Ruby, ecco i testimoni del premier. Macrì cambia versione

di Redazione

Nadia MacrìMILANO.I pm di Milano che indagano sul caso Ruby hanno già concluso l’esame degli esiti delle indagini difensive depositate ieri al procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati.

Gli inquirenti hanno già passato in rassegna le oltre venti testimonianze raccolte dai difensori del premier, indagato per concussione e prostituzione minorile, che descriverebbero le feste ad Arcore come normali cene. Tra la documentazione depositata ai magistrati ci dovrebbero essere anche le dichiarazioni messe per iscritto da Ruby stessa e con le quali la giovane marocchina avrebbe ribadito di non aver mai avuto rapporti col premier – indagato per concussione e prostituzione minorile – né di essere stata pagata, né di aver mentito sulla sua età.

Inoltre, con l’audizione di lunedì da parte di Nadia Macrì, la escort che ha raccontato di feste piccanti a Villa San Martino, la Procura di Milano, salvo contrordini, dovrebbe aver chiuso l’attività istruttoria per inviare presto al gip la richiesta di giudizio immediato per il presidente del Consiglio. Al momento non sarebbe arrivata, da parte dei legali del capo del governo, alcuna istanza formale di trasferimento del procedimento al Tribunale dei ministri per incompetenza funzionale e territoriale.

I TESTIMONI. Il cantautore napoletano Mariano Apicella, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Daniela Santanché, il deputato del Pdl Maria Rosaria Rossi, l’europarlamentare Licia Ronzulli. E ancora: Carlo Rossella, Barbara Faggioli e Ayda Yespica. E’ lungo l’elenco dei potenziali testimoni nella vicenda Ruby ascoltati dai legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Le loro ‘testimonianze’ sono state trasmesse dai legali del Cavaliere alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera che dovrà decidere sulla richiesta di perquisizione degli uffici di Giuseppe Spinelli. L’elenco comprende anche Lele Mora, ma non Emilio Fede.

RUBY: “DISSI IO DI ESSERE LA NIPOTE DI MUBARAK”. Tra le testimonianze raccolte dalla difesa c’è anche la versione di Ruby. “Quando ho conosciuto l’onorevole Berlusconi – racconta la giovane marocchina – gli ho illustrato la mia condizione personale e famigliare nei seguenti termini: gli ho detto di avere 23 anni, di essere di nazionalità egiziana (e non marocchina), di essere originaria di una famiglia di alto livello sociale, in particolare di essere figlia di una nota cantante egiziana e nipote del presidente Mubarak, che pure non avrebbe avuto buoni rapporti con mia madre”.”Gli ho detto anche di trovarmi in difficoltà per essere stata ripudiata dalla mia famiglia di origine dopo che mi ero convertita al cattolicesimo”. “Nessuno – né l’onorevole Berlusconi né altre persone – dice la giovane marocchina – mi ha mai prospettato denaro o altro in cambio di una disponibilità ad avere rapporti di carattere sessuale con l’onorevole Silvio Berlusconi. Posso aggiungere che invece ho ricevuto da lui, come forma di aiuto vista la mia particolare situazione di difficoltà, alcune somme di denaro nonché qualche regalo”. Aspetto peraltro confermato dal contabile del premier Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli. Il commercialista ha detto agli avvocati di aver dato a Ruby varie somme di denaro per un ammontare di almeno 8mila 500 euro. Spinelli racconta di avere dato alla giovane marocchina la prima volta 3mila euro a fronte di una richiesta di 5mila per “impellenti necessità economiche”. La settimana successiva Ruby si ripresenta e lui autorizza ulteriori 2mila euro. Un mese dopo, la ragazza torna a batter cassa e Spinelli le dà “circa 3.500 euro”.

INTERCETTAZIONI. Si apprende, inoltre, che gli accertamenti degli investigatori milanesi che indagano sul caso Ruby hanno riguardato i tabulati dei telefoni delle ragazze ospiti nella villa di Arcore, grazie ai quali si è potuto seguire i loro spostamenti in base alle celle telefoniche agganciate. L’inchiesta della procura di Milano, per quanto riguarda le telefonate, ha passato quindi in rassegna i cellulari e i tabulati delle singole persone, e non la cella telefonica di Arcore. Nella memoria, depositata lunedì alla giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera dalla difesa di Silvio Berlusconi, si sostiene che villa San Martino come palazzo Grazioli, Villa Belvedere, Villa Certosa e gli uffici di Segrate dell’uomo di fiducia del premier, Giuseppe Spinelli, siano luoghi di pertinenza della “segreteria politica dell’onorevole Berlusconi”. E questo, per molti avvocati-deputati del Pdl, potrebbe significare che per fare le indagini sui telefoni si sarebbe dovuto chiedere l’autorizzazione perché sarebbe stata analizzata la cella di Arcore.

NAPOLI (PDL) INVOCA INTERVENTO CSM. “La signora Nadia Macrì è stata sentita lunedì pomeriggio dai pm milanesi che indagano sulla vicenda Ruby. – dice Osvaldo Napoli del Pdl – La signora Macrì, secondo quanto riferiscono le cronache e secondo quanto lei stessa ha detto, interpellata dai cronisti tv, ha cambiato la precedente versione dei fatti e negato di aver mai visto Ruby ad Arcore o, forse, di aver scambiato per Ruby un’altra donna. Era lunedì 24 gennaio. Mi chiedo e chiedo al Csm: se il premier si fosse recato in Procura, così come sollecitato, in un giorno compreso fra il 21 e il 23 gennaio avrebbe dovuto rispondere a domande dei pm sulla base di presupposti che soltanto il 24 gennaio sono stati scoperti infondati o falsi. È lecito chiedersi come e secondo quali criteri sono condotte le indagini? Il Csm ha nulla da eccepire o da chiedere ai pm di Milano sui metodi seguiti per accertare i fatti? E sulla tempistica degli stessi, è giusto chiedersi come è possibile ascoltare il premier prima ancora che siano state fatte tutte le verifiche di rito? Un’ultima domanda: la nuova versione dei fatti raccontata dalla signora Macrì va acquisita agli atti trasmessi al Parlamento? Il Csm farebbe bene a battere un colpo. Sarebbe un aiuto a recuperare quella sobrietà ancora ieri giustamente invocata dal cardinal Bagnasco”.

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