ROMA. E’ stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad aprire ufficialmente le celebrazioni per il 25 Aprile con la posa della corona d’alloro davanti al sacello del milite ignoto, sull’Altare della Patria.
La cerimonia, sotto una fastidiosa pioggia, è stata incentrata sulla consegna della medaglia d’oro al merito civile alla memoria di Mario Pucci, un giovane di 20 anni ucciso dai fascisti a Firenze il 13 giugno 1938. Con Napolitano erano presenti il presidente del Senato, Renato Schifani, e i ministri della Difesa e dell’Interno, Ignazio La Russa – fischiato all’inizio del suo intervento da un gruppo di persone che assistevano alla cerimonia – e Roberto Maroni.
Napolitano ha ricordato che il 25 Aprile quest’anno si inserisce nelle celebrazioni per il 150esimo dell’Unità d’Italia e ha parlato di “forze migliori della nazione impegnate a perseguire gli stessi ideali di libertà, indipendenza e unità”. Valori che, ha ricordato il capo dello Stato, nati dall’esperienza risorgimentale, “dovettero poi essere recuperati tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945”. Napolitano ha ricordato che la Liberazione coincise anche con la riunificazione del Paese e ha tracciato un parallelo con “le sfide che ci attendono per il futuro” e che “richiedono un nuovo senso di responsabilità nazionale, una rinnovata capacità di coesione, nel libero confronto delle posizioni e delle idee, e insieme nella ricerca di ogni possibile terreno di convergenza”.
In vista delle prossime scadenze elettorali, il Presidente ha poi rivolto un appello affinché “non prevalga uno scontro acceso e cieco”. Ha auspicato che si affrontino le riforme con “doverosa serietà” e “senza mettere in forse quei principi, quella sintesi di diritti e di libertà, dei diritti e dei doveri civili, sociali e politici, che la Costituzione ha sancito nella sua prima parte”. Ma il suo appello è caduto nel vuoto già a pochi minuti dalla fine delle celebrazioni, con le dichiarazioni tutt’altro che rasserenanti diffuse da esponenti di entrambi i poli.
IL CORTEO A MILANO. Ma il corteo celebrativo principale è previsto nel pomeriggio a Milano: partirà da porta Venezia e si snoderà fino a piazza Duomo. Vi prenderanno parte il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, e il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Ci saranno anche i candidati sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia e quello del terzo polo Manfredi Palmieri, mentrenon sfilerà il sindaco uscenteLetizia Moratti, che parteciperà solo al momento conclusivo in piazza. Sul palco, comunque, i politici non prenderanno la parola.
LA POLEMICA.Le celebrazioni della Liberazione dall’occupazione nazifascista arrivano quest’anno in un tema particolarmente teso. Nei giorni scorsi atti vandalici a Milano e Varese e provocazioni hanno avvelenato la vigilia e da alcuni esponenti del centrodestra sono arrivate prese di posizione contro una celebrazione considerata non rapresentativa di tutti gli italiani. Un altro atto con della vernice nera è stato messo a segno a Milano. Lo sfregio è stato compiuto su una lapide commemorativa della Resistenza ubicata in Piazza Costantino, nella periferia nord-est della città. Secondo quanto riferito dalla Questura nella parte inferiore del monumento, all’altezza della bandiera italiana che ne era parte integrante, è stato apposto il simbolo di Forza Nuova. E poco distante, su un muro, il simbolo dell’organizzazione dell’estrema destra è stato ripetuto. Nessuno dei vandali è stato notato da testimoni e per la Polizia lo sfregio potrebbe essere stato fatto nelle prime ore del mattino. E’ toccato al ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, richiamare tutti all’ordine invitando anche gli esponenti del centrodestra a riconoscere il valore della ricorrenza.
FINI AD HERAT.Intanto, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è recato ad Herat per una visita ai militari italiani impegnati in Afghanistan. Fini, che indossava il giubbetto mimetico dell’esercito, è stato accompagnato dal deputato di Fli Gianfranco Paglia, ex parà della Folgore impegnato nella missione in Somalia, e ha incontrato i membri del locale Provincial reconstruction team (Prt) e i soldati del contingente italiano nella base di Camp Arena. “Oggi è la festa della Liberazione. – ha detto Fini parlando ai militari – Credo che ognuno di voi sia la dimostrazione di come la lotta per la libertà non conosce confini geografici e di come in nome della libertà occorre continuare il massimo dell’impegno”.