Berlusconi: “Crisi sarebbe sciagura”. Approvato decreto sviluppo

di Redazione

Silvio Berlusconi ROMA.Non esiste alternativa a questo governo e una crisi in questo momento sarebbe follia, una sciagura. E’ questo l’avvertimento lanciato martedì dal premier Silvio Berlusconi al Senato.

Nel suo discorso il premier ha poi promesso ancora una volta una riforma fiscale entro l’estate che porti ad avere tre aliquote più basse di quelle attuali. Il governo dunque va avanti, fino al 2013, perché la solidità dell’alleanza con Umberto Bossi è immutata.Un discorsoche segna l’avvio della verifica di governo in Parlamento chiesta dal capo dello Stato Giorgio Napolitano.IlCavalierechiarisce che il governo intende andare avanti fino alla scadenza naturale della legislatura, utilizzando il tempo che resta per approvare le riforme messe in cantiere dall’esecutivo: in primo luogo quella del fisco,che sarà presentata “prima della pausa estiva” senza pesare sul bilancio. Per la prima in un’aula parlamentare poi annuncia: non voglio essere premier a vita.

Il leader della Lega, però, in serata, “Niente è scontato. Vediamo”: così Umberto Bossi ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se il governo rischi sul voto di verifica domani alla Camera. Bossi, che oggi non era presente in aula al Senato, ha detto di non aver ascoltato il presidente del Consiglio mentre leggeva la sua informativa sulla composizione del governo. “Berlusconi? – ha detto – Non l’ho ascoltato. Lo farò domani”.

Il presidente del Consiglio ha ribadito con forza la volontà di rafforzare maggioranza e governo rilanciando i 5 punti qualificanti del programma fino al 2013, dal federalismo fiscale, alla riforma della giustizia, fino all’immigrazione, alla sicurezza ed al piano per il Sud. Poi ha assicurato: “Non voglio rimanere per sempre a palazzo Chigi, rifare il leader a vita del centrodestra. Voglio però fortissimamenete lasciare all’Italia, come mia eredità politica, un grande partito ispirato al Partito popolare europeo, un partito trasparente, democratico, che sia per il nostro Paese il baluardo primo della democrazia e della libertà”.

“L’interesse degli italiani è completare la legislatura e mantenere i conti in ordine. Eviteremo di finire come altri Paesi europei che si stanno dissanguando. Rivendico di aver messo a riparo il debito pubblico italiano e sarebbe folle mettere tutto in discussione con una crisi al buio”, ha affermato il premier, che ha poi assicurato di non voler minimizzare” i risultati delle amministrative: le elezioni “possono far riflettere su una più incisiva azione di governo”, ma la richiesta di dimissioni venuta da molti settori dell’opposizione “è fuori luogo” per Berlusconi.

“Le agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione aspettano solo l’occasione per prendere quelle prede che mostrano segni di debolezza”, ha affermato il premier. “Dobbiamo ritrovare l’unità intorno ai valori condivisi. Ed è nostra ferma intenzione completare programma di governo fino al 2013”, ha sottolineato il presidente del Consiglio.

“La politica economica dell’esecutivo ha salvato il Paese dalla minaccia di un default finanziario e cioè dal fallimento. – sono state ancora le parole di Berlusconi – Nel 2008 Italia aveva un rapporto deficit pil superiore all’area euro. Quel rapporto da allora èsempre stato inferiore, ora è superiore solo alla Germania che non è gravata dalle eredità del passato. Abbiamo rischiato di essere travolti da crisi e subire passivamente gli effetti negativi della speculazione. Non abbiamo solo parato il colpo ma abbiamo fronteggiato la crisi con autorevolezza ed efficacia senza ricorrere ad altre misure che hanno adottato gli altri Paesi”.

“Ridisegneremo l’impianto delle aliquote, vi saranno meno aliquote, solo tre rispetto alle attuali cinque, e più basse”, ha poi assicurato il presidente del Consiglio. Le aliquote, ha proseguito, saranno “più snelle e trasparenti” e la riforma fiscale porterà anche a una “riduzione a 5 del numero delle imposte”. “Non siamo di fronte ad una sfida tra coraggio e rigore. La riforma deve essere affrontata senza demagogia e con responsabilità perché è una riforma necessaria”, ha scandito il premier. “La riforma fiscale non produrrà buchi di bilancio. Si avrà un sistema equo e benevolo verso chi è in condizioni disagiate, chi risparmia e paga le tasse”.

“Il nostro dovere – ha detto Berlusconi – è quello di portare a termine riforme strutturali necessarie ad agganciare la crescita”. “In questi giorni – ha proseguito – abbiamo assistito a un dibattito surreale sui giornali secondo i quali ci sarebbe stata una spaccatura in seno al governo tra chi vuole aumentare il deficit e chi vuole invece praticare la politica del rigore”. “È una rappresentazione grottesca”, ha continuato anche perché “non si può aumentare il disavanzo pubblico. Non lo faremo in nessun caso e per nessun motivo”. La riforma fiscale, ha sottolineato il premier, “avrà effetti benefici per tutti: per chi produce e per chi risparmia”.

