TORINO. Sale la tensione sull’accordo fra la Fiat e i sindacati per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori, a quattro giorni dal referendum in programma per giovedì e venerdì prossimi.
Mentre a Roma Fiom e Cgil trattano per trovare una posizione comune sul dopo referendum in caso di vittoria dei sì, a Torino compaiono scritte contro l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, protagonista di quell’accordo.
“Marchionne fottiti” è stato scritto con vernice rossa su un grande manifesto pubblicitario sul cavalcavia ferroviario di corso Sommellier, nel centro cittadino, con una stella a cinque punte. E poco distante, su altri due grandi manifesti pubblicitari, altre scritte: “Non siamo noi a dover diventare cinesi” e, poi, “ma i lavoratori cinesi a diventare come noi”, con altre due stelle a cinque punte. Carabinieri e Digos sono estremamente cauti su queste e su un’altra scritta scoperta oggi in città, nella centralissima via Garibaldi (“Marchionne infame”, seguita dalla ‘A’ anarchica). Sottolineano che la stella a cinque punte non è iscritta in alcun cerchio (come facevano le Brigate Rosse), spiegano che non c’è alcun segnale che possa far pensare a ipotesi terroristiche o eversive, ricordano che la simbologia non è inedita (anche in tempi recenti) e che le scritte potrebbero essere state fatte da chiunque per alzare i toni e attirare la massima attenzione.
Detto questo spiegano che il livello di attenzione è alto perchè siamo a pochi giorni dal referendum e il confronto sull’accordo per il futuro di Mirafiori si sta svolgendo con tinte forti. La condanna per le scritte è stata subito unanime, a partire dalla Fiom e dalla Cgil (“Netta condanna di ogni forma di violenza e di ogni forma di critica e di battaglia politica antidemocratica”, in “un momento troppo delicato per dare spazio a provocazioni di qualsiasi natura e da qualsiasi parte provengano”, con l’invito “a non cadere in trappole mediatiche o peggio folcloristiche”).
Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, invita a “non abbassare la guardia”; per il Pd non ci deve essere alcun “pretesto per la violenza, neanche simbolica”, mentre per il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli “lo sdegno della sinistra è ipocrita”. Al termine di una riunione fiume, abbandonata l’ipotesi di una sigla tecnica a cui la Fiom continua ad opporsi drasticamente, la Cgil e il sindacato delle tute blu ora si devono concentrare sul dopo referendum e su come garantire ai lavoratori iscritti alla Fiom una rappresentanza all’interno dello stabilimento. Nessuna spaccatura fra le due organizzazioni, assicura il leader Fiom, Maurizio Landini.