoro è stato molto al Senato e il testo è cambiato parecchio. È una cosa che decide il governo. Tempo e luogo non li decido io. Fini, quindi, nella sua riunione con la Buongiorno ha stabilito che la maggioranza si pone, nella discussione del decreto legge, nella condizione di rispettare i tempi così come sancito dallart 8 del regolamento per il regolare svolgimento delliter legislativo. Molto pesanti le reazioni da parte del Pd, che si dice contrario non solo al contenuto del decreto, ma anche e soprattutto ai tempi di approvazione.
Per largomento intercettazioni, scendono in capo progressivamente tutti gli esponenti della sinistra: il primo protagonista è Enrico Letta, vicesegretario del Pd che ha detto: Sarà un Vietnam per la maggioranza, assicurando che alla Camera il decreto no avrà vita facile facile. Alla provocazione risponde in modo ironico Cicchitto che afferma: Francamente non riusciamo a vedere Letta nei panni di un vietcong. Poi è la volta di Pierluigi Bersani,segretario del Pd, che garantisce: C’è da combattere alla Camera, questi giorni saranno anche l’occasione per far comprendere meglio all’opinione pubblica l’enormità di quello che è avvenuto.- e aggiunge- Nella manifestazione che abbiamo già convocato per il 19 sulla legge Finanziaria daremo grande spazio a questo tema democratico. A fargli da spalla dandogli sostegno è anche il presidente del partito, Rosy Bindi che ha detto: Come opposizione sentiamo il dovere di modificare questa legge, che è contro la sicurezza dei cittadini perché lega le mani alla magistratura e contro la libertà di informazione perché mette il bavaglio alla stampa e a tutto il sistema informativo. Non accettiamo diktat da nessuno – continua -, tanto più da un presidente del Consiglio che continua a fare le leggi per sé e per i suoi amici, non certo per risolvere i problemi del Paese.
Posizioni moderate arrivano invece dallUdc dove Pier Ferdinando Casini si è così esposto in merito alle intercettazioni: La legge così com’è non la condividiamo e non lo votiamo, anzi siamo pronti a dire alla maggioranza “‘Fermatevi fin che potete”, perché questa legge rafforza la delinquenza contro la legalità e già questo, oltre a tutti i discorsi sulla libertà di stampa, è un motivo sufficiente per cambiare profondamente il testo nel passaggio della Camera.
A rispondere alle inquisizioni di Casini cè però Italo Bocchino che, in qualità di vicepresidente dei deputati del Pdl spiega latteggiamento dei parlamentari vicini a Fini dichiarando: Noi non vogliamo mettere in difficoltà la maggioranza. – ha assicurato Bocchino – Noi abbiamo fatto un accordo sulle intercettazioni e abbiamo ottenuto gran parte di quei suggerimenti che abbiamo proposto al Governo, alla maggioranza e al Pdl. Ciò non toglie che c’è ancora qualcosa che non va: auspichiamo che il ministro Alfano, il governo, il Pdl si rendano conto che il testo così è a rischio incostituzionalità. Sarebbe meglio cambiare alla Camera con quei miglioramenti che possono mettere in sicurezza un provvedimento che altrimenti è seriamente a rischio.