MILANO. Paolo Berlusconi, fratello del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed editore del quotidianoIl Giornale, è indagato per concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio.
L’accusa è di aver pubblicato, in qualità di editore de Il Giornale,il 31 dicembre del 2005, una conversazione intercettata tra l’allora leader dei Ds Piero Fassino e l’ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte (“Abbiamo una banca”) nonostante fosse ancora coperta da segreto istruttorio. La conversazione riguardava la scalata di Unipol a Bnl. Secondo i magistrati, Paolo Berlusconi avrebbe agito “in favore” del fratello premier.
In vista della richiesta di rinvio a giudizio, il pm di Milano Maurizio Romanelli ha chiuso le indagini nei confronti, oltre che di Paolo Berlusconi,anche dell’ex titolare della Rcs-Research Control System, Roberto Raffaelli, e dell’imprenditore Fabrizio Favata che passò l’intercettazione, ed a Eugenio Petessi, imprenditore legato a Raffaelli da “rapporti di conoscenza e di attività illegali (false fatture)”. Il legale di Paolo Berlusconi ha sempre definito le accuse “infondate”.
Secondo le indagini, Raffaelli, a capo della Rcs, società che forniva alla Procura le attrezzature per le intercettazioni, avrebbe rivelato il contenuto della nota intercettazione ad altri due indagati, tra cui Favata. Queste, a loro volta, avrebbero rivelato la conversazione a Paolo Berlusconi che, ricevutol’audio della telefonata su una “pen drive” lo avrebbe girato a Il Giornale.
Durante gli accertamenti, lo scorso giugno la Procura milanese convocò, in qualità di persona informata dei fatti, anche Niccolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato di Silvio Berlusconi, che invitò il ministro della Giustizia a inviare gli ispettori.
Nella vicenda Silvio Berlusconi non è indagato, anzirisulta parte lesa per il tentativo di estorsione messo in atto dall’imprenditore Fabrizio Favata, che “mediante contatti telefonici e personali con l’avvocato Ghedini” e con un collaboratore del suo studio, aveva minacciato “di denunciare all’autorità giudiziaria” o “di riferire a testate giornalistiche” la vicenda del “passaggio di mano” del nastro in cambio di denaro.
Nei confronti di Raffaelli e Petessi sono anche ipotizzate la frode fiscale e l’appropriazione indebita di circa un milione e 800mila euro. Una cifra che, secondo la ricostruzione del pm, è servita per creare “la disponibilità di fondi in nero utilizzati nel corso degli anni” dall’ex titolare della Rcs per varie finalità: si cita, tra l’altro, la consegna, tramite Favata, di circa 500mila euro a Paolo Berlusconi “quali compensi – si legge nell’atto – asseritamente destinati a favorire attraverso canali istituzionali prospettive di espansione di Rcs sul mercato estero ottenendo così, tra l’altro, incontri con cariche istituzionali”.