TRIESTE. Lelio Luttazzi è morto la scorsa notte nella sua casa, a Trieste. Aveva 87 anni e soffriva da tempo di una neuropatia.
Luttazzi è morto alle 2.45 di stamani, assistito dalla moglie Rossana. Da circa due anni si era trasferito a Trieste, sua città natale, dove viveva a ridosso della storica piazza dell’Unità d’Italia. Le sue condizioni di salute sono diventate precarie circa tre mesi fa a causa di una neuropatia periferica, peggiorata nelle ultime settimane.
Sarà cremato e presumibilmente le sue ceneri saranno sparse in mare, nel golfo di Trieste, sua città natale. La moglie Rossana Moretti ha espresso la volontà di celebrare le esequie in forma strettamente privata, possibilmente – ha precisato – nella giornata di sabato prossimo. Nella casa dove Luttazzi era tornato a vivere dal novembre 2008, nella storica piazza dell’Unità d’Italia, nel cuore di Trieste, stanno già arrivando i primi amici e ammiratori per rendere omaggio all’artista e uomo di spettacolo. Proprio in piazza Unità, Luttazzi aveva dato vita al suo ultimo concerto dal vivo il 15 agosto dello scorso anno.
Luttazzi era nato a Trieste (la “sua” Trieste) il 27 aprile del 1923. È stato uno dei personaggi di maggior successo della canzone italiana degli anni ’50 e ’60 ma soprattutto un protagonista della televisione, dell’epoca d’oro di Studio Uno, della radio e del cinema. Tra i primi ad inserire nella canzone italiana le strutture del jazz, un modo di comporre “swingato” che ha il suo primo esempio in Muleta mia, una canzone scritta per Teddy Reno. Ma, rimanendo nell’ambito musicale, i titoli delle composizioni di Luttazzi comprendono Una zebra a pois, cantata da Mina, Il giovanotto matto, il classico di Ernesto Bonino, Il favoloso Gershwin, Promesse di marinaio fino a quella che rimane la sua interpretazione più famosa e nostalgica, El can de Trieste.
E’ cresciuto nella stagione in cui nascevano la radio e la televisione moderne e, come tanti altri suoi colleghi, aveva iniziato la sua carriera nella rivista teatrale dove aveva scritto le musiche soprattutto per i testi di Scarnicci e Tarabusi come Barbanera bel tempo si spera con Ugo Tognazzi ed Elena Giusti, Tutte donne meno io con Macario e Carla Del Poggio nella quale era inserita la celebre Souvenir d’Italie.
Apparteneva a quella figura tipica della televisione, del musicista con capacità comiche ed intrattenitore, un ruolo che lo ha portato a condurre programmi come “Ieri e Oggi”, “Studio Uno”, “Il Paroliere”. Probabilmente l’apice della popolarità lo ha toccato grazie ad “Hit Parade” uno dei più longevi programmi radiofonici, uno dei primi esempi italiani di trasmissione dedicata alle classifiche trattate con lo spirito del varietà. L’annuncio con il titolo dilatato (“Hiiiiiit Parade!!!”) come in uno spettacolo di Broadway è rimasto nella memoria del pubblico italiano che seguiva la radio negli anni ’60-’70.
Così come molti suoi colleghi dell’epoca, Luttazzi ha frequentato molto anche il cinema, scrivendo colonne sonore e partecipando anche come attore. Nel primo ruolo ha firmato anche alcuni film di Totò come il celebre Toto, Peppino e la Malafemmina o Totò lascia o raddoppia?. La sua più conosciuta apparizione di attore è del 1965 nel Ombrellone di Dino Risi.
Musicista, pianista innamorato del jazz, Luttazzi è stato un personaggio dalll’humor discreto che ha visto interrompersi bruscamente la sua parabola artistica quando è rimasto coinvolto in una vicenda di droga dai contorni mai chiariti della quale è risultato in un primo tempo responsabile di colpe che non erano tutte sue. Questo episodio, insieme all’atteggiamento di alcuni colleghi che gli erano più vicini e che certo non lo hanno aiutato in quel momento così difficile, hanno spinto Luttazzi a un esilio da quale è uscito soltanto raramente per qualche piccola rentreè con alcuni musicisti amici.
“Voglio che la sua musica resti patrimonio di tutti”, ha detto la moglie, Rossana Moretti. “Non c’è più un uomo meraviglioso, un compagno straordinario con il quale ho condiviso una vita”, ha aggiunto Moretti, che Luttazzi aveva conosciuto nel 1976 e sposato nel 1979. “Lo porterò sempre con me – ha aggiunto – Voglio che la sua musica resti patrimonio di tutti, che la sua storia di uomo e di artista prosegua, con me”.
La moglieha ringraziato “la città di Trieste per l’amore – ha spiegato – che gli ha sempre dimostrato, lo stesso che Lelio ha sempre avuto per la sua città, alla quale era legato in modo indissolubile. Ringrazio – ha aggiunto – quanti ci hanno accolti al nostro ritorno nel novembre 2008 e quanti – ha concluso – ci sono stati vicini in questo ultimo doloroso periodo”. La città di Trieste – ha reso noto il sindaco, Roberto Dipiazza – onorerà Luttazzi allestendo la camera ardente nella sala del Consiglio Comunale. “È morto un grande artista, un grande triestino”, ha commentato il primo cittadino.