MILANO. Il gup di Milano Marina Zelante ha inviato gli atti del processo Mediatrade in cui è imputato anche il presidente del consiglio Silvio Berlusconi alla Consulta per la legge sul legittimo impedimento.
Dopo la camera di consiglio, il processo è stato sospeso per tutti i dodici imputati, tra i quali, oltre al premier, figurano il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Il giudice ha eccepito l’illegittimità costituzionale della legge sul legittimo impedimento e inviato gli atti alla Corte costituzionale, non stralciando quindi la posizione del presidente del consiglio dalle altre.
Per le prerogative ai ministri e al premier, come quelle previste dalla norma sul legittimo impedimento, secondo il giudice occorre una legge costituzionale. La decisione di tenere unito il processo è stata invece motivata dal gup con l’esistenza di vincoli probatori tali da far sì che sia impossibile separare la posizione di un solo imputato, in questo caso il premier, dalle altre.
“E’ una decisione che appare al di fuori dai principi della Consulta sulla leale collaborazione”. E’ il commento dell’avvocato Niccolò Ghedini che, insieme al collega Piero Longo difende Silvio Berlusconi e il figlio Pier Silvio. Ghedini ha voluto sottolineare che “indipendentemente dal non condividere l’ordinanza, il giudice si è dimenticato di valutare l’impedimento odierno, che era pacificamente legittimo, e che la difesa aveva offerto una data ravvicinata”, in merito alla disponibilità del premier ad essere in aula. L’avvocato e parlamentare del Pdl ha inoltre sottolineato che oggi all’udienza al giudice era anche stato offerto “di articolare un adeguato calendario dopo la sospensione dei termini feriali. Da parte nostra quindi – ha proseguito Ghedini – c’era la massima disponibilità a fare il processo”.