ROMA.Il voto di mercoledì in Aula sul discorso programmatico di Silvio Berlusconi si avvicina e i dubbi aumentano.
Fare pronostici sui finiani è pressoché impossibile, mentre sulla conta a Montecitorio va registrato che sono passati al gruppo misto cinque deputati dell’Udc (i siciliani Calogero Mannino, Saverio Romano, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo ed il campano Michele Pisacane) e due deputati dell’Api (Massimo Calearo e Bruno Cesario). “Gli operai hanno bisogno di stabilità” ha detto Calearo per motivare il suo sì ai “5 punti” del premier.
Ma il “soccorso” centrista basterà a far raggiungere al presidente del Consiglio i 316 voti alla Camera, cioè la maggioranza assoluta? Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, è “fiducioso che gli eletti nelle liste di Pdl, Lega e Mpa siano la base parlamentare della maggioranza. Se poi ci saranno voti in più, ne saremo lieti”. Molto, certamente dipenderà dal gruppo Fli. A tal proposito, l’unica cosa certa è, come ha anticipato Benedetto Della Vedova, che non essendo stati coinvolti nella stesura della risoluzione “di maggioranza” con Pdl e Lega, i deputati finiani presenteranno una propria risoluzione sullintervento del premier. Cosa ci sarà scritto nelleventuale risoluzione dei finiani ancora non è stato deciso. E quale sarà latteggiamento del gruppo di Fli sulla risoluzione di Pdl e Lega, anche quello è tutto da decidere. Di fatto Della Vedova ribadisce la richiesta avanzata già lunedì da Italo Bocchino (un vertice di maggioranza prima del discorso in Aula), che è stata nettamente ignorata dal premier e che ha acuito le divisioni in Futuro e libertà.
FLI SPACCATA TRA “FALCHI” E “COLOMBE”. Da una parte ci sono i futuristi-falchi, come Bocchino, appunto, o Fabio Granata: premono perché il Cavaliere riconosca in Fli la “terza gamba” della maggioranza e contemporaneamente accusano il premier di essere il regista della strategia tesa alla “distruzione” del presidente della Camera. Dall’altra parte ci sono le colombe, l’ala moderata dei finiani per intendersi, che include Pasquale Viespoli, Roberto Menia, Silvano Moffa e Mario Baldassarri. I quattro, attraverso una nota, hanno preso le distanze da Bocchino esprimendo più di una perplessità per le posizioni espresse dal capogruppo. In mezzo c’è Gianfranco Fini, che chiede compattezza ai suoi. “Non mi faccio intimorire, stanno cercando di minare l’unità del gruppo dobbiamo essere compatti” ha spiegato lunedì la terza carica dello Stato. Nel pomeriggio sono poi arrivate le affermazioni di Berlusconi, l’invito a superare gli ostacoli, e soprattutto le reazioni delle colombe di Fli alle parole di Bocchino.
“BOCCHINO PARLA A TITOLO PERSONALE”. Lo strappo tra i finiani, in ogni caso, è netto. Mario Baldassarri per esempio si dissocia apertamente dalle parole pronunciate da Bocchino e, in unintervista a Libero, spiega: “È assolutamente lecito parlare a titolo personale, ma se si parla a nome di un gruppo bisogna sentire il gruppo”. “Da una parte e dellaltra – osserva – hanno agito gruppi di falchi che nelle ultime settimane ho visto trasformarsi in avvoltoi che a tutti i costi vogliono un cadavere. A me non piace essere né falco, né avvoltoio. Preferirei che ci fossero un po più di aquile, persone che sappiano guardare in alto e lontano. Adesso deve emergere il senso di responsabilità”. “Lho detto e lo ripeto: bisogna tornare a parlare – sottolinea Baldassarri – dei problemi che interessano 22 milioni di persone e 5 milioni di imprese. Questa maggioranza e questo governo hanno avuto tre prove elettorali di grandissimo consenso. Quel consenso, dovuto alla leadership di Berlusconi e al programma, va rispettato. Torniamo al programma e definiamo cosa si deve e si può fare da qui alla fine della legislatura. Il resto sono alzate di testa da una parte e dallaltra”. “Domani ascolteremo con attenzione il discorso di Berlusconi e dopo esserci riuniti decideremo come votare come si fa in un soggetto politico”. Carmelo Briguglio da parte sua annuncia che il gruppo Fli ascolterà con attenzione il discorso di Berlusconi e, aggiunge, “dopo esserci riuniti decideremo come votare come si fa in un soggetto politico”.
DIRETTORE SCIENTIFICO FAREFUTURO: “FINI SI DIMETTA”. Al presidente della Camera, impegnato a tenere unito il suo gruppo, arriva nel frattempo anche l’invito di Alessandro Campi. In una intervista Il Foglio, il direttore scientifico di FareFuturo spiega infatti che “se Gianfranco Fini vuole prendere sul serio se stesso e quello che ha detto in questi anni, dovrebbe abbandonare il limbo dei Gruppi parlamentari che offre il fianco a chi lo accusa di oscure trame di Palazzo; dovrebbe fondare un proprio partito investendo tutto se stesso in questa operazione; dovrebbe di conseguenza dimettersi da presidente della Camera e non per le torbide e risibili accuse intorno a Montecarlo, ma per riacquistare libertà di tono e di movimento”.
BERSANI: “CORRUZIONE”. “E’ in corso un’operazione che prelude all’ipotesi del governo Berlusconi-Bossi-Cuffaro. Ma poi sono in corso altre manovre, già successe in passato e che si ripetono: se uno promette la rinomina o comunque uno stipendioè corruzione, roba da magistratura”. Così il segretario Pd Pier Luigi Bersani attacca contro la “compravendita” di parlamentari da parte del Pdl: ben sette deputati – 5 dall’Udc e due dall’Api – si sono iscritti al gruppo misto. “La maggioranzaè in crisi politica, – aggiunge Bersani – una crisi non rimediabile che puo’ preludere a tentativi di aggiustamenti poco credibili. Ma il paese non ha tempo di aspettare. Il governo prenda atto della crisi, se ne vada e si rimetta alle decisioni del Capo dello Stato”.