Appalti, la Cassazione: “Un sistema spregiudicato”

di Redazione

Fabio De SantisROMA. Il “corrispettivo” pattuito dagli accordi della ‘cricca’, tra i quali l’appalto per la scuola dei marescialli dei carabinieri a Firenze rappresenta solo uno degli ‘obiettivi’ cui mirare, è stato versato a Roma, in momenti diversi.

Per questo l’inchiesta fiorentina sul G8, legata alla scuola dei marescialli Carabinieri, deve essere trasferita a Roma. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni della sentenza 23427, depositate venerdì, e riferite all’udienza dello scorso 10 giugno che ha deciso il ‘trasloco’ dell’inchiesta e la conferma delle misure cautelari degli indagati Fabio De Santis (nella foto), Guido Cerruti e Francesco De Vito Piscicelli.

Nella motiviazione, la Cassazione scrive che la ‘cricca’ coinvolta negli appalti per la scuola dei marescialli e per altre opere si muoveva in una “situazione in attuale divenire, caratterizzata dall’utilizzazione spregiudicata di un sistema di relazioni professionali e personali che ha realizzato una rete di interessi intrecciati” non legittimi.

Ad avviso della Cassazione l’accordo raggiunto a Firenze, il 18 febbraio 2008, nella cena tra l’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli, il cognato Francesco Gagliardi e il costruttore Riccardo Fusi (proprietario dell’albergo nel quale si svolse l’incontro) è stata seguito da “dazioni” non “riconducibili solo ad esso” per tanto, allo stato degli atti, non si può ritenere che si tratti di una “corruzione a forma contratta” (caratterizzata dalla promessa di denaro per un atto contrario ai doveri di ufficio e non seguita dal ricevimento dell’utilità, come ritenuto dalla procura fiorentina) ma di un accordo di “corruzione a forma ordinaria” (dove all’accordo segue il ricevimento effettivo dell’utilità, come ritiene la Cassazione). “L’impossibilità di ricostruire quell’accordo iniziale – spiega la Cassazione – come accordo non seguito da dazioni ad esso, e solo ad esso, riconducibili, e conseguentemente la progressiva consumazione nel luogo dove i corrispettivi vengono conferiti, anche nella loro duplice valenza di utilità retributiva e strumento per il perseguimento dello scopo antigiuridico pattuito”. “Il che impone, allo stato, di ritenere configurabile – spiega la Cassazione – una corruzione non a forma contratta ma a forma ordinaria, pure in relazione all’accordo del 18 febbraio, con la conseguente competenza territoriale dell’autorità giudiziaria dove risultano concretizzati i rispettivi”.

Le dazioni avvenute a Roma sono quella dell’orologio regalato dagli imprenditori a De Santis e la nomina dello stesso De Santis a provveditore interregionale per le opere pubbliche “quale utilità che costituisce corrispettivo per l’attività illecita (l’assegnazione degli appalti) e strumento per proseguirla. Inoltre, sempre a Roma, con incontri orchestrati dalla ‘cricca’ era stato fatto assegnare all’avvocato Cerruti un incarico di consulenza da parte della ‘Baldassini Tognozzi Pontello’, la società di costruzioni di Fusi interessata a riprendere i lavori alla scuola dei marescialli. Anche questa assegnazione è, per la Cassazione, “una utilità costituente corrispettivo per l’attività illecita relativa alla scuola marescialli e strumento per proseguirla”.

La Suprema Corte poi affronta il tema della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per l’emissione delle misure cautelari nei confronti degli indagati. Ad avviso della Cassazione, i giudici fiorentini hanno fornito motivazioni “indicative di una situazione in atto ed in divenire anche con specifico riferimento ai fatti soppesi alle imputazioni allo stato formulato, idonee a configurare l’urgenza del provvedere provvisoriamente”. In sostanza, secondo i giudici di piazza Cavour, l’emissione delle misure cautelari, sebbene firmate da un giudice territorialmente incompetente, sono motivate dalla gravità degli indizi di corruzione dei quali viene “dato conto”. Il “perseguimento” degli interessi della cricca “si giova di un’azione dei pubblici ufficiali che – scrive la Cassazione – non è quella del funzionario che si attiva per esercitare anche i suoi poteri discrezionali ma solo per perseguire obiettivi legittimi”. In particolare, si legge nella motivazione, gli indagati facevano parte “di un sistema di potere in cui appare normale accettare e sollecitare utilità di ogni genere e natura da parte di imprenditori del settore delle opere pubbliche, settore nel quale quei pubblici ufficiali hanno potere di decisione e notevole potere di influenza, e gli imprenditori hanno aspettative di favori”.

Nel sistema di affari della ‘cricca’ Fabio De Santis, ex provveditore alle Opere pubbliche della Toscana (attualmente recluso a Sollicciano) “é, con altri, protagonista”. Inoltre, i supremi giudici, rilevano che l’imprenditore De Vito Piscicelli – quello che la notte del terremoto in Abruzzo rideva pensando agli ‘affari’ della ricostruzione – è “in consolidato rapporto” con la ‘cricca’ e la stessa cosa si può dire dell’avvocato Guido Cerruti “anch’egli in stabile e consolidato rapporto in particolare con De Santis ed altri dei coindagati, disponibile a cogliere l’occasione palesemente anomala” come quella di un “incarico professionale che giunge da imprenditore non conosciuto, su sollecitazione di pubblici ufficiali, con cui ha il consolidato rapporto, che sono o mirano a divenire tra gli interlocutori istituzionali di quell’imprenditore”.

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