“Sono certo che il governo uscirà rafforzato da questo passaggio parlamentare. Condivido e rilancio l’appello a coesione e alla responsabilità del presidente Napolitano”, ha detto ancora il presidente del Consiglio. “Il dibattito di oggi nasce come sapete da una sollecitazione del presidente della Repubblica al quale rivolgo il mio saluto. Il capo dello Stato con autorevolezza che tutti noi gli riconosciamo ha invitato il governo a riflettere il parere in merito ai mutamenti della compagnie governativa, è un invito opportuno che accolgo”.

“Dobbiamo realizzare la riforma dell’architettura costituzionale. C’è già un’intesa per il superamento del bicameralismo perfetto e il rafforzamento dell’esecutivo. Prima della pausa estiva presenteremo un disegno di legge costituzionale per la modifica dell’architettura, sarà una riforma storica”, ha continuato il premier.

APERTURA A UDC.Berlusconi ha bisogno di mettere in sicurezza i numeri in Parlamento e continua a battere sul tasto dell’allargamento della maggioranza all’Udc. “Ho sempre auspicato l’ingresso nella maggioranza delle forze più moderate che si riconoscono nel Ppe. Hanno risposto chiedendo una mia uscita di scena, ma è evidente che sollecitando un suicidio è impossibile il matrimonio”.

FIDUCIA A DECRETO SVILUPPO. La Camera intanto ha approvato la fiducia posta dal governo sul decreto Sviluppo con 317 sì, 293 no e 2 astenuti. È la prima volta che il governo ottiene la maggioranza assoluta superando quota 316 dopo l’uscita di Fli. In precedenza era arrivata al massimo a quota 314, raggiunta sulla mozione di sfiducia del 14 dicembre e il 2 marzo scorso sul federalismo. A febbraio, sul decreto milleproroghe il maxiemendamento era stato approvato con 307 voti favorevoli; a marzo sul Dlgs per il fisco municipale i sì erano stati 314, uno in più dei 313 registrati a maggio sul Dl omnibus.

RONCHI HA DATO FORFAIT. In serata, poi, la Camera ha approvato il decreto legge in materia di Sviluppo con 308 sì, 288 no e 2 astenuti. Il testo passa ora al Senato. L’ex ministro di Fli, Andrea Ronchi, non ha partecipato al voto di fiducia. Erano quattro in totale gli assenti di Fli alla votazione: oltre a Ronchi, dal partito di Gianfranco Fini non hanno risposto alla chiama Gianfranco Paglia, Mirko Tremaglia e Francesco Divella.

COMMENTI. “Sono numeri da maggioranza assoluta – dice Angelino Alfano, ministro della Giustizia e segretario in pectore del Pdl – Siamo soddisfatti per l’ennesima prova di compattezza che testimonia la solidità della coalizione”. “Un buon risultato – commenta Fabrizio Cicchitto – e chi ha parlato e parla della centralità del Parlamento ne deve tenere conto”.

Di Pietro: ennesima coltellata ai precari. “Una Camera dei deputati priva di ogni legittimità democratica – ha detto il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro – ha votato oggi la fiducia sul decreto sviluppo: un provvedimento che contiene norme che sono l’ennesima coltellata per i precari della scuola. L’articolo 9, comma 18 esclude il comparto scuola dall’applicazione della direttiva europea per la tutela dei precari. In base a quella direttiva, dopo tre anni, i contratti a tempo determinato dovrebbero automaticamente essere trasformati in assunzioni a tempo indeterminato. Con un tratto di penna, il governo ha cancellato questa tutela per 65mila precari della scuola”.

Il Pd: governo inaffidabile, debole e incerto. “Dopo oltre quaranta votazioni di fiducia appare chiara l’impotenza del governo che non è in grado di governare ed è sempre più affannato, debole e incerto, vittima di istanze lobbistiche”, ha commentato Pierpaolo Baretta, capogruppo Pd della commissione Bilancio.

Anci: con la revisione della riscossione stangata per i Comuni. “Mentre si fanno annunci e spot elettorali che riguardano la virtuosità dei Comuni e il Patto di stabilità, il Parlamento vota la fiducia su un testo che scarica sui Comuni una ulteriore stangata”, ha osservato Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e vicepresidente Anci con delega alla finanza locale in riferimento alle norme riguardanti la revisione della riscossione degli enti locali contenute nel decreto sviluppo. “Invece di irrobustire gli strumenti dei Comuni nella lotta all’evasione, di fatto si ha una situazione di condono. Se c’è coerenza tra quello che si dice nelle piazze e quello che si fa in Parlamento bisogna che queste norme, prima dell’estate, siano cambiate”.

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