ROMA. “Se non ora, quando?”. Questa la parola d’orgine di donne e uomini scesi in piazza in tutta Italia, e anche all’estero, senza bandiere di partiti e sindacati, “per chiedere più rispetto per libertà e i diritti delle donne”, e con la precisa richiesta di dimissioni del premier Berlusconi.
In piazza del Popolo a Roma decine di migliaia di persone (500mila secondo gli organizzatori) si sono radunate sotto un palco rosa con lo slogan “tempo di esserci tutte e tutti, vogliamo un Paese che rispetti le donne”. Ripetuto un grido rivolto al presidente del Consiglio: “Dimettiti”. L’attrice Isabella Ragonese ha dato il via alla manifestazione: “Sono una bambina, non ho fatto il femminismo, sono una precaria, sono una madre, sono una commessa, un’impiegata e oggi mi dimetto da tutto. Oggi 13 febbraio scendo in piazza” ha detto tra gli applausi. Quindi è partito dal palco l'”urlo delle donne indignate”, dopo un minuto e mezzo di silenzio: “Se non ora quando?”, e la piazza ha risposto “Adesso!”. Presenti a Roma lo stato maggiore del Pd, ma segretario e parlamentari restano lontani dal palco, mischiati tra la folla. “Berlusconi da tempo dovrebbe andarsene ed è quello che gli chiedono queste piazze” ha detto Pier Luigi Bersani.
La deputata di Fli Giulia Bongiorno ha parlato dal palco: “Non sono qui per criticare i festini hard, ma per farlo quando diventano sistema di selezione della classe dirigente – ha detto nel suo intervento, applauditissimo -. Chi tace in questa situazione può diventare complice. Questa non è una piazza di moralisti, come ha detto qualcuno nei giorni scorsi, questo è un modo per sminuire la vostra presenza qui. Si ha paura di voi”. Una selva di fischi si leva quando dal palco viene citato Giuliano Ferrara. Molte le voci in difesa del presidente della Repubblica Napolitano.
La manifestazione romana si è chiusa con la “conta” (“Siamo più di un milione nel mondo” ha detto l’attrice Angela Finocchiaro) e con l’intervento di Francesca Izzo, la docente universitaria stratega dell’iniziativa. “Da questa piazza non si torna indietro – ha detto -. Il prossimo appuntamento è per l’8 marzo e poi insieme ci impegniamo a costruire gli Stati Generali delle donne italiane, aperti anche agli uomini, che serviranno a far sentire la nostra voce”.
C’è stata anche una deviazione imprevista. Numerose donne (oltre un migliaio) si sono staccate dalla manifestazione in piazza del Popolo ed è partito un corteo spontaneo che ha raggiunto Montecitorio: le manifestanti, urlando slogan contro il premier, hanno scavalcato le transenne e sono arrivate davanti alla porta della Camera. All’interno del gruppo, alcune protestano in difesa delle escort. Poliziotti e carabinieri hanno poi fatto allontanare le manifestanti che hanno lasciato in terra una decina di pacchi con riferimenti alla legge sull’aborto, sulla procreazione assistita e al pacchetto sicurezza.
A Milano l’appuntamento era in piazza Castello, dove si sono radunati 100mila manifestanti (secondo gli organizzatori) accomunati dalla sciarpa bianca, sotto una selva di ombrelli per la pioggia. “Questo è un prologo” ha detto Antonio Di Pietro, che ha partecipato al raduno milanese, del referendum sul legittimo impedimento che lui chiede sia fissato il 19 maggio, cioè con il secondo turno delle amministrative. Presenti anche Nichi Vendola, il candidato sindaco Giuliano Pisapia e la consigliera di zona del Pdl Sara Giudice, che ha raccolto le firme per chiedere le dimissioni di Nicole Minetti. “Quello di oggi credo sia un colpo mortale per il berlusconismo – ha detto Vendola -. Il premier ha portato l’attacco al cuore dello Stato”.
Anche a Napoli sono scese in piazza 100mila persone: niente bandiere dei partiti, solo tricolori. Molte donne indossavano magliette bianche con la scritta “Mi riprendo il mio futuro”. A Palermo diecimila manifestanti in piazza Verdi: presenti anche molti uomini e famiglie con bambini. “Senza rendercene conto – dicono alcune delle partecipanti – abbiamo superato la soglia della decenza. Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni”. I sardi hanno risposto con manifestazioni in una ventina di piazze all’appello del Comitato organizzatore “Se non ora quando”. A Cagliari c’erano personalità dello spettacolo, della cultura, del mondo cattolico, universitario, della politica, non solo del centrosinistra: Renato Soru, il leader regionale della Cgil Enzo Costa. A Bari un corteo di 10mila persone ha sfilato per le strade, presenti anche migliaia di uomini; sugli striscioni “chi governa deve dare il buon esempio e non chiedere il legittimo impedimento”, “indisponibile”.
