TORONTO. Il G20 di Toronto, in Canada,e prima il G8 in programma sabato e domenica, che nel week end vedrà seduti intorno al tavolo i grandi della terra che rappresentano il 90% del pil mondiale, si apre con molti nodi da sciogliere.
Ed il rischio che si concluda con un nulla di fatto. Nella città canadese i Grandi del Pianeta si presenteranno infatti con molte posizioni diverse. E altrettanto diverse esigenze.
Anche tra le economie mature le posizioni non sembrano affatto compatte. A cominciare da chi – è il caso degli Stati Uniti di Obama – chiede più stimoli all’economia, anche in vista della riduzione del debito, e chi – come l’Europa e soprattutto la Germania della Merkel e la Francia di Sarkozy – punta più sul risanamento dei bilanci ed il consolidamento dei conti con in tasca politiche di austerity. L’agire con determinazione – in modo coordinato e collettivo – per una crescita resta il leit motive della riunione, ma le politiche da perseguire per assecondare la ripresa sembrano seguire strade diverse. E incontrare divergenze. Come nel caso della tassa sulle banche o le transazioni finanziarie. Necessarie, secondo molti, a spostare il peso della crisi anche sul settore finanziario, riequilibrando il debito pubblico con quello privato. Ma che vede però – al di là dei vari distinguo all’interno dell’Ue e da una parte all’altra dell’oceano tra vecchio continente e Usa – il fronte del no degli emergenti, Cina, Brasile in prima linea.
Sullo sfondo restano poi i temi tradizionali affrontati dagli ultimi quattro G20 – quelli focalizzati sulla crisi – come il nodo del rafforzamento del capitale delle banche e della liquidità per garantire il credito, la riforma dei mercati dei derivati. E, ancora, una riforma delle le istituzioni finanziarie internazionali. A cominciare dall’Fmi per il quale, da tempo, è aperto il confronto per un rafforzamento, sia in termini di risorse sia di governance anche con l’allargamento ai paesi emergenti. Passando poi al ruolo ed il collegamento con l’Fsb, il Financial stability board guidato dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Fino ad arrivare alle regole di Basilea. Senza dimenticare anche il tema del protezionismo e quello della lotta ai paradisi fiscali per i quali si potrebbe tornare a sottolineare – nel corso del G20 – la necessità di un rafforzamento dei controlli e nuovi monitoraggi da parte dell’Ocse (tutti i Paesi della vecchia “lista grigia” sono ormai fuori e c’è bisogno di un nuovo punto della situazione).
Toronto rischia così – almeno dai segnali della vigilia – di rompere il fronte della compattezza che aveva visto i Grandi a Londra tutti d’accordo contro i paradisi fiscali e l’aumento delle risorse all’Fmi. Ed a Pittsburg trovare un accordo sulle basi per tentare un’intesa contro le speculazioni.
BERLUSCONI. Il premier italiano, Silvio Berlusconi, è atterrato all’aeroporto di Toronto, in Canada, per partecipare al G8 e, successivamente al G20. L’aereo di Stato italiano ha toccato la pista intorno alle 19.10 locali di giovedì, l’una e dieci di oggi in Italia. Il premier, in completo blu con cravatta, dopo essere stato accolto da una delegazione canadese, è salito su un elicottero militare con cui raggiungerà il luogo del G8 che si tiene nei pressi di Huntsville, cittadina nella regione di Muskoka, circa 185 km a nord di Toronto. Il Cavaliere è stato il secondo leader europeo ad atterrare a Toronto. Prima di lui, il primo ministro britannico, David Cameron, giunto con un aereo della Virgin Atlantic. Uno dopo l’altro, sono poi giuntitutti i leader del summit.
INDIA. L’India difenderà al vertice del G20 il principio di una crescita globale “durevole, bilanciata e sostenibile”. Lo ha detto il premier indiano Manmohan Singh prima della sua partenza per il Canadà. In un comunicato diffuso alla stampa, Singh ha constatato che il recupero dell’economia globale continua ad essere “fragile e squilibrato” e che “ci si attende che il vertice preda decisioni riguardanti un contesto che permetta una crescita forte, sostenibile ed equilibrata”. “L’India – ha assicurato – parteciperà a questo esercizio e illustrerà le nostre attese riguardanti il sistema economico e finanziario globale ed il tipo di processi di crescita globale che ricerchiamo”. Dopo aver elogiato il successo finora ottenuto dal G20 nel gestire il recupero globale, il premier indiano ha aggiunto che “noi sottolineeremo l’importanza delle questioni dello sviluppo nel lavoro futuro” di questo organismo. Singh ha quindi ricordato la tradizionale posizione indiana contraria a qualsiasi tipo di protezionismo commerciale e concluso sostenendo che per quello che ci riguarda, “per raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi abbiamo bisogno che l’economia globale continui a risanarsi in modo stabile e prevedibile. Nell’anno fiscale conclusosi a marzo 2010 l’India è cresciuta del 7,4% ed il ministro delle Finanze Pranab Mukherjee ha stimato la possibile crescita del 2010-2011 all’8,5%. A margine del G20 il premier indiano incontrerà i presidenti americano e francese Barack Obama e Nicolas Sarkozy, ed i colleghi britannico e giapponese, David Cameron e Naoto Kan, e parteciperà inoltre ad una riunione dei paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina).