TORINO. “Produrremo in Serbia la monovolume, ma con sindacati più seri si faceva a Mirafiori”. L’annuncio di Sergio Marchionne ha scatenato una serie di reazioni politiche e sindacali.
“Credo che si debba quanto prima riaprire un tavolo tra le parti per discutere l’insieme del progetto Fabbrica Italia, cioè quel progetto che vuole realizzare investimenti nel nostro Paese se accompagnati da una piena autorizzazione degli impianti secondo il modello già concordato a Pomigliano”. Lo ha detto il ministro del Welfare e del lavoro, Maurizio Sacconi. “Occorrono relazioni industriali cooperative. Le attività che in qualche modo fermano la produzione, minoranze che bloccano la produzione, non incoraggiano questi investimenti”.
Il governo apra un tavolo di trattative con la Fiat per affrontare tutti i temi che riguardano l’azienda torinese, indotto compreso. Lo ha chiesto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. “Non possiamo consentire che temi di tale rilevanza siano affrontati con dichiarazioni e scambi di battute”, ha aggiunto Bersani. “Non pretendo che a farlo sia il ministro ad interim dello Sviluppo economico. Anche perché Berlusconi, il ministro ad interim, non si occupa della Fiat: è imegnato nel frutteto, con le sue mele marce”.
“L’ipotesi ventilata da Marchionne non sta né in cielo né in terra”, ha commentato il ministro leghista per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. “Se si tratta di una battuta, magari fatta per portare a più miti consigli i sindacati, sappia che comunque non fa ridere nessuno, diversamente sappia che troveranno da parte nostra una straordinaria opposizione. Non si può pensare di sedersi a tavola, mangiare con gli incentivi per l’auto e gli aiuti dello Stato e poi alzarsi e andarsene senza nemmeno aver pagato il conto”.
Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, vedrà nei prossimi giorni l’ad Marchionne. “Credo sia importante perseguire l’investimento a Pomigliano e raggiungere i livelli di produttività richiesti, cercando di evitare conflitti troppo pesanti, che non fanno bene a nessuno. Il tema è complesso”.
In una nota la segreteria nazionale della Cgil dice che “la scelta di spostare la produzione in Serbia e le motivazioni addotte, sembrano confermare una linea basata sulla ritorsione nei confronti del sindacato e dei lavoratori”. “La Fiat deve fare chiarezza su tutto il progetto. Marchionne fermi le bocce, faccia luce sugli investimenti dell’azienda e avvii una discussione aperta con il sindacato”, dichiara il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Linconsistenza del piano Fiat è coperta dallazienda con lattacco ai sindacati e ai diritti dei lavoratori. La Fiat si sta strutturando come una multinazionale estera e soprattutto low-cost, cioè un gruppo che insegue i salari più bassi e i finanziamenti pubblici”, accusa Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom. Aggiunge Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale Slai Cobas: “Marchionne non può affermare che per colpa di Pomigliano sposta una produzione all’estero. Infatti ha già cominciato a delocalizzare tutta la produzione italiana, con l’appoggio di buona parte della politica e degli altri sindacati”. Ribadisce Rocco Palombella, segretario generale della Uilm: “Si tratta di una scelta sbagliata perché ci sono tutte le condizioni e le professionalità per fare quell’investimento a Mirafiori”. Per il segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio D’Anolfo: “Non accettiamo le generalizzazioni espresse da Marchionne sulla condotta dei sindacati. La maggior parte delle organizzazioni hanno riconosciuto l’importanza del progetto proposto da Fiat per l’Italia, assumendo precisi impegni con senso di responsabilità”.
BERLUSCONI: “BASTA CHE NON SIA A SCAPITO DELL’ITALIA”. “In una libera economia e in un libero stato un gruppo industriale è libero di collocare dove più conveniente la propria produzione”. Mi “auguro però che questo non accada a scapito dell’Italia e degli addetti a cui la Fiat offre il lavoro”. Così, nel corso della conferenza stampa con il presidente russo Dmitri Medvedev, il premier Silvio Berlusconi commenta la decisione del Lingotto.