ROMA. Si è conclusa sabato 17 marzo la celebrazione per i 150 anni dellunità dItalia: presente nel salone dei Corazzieri al Quirinale anche Roberto Benigni che scherza con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Che bello il Quirinale, sarei venuto anche a cavallo, non me l’hanno permesso, non c’era nemmeno lo spazio. Ma sarei venuto comunque. Presidente sono a disposizione, se ha bisogno di me anche per un settennato tecnico!, esordisce Benigni prima di leggere alcuni passi del giuramento della Giovane Italia. Il regista e attore toscano scherza e non si limita ad ironizzare sullespressione del ministro Elsa Fornero, senza mai citarla, quando disse che il Governo non è disponibile a mettere una paccata di miliardi di fronte ad un sindacato che dice no. Infatti, Benigni dice: Come vedete ho qui una paccata di fogli, come si dice adesso, se non li volete non ve li leggerò tutti.
Come ogni intervento che contraddistingue il comico, anche al Quirinale, Benigni si appresta a mettere su un siparietto comico a tratti commovente. Parte da due testi risorgimentali, il Giuramento della Giovine Italia di Mazzini e il memorandum di Garibaldi alle Potenze d’Europa, per fare poi una carrellata che, attraversa tutta la storia unitaria fino alla firma dei costituenti per la costituzione italiana nel 1947. Ricorda che Garibaldi ha anticipato anche l’idea di Europa, legge brani tremendi dal fronte della prima guerra mondiale, recita stentoreo tutti i nomi dei professori che nell’Italia di Mussolini rifiutarono di aderire al fascismo.
Sulle leggi razziali si ferma, é una pagina così nera da essere ridicola, dice. E per ricordarla ricorre ad un esilarante, amarissima, poesia di Trilussa, protagonista un gatto in odore di ebraismo. Quindi arriva alla II guerra mondiale, legge commosso alcune lettere di condannati a morte della resistenza. L’ultima è di un ragazzo di 29 anni che scrive alla mamma il tuo bambino muore senza paura. Ci sono bambini che hanno donato la vita per noi, – conclude Benigni commosso – c’é voluta tutta questa morte e questo orrore perché si potesse arrivare a scrivere queste parole, ovvero la Costituzione italiana. E proprio leggendo il primo articolo della Costituzione, e poi le firme di coloro che la promulgarono, cheBenigni conclude. Non prima di aver lanciato un entusiastico Viva l’Italia.
Un discorso importante che mette in difficoltà anche il presidente della Repubblica che prima di iniziare il suo discorso ufficiale dice: Grazie a Benigni, anche se è difficile parlare egregiamente dopo di te. Durante il suo intervento, che si mostra anche una sorta di bilancio dellandamento del Governo tecnico diMario Monti, Napolitano dà uno sguardo alla politica: L’esecutivo guidato da Mario Monti è un governo che si è formato fuori dagli schemi ordinari, con caratteristiche per vari aspetti mai sperimentate che sta portando avanti un’azione tutt’altro che indolore. Tutto questo sarebbe stato più arduo se in precedenza– osserva il capo dello stato- non si fessi ritrovato il senso dell’interesse generale da far prevalere su ogni interesse particolare. Il merito è anche quello del 150° anniversario dell’unità d’Italia che ha permesso la presa di coscienza da parte di larghi strati della popolazione con una maturità, direi sorprendente, stimolata dal quel recupero di valori nazionali, civili e morali di cui questa mattina abbiamo voluto trarre il bilancio.
Prosegue consigliando qualche giusta mossa al governo presieduto da Monti: Le forze più rappresentative della politica – dice – devono dimostrare in questa fase di saper varare riforme istituzionali condivise, già per troppo tempo eluse e devono tendere a garantire nel futuro comportamenti trasparenti sul piano della moralità, nonché più alti livelli di qualità nelle rappresentanze istituzionali e di governo. Non c’è tempo per rimandare, soprattutto perché dopo il risanamento, deve venire la crescita. Senza mettere in forse il percorso di risanamento finanziario – spiega Napolitano – ora la politica deve integrarlo con misure per il rilancio della crescita.
Alla base dei risultati ottenuti dal governo, dice il capo dello Stato, c’è l’evoluzione in senso più costruttivo nei comportamenti di importanti soggetti sociali e politici, sotto la pressione di una forte reazione critica e di una netta domanda di cambiamento provenienti dalla società. Ma ha contribuito anche la messa in campo, per il governo del Paese, di qualificate energie e competenze di cui l’Italia disponeva. Le due cose unite si sono tradotte nell’espressione di un largo consenso parlamentare al governo e al presidente Monti.