GENOVA. Italia-Serbia non si è giocata al Marassi di Genova.Una partita di calcio si è trasformata in una serata di caos, scontri e disordini.
Colpa di una frangia violenta di”tifosi” serbi che prima ha affrontato le forze dell’ordine nel centro di Genova, dopo aver danneggiato alcuni negozi, poi ha continuato con le intemperanze all’interno dello stadio. La prima decisione è stata quella di far slittare di mezz’ora l’inizio del match, valido per le qualificazioni all’Europeo: le squadre entrano in campo, ma poi vengono invitate a rientrare negli spogliatoi. Troppo alto il rischio di invasione. Intervenute le forze dell’ordine, anche i giocatori serbi hanno provato a calmare gli animi dei loro supporter. Il loro gesto, però, non è stato certo “neutro”: alcuni, infatti,hanno rivolto agli ultrà il saluto a tre dita, simbolo del nazionalismo serbo (era il gesto dei cetnici, diventato tristemente famoso durante la guerra in Bosnia). “Abbiamo calmato i nostri tifosi, non abbiamo applaudito”, ha poi spiegato l’interistaDejan Stankovic ai microfoni della Rai.
VITTORIA A TAVOLINO. Alle 21,15 le nazionali sono tornate in campo. Nuovo tentativo in un clima surreale: appena sei minuti e nuova sospensione. L’area del portiere azzurro, Viviano, veniva colpita dal lancio dei fumogeni.Qui lo stop definitivo, con gli azzurri che hanno salutato il pubblico e sono rientrati definitivamente negli spogliatoi. Quando finalmente è giunto l’annuncio ufficiale dello speaker (“Italia-Serbia è sospesa. Lo ha deciso l’arbitro perché non ci sono le condizioni di sicurezza per i giocatori”) ormai sugli spalti non c’era più nessuno. Gli scontri sono però proseguiti all’esterno dello stadio: alcuni tifosi serbi hanno lanciato pietre e fumogeni contro le forze di polizia, che alla fine hanno riportato la situazione alla calma. Poi un gruppo di tifosi italiani ha tentato addirittura di aggredire gli ultrà presenti all’interno della gabbia all’esterno dello stadio. I serbi hanno risposto con fumogeni e razzi. “Roba mai vista” ha commentato il ct azzurro Cesare Prandelli. “Ora la palla passa al delegato Uefa che dovrà fare il suo rapporto” ha detto Antonello Valentini, direttore generale della Federcalcio. Probabile, comunque, la vittoria a tavolino per gli azzurri.
CONTESTAZIONE. Quali sono i motivi di questa follia che ha rischiato di sfociare un una violenza pericolosa e incomprensibile? Gli ultrà serbi hanno messo in atto una contestazione fatta anche di minacce e tentativi di aggressione contro la propria squadra, che ha perso malamente l’ultima partita contro l’Estonia. Già prima della partita, davanti all’albergo che ospitava la squadra, ci sono stati momenti difficili per i giocatori, minacciati dagli ultrà, che hanno cercato di aggredirli mentre salivano sull’autobus che li avrebbe portati allo stadio. In particolare il portiere Stoikovic, ritenuto uno dei “colpevoli” del ko contro gli estoni. E infatti il numero uno serbo ha chiesto di non scendere in campo. Non solo: Stojkovic è stato portato all’Ospedale San Martino di Genova per accertamenti dopo che un fumogeno dei tifosi slavi ha colpito il pullman della squadra nei pressi dell’albergo.
SCONTRI IN CITTA’. La situazione creatasi allo stadio aveva già avuto una difficile premessa nel pomeriggio anche per gli abitanti di Genova. Scontri e lanci di bottiglie contro la polizia, scritte sui muri di palazzo Ducale. La tensione nel centro tra i tifosi serbi e le forze dell’ordine era salita con l’apprrosimarsi dell’incontro. La situazione, in un primo momento tranquilla, è degenerata intorno alle 19 alla partenza dei due cortei spontanei che hanno bloccato il centro della città. Il primo partito da piazza De Ferrari, il secondo da piazza Fontane Marose. In tutto i supporter serbi erano circa duemila, ma il gruppo dei più scalmanati era composto da cira trecento ultrà. Hanno lanciato anche oggetti e petardi all’indirizzo di passanti e negozianti. E molti di loro hanno subito danni e sono stati costretti ad abbassare le saracinesche.
LA SERBIA CHIEDE SCUSA. “Questi teppisti non rappresentano il popolo serbo”, ha detto l’ambasciatrice serba a Roma, Sanda Raskovic-Ivic, parlando a Belgrado con i giornalisti a margine di un convegno. “Quanto accaduto a Genova è una disgrazia, un vero incubo. Io e tutti noi serbi ci vergognamo molto. Colgo l’occasione per inviare al popolo italiano le scuse dell’ambasciata, del governo e del popolo di Serbia per quanto accaduto”. Disonore, imbarazzo e vergogna sono i commenti dei giornali e delle autorità serbe dopo gli incidenti provocati dai tifosi che hanno portato alla sospensione di Italia-Serbia martedì sera allo stadio di Genova. “Questo non è quello che vuole né il popolo né il governo serbo”, ha detto il vice primo ministro serbo con delega per l’Integrazione europea, Bozidar Djelic. “Mille hooligan non rappresentano dieci milioni di persone”. In grande imbarazzo anche Snezana Samardzic-Markovic, ministro serbo dello Sport: “Un gruppo di persone che si autodefiniscono tifosi della Serbia ha disonorato se stesso e l’intera Serbia”, ha detto il ministro. “Le immagini di violenza, viste in tutto il mondo, sono una vergogna e un colpo al difficile processo di ricostruzione della reputazione dello sport serbo”.
SERBIA IN EUROPA: “SI COMPLICA”.“È un clamoroso autogol per la Serbia. C’è qualcuno che vuole ostacolare l’ingresso della Serbia in Europa”, ha commentato il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, in visita ufficiale a Belgrado. “Il rapporto tra Italia e Serbia non cambierà e il sostegno italiano alla candidatura serba per l’ingresso nell’Unione europea non verrà meno. Ma certo il quadro generale si complica”. Mantica spiega poi che gli scontri al gay pride “erano stati stigmatizzati da alcuni Paesi membri. Ora questo fronte contrario potrebbe ingrossarsi in vista del 25 ottobre, quando il Consiglio europeo dovrebbe dare il via libera alla trasmissione alla Commissione europea della domanda della Serbia di adesione all’Ue. Un percorso che i fatti di Genova ora rendono più complicato”.
ARRESTI.Il bilancio di Genova è di 17 arresti e sedici feriti, tra i quali due carabinieri. Ivan “Coi” Bogdanov, l’ultrà serbo con il passamontagna che ha guidato gli scontri allo stadio, è stato identificato e arrestato. Sarebbe un leader del gruppo Ultra Boys della Stella Rossa di Belgrado, secondo la radio serba B92. Bogdanov è disoccupato e su di lui pendono quattro denunce penali. Secondo Politika, gli incidenti sarebbero stati scatenati e pianificati dagli ultrà della Stella Rossa che non hanno perdonato al portiere Vladimir Stojkovic di essere passato al Partizan Belgrado. Politika riferisce anche che la polizia serba aveva avvertito quella italiana che sarebbero arrivati gruppi di tifosi intenzionati a provocare incidenti.