ROMA.La sorte del possibile, futuro, governo guidato dal neosenatore a vita Mario Monti si gioca in queste ore.
La maggioranza è incerta mentre l’opposizione che ritrova slancio con il possibile (anche se condizionato) sì anche dell’Italia dei Valori. Un “blitz” durato una trentina di minuti. Ma l’esito è ancora sconosciuto. Il leader della Lega Umberto Bossi e il ministro Roberto Calderoli, sono giunti a palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi. Nella residenza romana del premier era già in corso un vertice con lo stato maggiore del Pdl. Lo scopo della visita era quello di proseguire il tentativo del Carroccio di pressing nei confronti del Pdl per dar vita ad un esecutivo diverso da quello che si prospetta per la prossima settimana, vale a dire quello guidato dal neosenatore a vita Mario Monti.
La proposta della Lega è infatti quella di proseguire con la maggioranza del 14 dicembre 2010 puntando su un esecutivo guidato da Lamberto Dini. “Noi siamo assolutamente contrari a governi che non siano quelli usciti dalle urne e saremo all’opposizione” sottolineava precedentemente Calderoli, rispondendo alle domande dei cronisti a Montecitorio.
No quindi della Lega ad un futuro governo Monti. La scelta dell’opposizione in caso di governo tecnico o con una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne è del resto il naturale complemento di chi ritiene che un altro governo Pdl-Lega-Responsabili sia ancora possibile, un esecutivo sostenuto dalla stessa maggioranza del 14 dicembre 2010 anche se con un premier diverso da Silvio Berlusconi. Ovvero con a capo del governo quel Lamberto Dini rilanciato giovedì sera dallo stesso premier. E proprio in questa direzione gli uomini della Lega hanno a lungo pressato in queste ore il Cavaliere, convinti che ci siano ancora margini per “stoppare” l’incarico a Mario Monti.
Per dirimere la posizione del Pdl (che a questo punto peserà anche su quella della Lega) è in corso un vertice del Popolo delle Libertà, vertice che come detto, è stato allargato anche alla Lega. Il premier Silvio Berlusconi sta incontrando a Palazzo Grazioli i ministri Ignazio La Russa, Raffaele Fitto e Altero Matteoli, il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, il coordinatore del partito Denis Verdini, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta ai ministri Gelmini e Brunetta il segretario Angelino Alfano e gli altri vertici del partito. Sul piatto il sì a un governo Monti di tutto il partito, l’appoggio esterno, il no con la proposta di un altro candidato. C’è però anche il rischio della spaccatura del partito se non si riuscirà a prendere una decisione che soddisfi tutti.
Ma se l’ex maggioranza non ha ancora sciolto il nodo del possibile appoggio ad un futuro governo Monti dal fronte del centrosinistra si evidenziano le caratteristiche del possibile esecutivo guidato dal neosenatore a vita. “Se prevale il buon senso, il nuovo governo si può fare in poche ore” ha detto l’ex premier Massimo D’Alema. “Naturalmente – avverte il presidente del Copasir – bisogna davvero che tutti partiti facciano un passo indietro e che nessuno si metta ad avanzare pretese per i posti, perchè altrimenti si rischia di non uscirne. Se c’è buon senso, credo che si possa fare un governo in grado di affrontare i problemi più urgenti del Paese e soprattutto di consentire anche una riforma della legge elettorale prima di andare al voto”.
Il Pd fa segnare anche un punto a favore del governo Monti. Il leader del partito, Antonio Di Pietro, apre all’ipotesi di governo tecnico ma fissa i suoi paletti: “Valuteremo la possibilità di un governo tecnico, ma a tempo”, ha detto durante una conferenza stampa a Bari. “Se dovessimo dare il giudizio solo su Mario Monti – ha aggiunto – potremmo anche dare l’appoggio. Ma in democrazia l’appoggio deve godere del consenso. Vogliamo sapere qual è la squadra, il programma, la coalizione”, ha continuato Di Pietro. ” È anomalo il contrario, ossia dare fiducia al buio. Mi riservo di decidere provvedimento per provvedimento”.
“Il voto è un lusso che non possiamo permetterci” sottolinea invece il leader di Fli e presidente della Camera Gianfranco Fini. Il presidente della Camera sottolinea poi che con la legge elettorale di oggi c’è “anche il rischio di non avere la maggioranza in una delle due Camere”. Per Fini l’Italia in questo momento di crisi non può “permettersi 60 o 70 giorni di paralisi”, quelli necessari per il voto. Il presidente della Camera auspica una nuova legge elettorale, con le preferenze o comunque con un legame più stretto tra elettori ed eletti”.
Intanto il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al telefono con il collega tedesco, Christian Wulff, ha auspicato che “gli impegni assunti dall’Italia” per affrontare e superare la crisi “e ogni ulteriore necessaria decisione, si traducano presto in una efficace e condivisa azione di governo”.