ROMA. Dopo aver saputo che il figlio era morto durante l’intervento chirurgico, hanno aggredito l’equipe medica che aveva operato il ragazzo. E’ accaduto all’ospedale romano San Filippo Neri.
I genitori erano nella sala d’attesa mentre il figlio, ricoverato da cinque giorni, veniva sottoposto a un’operazione di asportazione della milza. All’improvviso è stata data loro la tragica notizia, seguita dall’aggressione contro i medici. A papà e mamma del ragazzo, che aspettavano l’esito dell’operazione, si è presentata un primario dell’ospedale, che si è avvicinato loro per dare la tragica notizia della morte sotto i ferri. Sconvolti dall’accaduto, i genitori hanno aggredito il medico e anche altro personale sanitario, che faceva parte dell’equipe dell’operazione. Per fermarli, sono stati costretti a intervenire anche alcuni agenti del posto di polizia.
La vittima sarebbe un giovane di 29 anni. Sembra che i medici abbiano avuto difficoltà a intubare il giovane per l’anestesia e per questo avrebbero compiuto tutte le operazioni di urgenza che si attuano in questi casi; ma il giovane è stato colto da un arresto cardiaco e, nonostante ogni tentativo per rianimarlo, è deceduto poco dopo. E’ stata una donna medico, una anestesista, a dare ai parenti la notizia della morte del ragazzo di 29 anni morto all’ospedale San Filippo Neri di Roma. Proprio lei è stata presa a calci da familiari e parenti, oltre dieci persone. Assieme all’anestesista erano presenti anche un chirurgo e un ausiliario. Quest’ultimo è stato preso più volte a pugni in faccia riportando una frattura al naso. Il giovane deceduto era già stato ricoverato altre volte perché affetto da una malattia del sangue.
“Il ragazzo era un malato grave, affetto da una patologia ematologica congenita e quindi c’era anche un rischio chirurgico e anestesiologico molto serio”, spiegail direttore sanitario Lorenzo Sommella, checontinua:”E’ successo che in fase di avvio dell’anestesia, il paziente abbia avuto un evento acuto, non sappiamo di che natura e lo chiarirà l’autopsia, in seguito al quale è morto nonostante tutti gli specialisti presenti siano stati chiamati per effettuare, tempestivamente, tutti i tentativi per rianimarlo. Purtroppo non c’è stato niente da fare”. Sommella valuta il gesto dei parenti del giovane deceduto “come espressione di un clima che non è positivo e non facilita in generale i rapporti tra i medici e i pazienti, e quindi anche il buon andamento del servizio sanitario nazionale”.
Ignazio Marino, presidente della Commissione dinchiesta sul servizio sanitario nazionale, dopo la morte del ragazzo di 29 anni affetto da anemia mediterranea, e la successiva aggressione a tre sanitari da parte dei parenti del giovane, ha chiesto ai carabinieri appartenenti al nucleo Nas della Commissione di aprire una istruttoria per far luce su quanto avvenuto allospedale. I carabinieri raccoglieranno tutta la documentazione che sarà presentata martedì durante la riunione dellufficio di presidenza della commissione. “E scovolgente – spiega in una nota Marino – non soltanto la morte di un paziente così giovane ma anche laggressione che è seguita a danno dei medici. Dobbiamo fermarci e riflettere sul clima di caccia alle streghe che si è instaurato ormai da tempo. Come chirurgo ho purtroppo sperimentato il dolore e il senso di sconfitta di una morte in sala operatoria. E necessario però non creare tensione e stress tra i tantissimi medici, infermieri e tecnici che ogni giorno si presentano in corsia con lunico scopo di aiutare chi soffre”.