Fini sfida Berlusconi: “Dimettiamoci insieme”

di Redazione

Gianfranco FiniROMA. “Non posso mettere insieme il ruolo politico e il ruolo di presidente della Camera. Oggi stesso mi autosospenderò da presidente di Fli, ma non ripetiamo errori del passato, serve una governance chiara del partito”.

Così Gianfranco Fini dal palco, subito dopo essere stato acclamato primo presidente di Futuro e Libertà dall’Assemblea costituente del partito. Un durissimo attacco a Berlusconi nel suo intervento-fiume, concluso con una sfida: “Lancio questa sfida al presidente del Consiglio: sono pronto a dimettermi domani mattina se prende atto che se io sono presidente della Camera anche perché ho preso i voti di Forza Italia, lui è premier anche perché lo hanno votato tanti uomini e donne di An. Credo che faremmo entrambi una splendida figura nel momento in cui dicessimo “Ci si dimette”, per consentire agli italiani di esprimersi con il voto”, ha aggiunto il presidente della Camera. “Immagino già i flash delle agenzie – ha proseguito Fini rivolgendosi alla platea -, ma state tranquilli: Berlusconi non lascerà la sua poltrona. Troverà sempre qualcuno “disponibile” per andare avanti. Questo è il suo intendimento”.

“Grazie per la fiducia con cui mi avete voluto onorare”, aveva ringraziato Fini dopo la standing ovation che ha accolto il suo arrivo sul palco. “Nel corso di queste settimane ha preso corpo un piccolo miracolo e ha preso corpo in questa Assemblea Costituente”. “Questi pochi mesi di vita di Fli hanno segnato la storia politica italiana”, ha aggiunto Fini. “Questa assise ha dimostrato l’unicità della nostra linea politica. La distinzione tra falchi e colombe era fittizia. È evidente che non c’è una diversità di linea politica”. L’allusione di Fini era alle voci secondo cui alcuni senatori, capitanati da Pasquale Viespoli e da Adolfo Urso, avrebbero minacciato uno strappo perché contrari alla nomina di Bocchino coordinatore unico e di Menia capogruppo alla Camera.

“NESSUNO E’ AL DI SOPRA DELLA LEGGE”.“Futuro e Libertà non nasce per una scissione, non nasce per creare un gruppo chiuso, per ribellione al presidente del Consiglio nasce per coerenza al progetto del Popolo della Libertà che avevamo contribuito a fondare. Nasce perché il Pdl non era un partito liberale, era altro”, ha detto ancora Fini. “Bisogna nutrire un profondo rispetto per le istituzioni, avere un profondo rispetto per lo Stato”. “Bisogna avere rispetto per la Costituzione e per quel patriottismo italiano”. Quindi ha cominciato la sua durissima critica a Berlusconi: “Essere di destra significa avere senso dello Stato e rispettare anche la prima parte della Costituzione, compreso l’articolo 3. La sovranità popolare non significa impunità, non significa infischiarsene della Costituzione, non significa essere al di sopra della legge. Neanche se si è eletti con il 99% dei voti”. “Il Pdl – ha aggiunto poi Fini in un altro passaggio del suo intervento – non ha senso dello Stato e delle istituzioni. La cronaca di questi giorni ci dà ragione quando dicevamo che dentro il Pdl il concetto di identità nazionale non è solo sventolare il tricolore ma il senso di appartenere a una comune storia”. E ancora: “Il Pdl sta massacrando i valori della destra, li sta rendendo ridicoli, rischia di cancellarne la memoria per i prossimi dieci anni”.

POLITICA E MAGISTRATURA.Un altro passaggio del discorso di Fini riguarda i rapporti tra politica e magistratura: “È sacrosanto dire “Si abbassino i toni, si evitino scontri”, ma se i ministri dicono che i primi che devono abbassare i toni sono i magistrati è evidente che c’è un approccio da parte di qualcuno nell’esecutivo che non può portare al raffreddamento del confronto. I magistrati indagano, se sbagliano pagano, al pari dei cittadini, ma la politica non può attaccare frontalmente la magistratura”. E ancora: “Noi non ci siamo messi di traverso alla riforma della giustizia, ma a una riforma finalizzata a garantire posizione personali e non certo a migliorare la giustizia in Italia”.

RUBY.Sul “caso Ruby”, Fini ha detto: “È motivo di dolore per tutti gli elettori che si identificano anche all’estero con il centrodestra, ed è anche motivo di imbarazzo per molti dirigenti del Pdl, visto che siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale per comportamenti che nulla hanno a che vedere con le dinamiche politiche”. “Basta considerare la donna in ragione della sua avvenenza, disponibilità”, ha aggiunti Fini. Per il presidente della Camera è necessario anche proporre ai giovani “una sogno, una bandiera ideale” perché “ai nostri figli non si può far balenare l’idea che c’è sempre una scorciatoia per arrivare al successo, e che il valore più importante è il denaro”.

LA STRATEGIA.Fini ha poi delineato la futura strategia del suo partito. “Berlusconi ha la sua maggioranza, è in grado di andare avanti, dobbiamo prendere atto della sconfitta del 14 dicembre. Non è attendendo l’esito dei processi che si supera Berlusconi o lo si archivia, ma agendo nella società italiana”, ha detto. “No ad ulteriori scontri in Parlamento, noi dobbiamo stare dentro la società”, ha aggiunto. “Si sta affacciando l’idea non di un terzo polo, ma di una forza che abbia una forte volontà riformista e consideri la società moderata il suo interlocutore naturale. Non il terzo polo, ma il polo degli italiani o della nazione, che ambisca a costruire un bipolarismo degno di tale nome. Ovunque bipolarismo è il confronto fra i moderati che mette a margine gli estremi, mentre in Italia è il confronto fra gli estremisti che emargina la maggioranza moderata. Il terzo polo non è la politica dei due forni, non è lucrare il massimo degli interessi – ha aggiunto – ma è costruire una casa comune per chi non vuole l’asse Berlusconi-Lega o Di Pietro-Vendola”.

FEDERALISMO, LEGGE ELETTORALE E POI VOTO.In conclusione, ecco il progetto esposto da Fini: “Impegniamo i prossimi mesi per la riforma parlamentare che porti alla nascita della Camera delle regioni o Senato federale che dir si voglia. Naturalmente dopo aver cambiato la struttura del Parlamento nell’agenda deve cambiare anche la legge elettorale”. E poi “è ipotizzabile andare a votare nella primavera dell’anno prossimo, in modo da prefigurare una via d’uscita concordata. Andiamo a votare consegnare agli italiani una nuova Italia”. “Viva Futuro e libertà, viva l’Italia” le ultime parole di Fini, a conclusione di un’ora e mezza di intervento. I 5.000 presenti si sono alzati per tributargli una seconda ovazione.

L’INTRUSO SUL PALCO.Brevissimo “intermezzo” durante la prima parte del discorso di Fini: un uomo con un completo color verde pisello (lo stesso che sabato aveva fatto irruzione alla convention del Pd con Bersani e Pisapia, sempre a Milano) è improvvisamente comparso sul palco, alle spalle del presidente della Camera, ma è stato immediatamente circondato dagli uomini della sicurezza e portato all’esterno della strutture fieristica che ospita il congresso. Il tutto è durato qualche secondo. “Nessun problema – ha detto Fini dal palco -. Se voleva manifestare il suo affetto non ci sono problemi, se voleva invece manifestare dissenso, non ci fa paura. Chiedo solo agli addetti alla sicurezza di non maltrattarlo più di tanto”.

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