A Pescara piazza Sacro Cuore si è riempita come non accadeva da decenni; assenti i rappresentati del Comune, guidato da una giunta di centrodestra. A Pesaro un migliaio di persone ha partecipato alla mobilitazione in piazza del Popolo: “siamo stufe di mantenere una classe dirigente venduta e comprata”, “vogliamo dignità”, “non sono una sua dipendente” si leggeva sugli striscioni. Grande adesione a Bologna: tra i partecipanti il candidato a sindaco per il centrosinistra Virginio Merola. Migliaia di persone anche in piazza dei Giudici a Firenze. A Genova più di cinquemila persone si sono ritrovate in piazza Caricamento; presenti il sindaco Marta Vincenzi e l’europarlamentare Sergio Cofferati. “Berlusconi, tu ci Ruby la libertà”: è uno dei cartelli della manifestazione in corso a Venezia. Campo Santa Margherita era completamente pieno, gli autobus intasati in terraferma che hanno lasciato gente a terra. Novemila persone hanno partecipato al raduno secondo le organizzatrici. Dal palco una studente ha letto una “Lettera a Ruby” che comincia con “preferiamo chiamarti Karima” e un appello contro “il modello di relazione tra donne e uomini ostentato da una delle massime cariche dello Stato”. A Torino piazza San Carlo era affollata come nelle storiche manifestazioni del Primo Maggio. “Siamo 100mila” hanno detto gli organizzatori. A Trieste tremila persone hanno affollato piazza Unità d’Italia. Le donne italiane sono scese in piazza anche all’estero.
ESTERO. ATokyo un gruppo di manifestanti ha protestato “contro il degrado della politica e della cultura”. Un migliaio di donne, ma anche tanti uomini e famiglie al completo, si è radunato a Bruxelles: sui cartelli “noi non siamo in vendita”, “ora, te ne devi andare ora”, “bandire Berlusconi dal Consiglio europeo”, “Silvio enjoy bunga bunga in jail”. Più di 150 persone hanno partecipato al presidio davanti alla sede delle Nazioni Unite di Ginevra. A Londra alcune centinaia di persone, molti gli uomini, si sono raggruppati sul marciapiede di Whitehall.
I COMMENTI DAL PDL.La manifestazione per la dignità delle donne è stato uno dei temi del dibattito politico. “Coloro che scendono in piazza sono solo poche radical chic che manifestano per fini politici e per strumentalizzare le donne – attacca il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini -. Non vengano a raccontarci di voler difendere la loro dignità, quando sono le prime a bollare automaticamente come prostituta qualsiasi donna metta piede in casa del premier. Si tratta delle solite eroine snob della sinistra”. Le risponde Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, da piazza del Popolo: “Il ministro Gelmini sbaglia: dovrebbe venire di persona a vedere, è una vera manifestazione di popolo. Insieme alla dignità delle donne, Berlusconi offende la dignità dell’Italia”. “Credo che la Gelmini abbia perso un’altra occasione di stare zitta”: così Susanna Camusso, leader della Cgil, anche lei alla manifestazione romana. Questa l’opinione del ministro della Difesa Ignazio La Russa: “Sarebbe bello che le donne scendessero in piazza per ragioni vere, non per strumentalizzazioni contro il governo”. E Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: “A scendere in piazza è lo schieramento anti berlusconiano fondato sulla sinistra a testimonianza che è essa, insieme a un nucleo di magistrati politicizzati, ad aumentare sempre più la tensione ampliando i termini dello scontro politico”. Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra: “Le donne che scendono in piazza sono figlie di quelle che nel ’68 invitavano a fare l’amore e non la guerra. Oggi fanno la guerra a chi fa l’amore”. Daniela Santanchè, sottosegretario all’Attuazione del programma: “Non una manifestazione delle donne ma di una parte di donne, che come unico obiettivo hanno quello di mandare a casa Silvio Berlusconi. Donne che, ancora nel terzo millennio, sanno solo essere strumento di uomini. Peccato che a farle scendere in piazza sia solo l’odio nei confronti di un uomo”.
L’OPPOSIZIONE.Di tenore diverso le dichiarazioni degli esponenti dell’opposizione. Ed è stato durissimo l’intervento di Gianfranco Fini all’Assemblea Costituente di Futuro e Libertà a Milano: “Basta considerare la donna in ragione della sua avvenenza e della disponibilità. Siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale”. “La dignità delle donne deve riguardare tutti, destra, sinistra e anche noi uomini” ha detto il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. “È una manifestazione importante di protesta civile, è un importante sentimento che emerge, è la dignità che esplode. Ma poi bisogna proseguire” ha detto la senatrice del Pd Livia Turco, arrivando alla manifestazione romana. E la presidente del Partito Democratico Rosy Bindi, anche lei in piazza del Popolo: “Vogliamo porre al centro della nostra vita e della vita del Paese la parole dignità, dignità della persona, della donna, della democrazia”. Infine, ecco il parere dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi: “A Milano ho assistito a qualcosa di straordinario, un’esigenza di dignità e un desiderio di serenità. Non solo donne, ma tante famiglie e uomini che chiedevano semplicemente un’Italia migliore e più pulita. Credo proprio che le donne abbiano dato un grande segnale al risveglio dell’Italia”.