ROMA. Il presunto utilizzo dei servizi segreti e il documento, definito “patacca” dai finiani, che attesterebbe la titolarità di Giancarlo Tulliani delle due società off-shore, sono i nuovi elementi della vicenda della casa di An a Montecarlo che alimentano lo scontro interno alla maggioranza.
Giovedì il premier Silvio Berlusconi e il suo governo hanno definito “irresponsabili” le accuse di Fli, mentre dall’isola caraibica di Saint Lucia, dove sono state create le due società, nessun commento sull’autenticità o meno del documento a firma del ministro della Giustizia indirizzato al primo ministro del piccolo Stato patria delle off-shore.
Intanto, il finiano Italo Bocchino, nel corso della prima puntata della nuova edizione di Annozero, in onda giovedì sera, si è spinto a sostenere che dietro i dossier su Montecarlo ci sarebbe una persona vicina a Berlusconi. Si tratterebbe di Valter Lavitola, direttore de L’Avanti. Nel pomeriggio, durante la conferenza stampa di presentazione del passaggio di Giampiero Catone a Fli, Bocchino aveva annunciato: “Il dossier è stato prodotto ad arte da una persona molto vicina a Berlusconi che ha girato per il Sudamerica, di cui al momento opportuno saprete il nome”. Più tardi il sito di Repubblica.it pubblicava il nome di Lavitola, confermato da Bocchino durante la trasmissione di Santoro. Secondo il parlamentare finiano, inoltre, “il primo a veicolare la notizia che i servizi erano partiti per i Caraibi è stato il 15 settembre Vittorugo Mangiavillani de Il Velino, agenzia di stampa fino a poco tempo fa diretta dal portavoce del Pdl Daniele Capezzone“.
FRANCIS: “LA LETTERA E’ VERA, A BREVE COMUNICATO UFFICIALE”. Il documento in cui si indica in Giancarlo Tulliani il titolare della società offshore proprietaria della casa di Montecarlo “è autentico”, almeno stando a quanto affermato il ministro della Giustizia di Saint Lucia, Lorenzo Rudolph Francis che ieri ha tenuto una conferenza stampa con un ristretto gruppo di giornalisti italiani.”Ho deciso di scrivere quella lettera – ha detto – al primo ministro, per informarlo su una vicenda che rischiava di danneggiare l’economia dell’isola”, confermando quanto scritto dal Fatto Quotidiano. “L’attenzione dei giornalisti italiani e, pare, la presenza dei servizi segreti”, ha spiegato, “stava danneggiando la reputazione della piccola isola che vive della sua riservatezza sulle vicende fiscali dei clienti”. Restano dubbi su come sia arrivata in Italia. “Il nostro sistema di comunicazione ha dimostrato una chiara vulnerabilità”, ha detto il ministro durante la conferenza stampa, spiegando che i risultati della indagine preliminare su due società off hore, la Timara e la Primntemps, sono stati inviati, come “Confidencial memo” al premier di Saint Lucia, ma che il tutto è stato poi pubblicato da due quotidiani dominicani.”Non so come la lettera che ho scritto al primo ministro sia finita nelle mani dei giornalisti che l’hanno pubblicata”, ha sostenuto Francis. Secondo una fonte citata da La Stampa, vi sarebbeuna “talpa” all’interno dello stesso ufficio del primo ministro, in cui lavorano”persone che appartengono a correnti contrarie”. Potrebbe trattarsi quindi di una rivalità interna “anche se – ci dice la stessa fonte – loro potrebbero essere solo gli esecutori materiali”.
LAVITOLA. Lavitola, in quelle ore, diramava un comunicato:”Valuterò se ci sono gli estremi per la querela. Ho appreso da poco queste stupidaggini. Mi viene da ridere. Come si può fabbricare un dossier del genere?. Io sono il direttore di Avanti. Sto facendo un’indagine giornalistica per capire chi c’è dietro le due società off shore. Mi hanno fregatoi colleghi di Santo Domingo che però mi hanno fornito un’altra opportunità, quella di capire se questo documento è vero o falso. Se scoprissi che il documento è falso sarei il primo a dirlo”.
RESTANO I DUBBI. Ma la carta intestata della lettera in questione risulta diversa da quella prodotta dalla stamperia di stato di Saint Lucia: i caratteri non sono gli stessi, e c’è un insolito link digitale. “Siamo solo noi a stampare le carte ufficiali, non facciamo carte digitali e non mi ricordo che ci abbiano mai chiesto di cambiarle”, ha dichiarato sempre a “Il Fatto” un funzionario della stamperia di stato, Junior Aimable. Solleva qualche dubbio anche il fatto che il ministro Francis chiuda “frettolosamente” la conversazione quando il giornalista gli chiede perché, dal momento che ormai ha confermato, voglia rinviare di giorni la diffusione di un comunicato ufficiale. Del resto, notano finiani e osservatori, la storia della lettera su carta intestata desta stupore di per sé perché Saint Lucia è un paradiso fiscale che garantisce il massimo riserbo, e la conferma di Francis rischia di mettere in allarme gli investitori stranieri.
GHEDINI: “FOLLE IPOTIZZARE UN COINVOLGIMENTO DEL PREMIER”.
“Le dichiarazioni volte ad ipotizzare un diretto coinvolgimento del presidente Silvio Berlusconi nella vicenda della Casa di Montecarlo sono infondate, pretestuose e diffamatorie. Come risulta pacificamente dalle dichiarazioni e dai documenti nessuna attività di dossieraggio è stato svolta dal Presidente del Consiglio direttamente o indirettamente. In realtà tale falsa accusa sembra rivolta al presidente Berlusconi per sostituire il merito di una vicenda che rimane comunque tutta da verificare”. Lo scrive in una nota Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e avvocato di Berlusconi sottolineando nessuna “attività di dossieraggio, quindi, da parte del presidente del Consiglio ma soltanto fatti scaturiti, in modo indipendente, da indagini giornalistiche che, ovviamente, nel pieno rispetto delle garanzie dovranno essere provati dalle autorità competenti”.
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D’ALEMA.
Sulla vicenda è intervenuto anche Massimo D’Alema: in una intervista che verrà pubblicata venerdì dall’Unità, il presidente del Copasir ha spiegato che “nessuno chiama in causa i Servizi segreti come tali, in quanto strutture”. “Se possa esserci – ha aggiunto l’esponente del Pd – da parte di singoli, di gruppi che operano al di fuori di ambiti istituzionali una collaborazione a queste attività vergognose, ciò deve essere accertato, tenendo conto che il Copasir non è una commissione di inchiesta, non ne ha i poteri”. “Ciò che abbiamo fatto e faremo – ha chiarito ancora D’Alema – è sollecitare costantemente chi ha la responsabilità di coordinare i Servizi – il Dis – ad esercitare i propri compiti istituzionali che comportano la vigilanza sull’operato degli apparati di intelligence affinchè sia eliminato anche solo il sospetto di attività al di fuori delle leggi. I cittadini – spiega D’Alema – devono essere garantiti del fatto che i Servizi agiscono al fine unico di tutelare la sicurezza della Repubblica. Continueremo con scrupolo ad esercitare il nostro compito”.