LAMPEDUSA. Riprendono a Lampedusa gli sbarchi di immigrati e la situazione è diventata subito molto difficile.
Perché a differenza del passato recente, non c’è più nemmeno la possibilità di ospitare temporaneamente i migranti nel centro di accoglienza, chiuso dopo l’incendio dello scorso anno. Ho chiesto al ministero dell’Interno di riaprire, immediatamente, nelle prossime 24 ore, il centro di accoglienza ha detto il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis al Corriere. Intenzione confermata alla agenzie mentre era sul molo per assistere al trasbordo dei 108 profughi rimasti per oltre 24 ore sul rimorchiatore Asso 30′ dopo essere stati soccorsi nel Canale di Sicilia.
Non possiamo continuare ad assistere all’arrivo di altri profughi che vengono portati all’area marina protetta o in altri luoghi non idonei ha aggiunto il sindaco non c’è neanche coordinamento, se non via telefonica con la Prefettura di Agrigento. Serve la presenza della Protezione civile. Ho cercato anche di parlare con il capo del dipartimento, Franco Gabrielli. Tra l’altro aggiunge ancora il primo cittadino all’area marina protetta tra pochi giorni iniziano i lavori di ristrutturazione e se continuano ad arrivare altri profughi non sappiamo dove sistemarli. Ecco perché chiediamo la riapertura del centro d’accoglienza. Non vogliamo che accada quello che è successo l’anno scorso perché non possiamo rischiare di perdere anche questa stagione turistica.
Nel frattempo, per effettuare i soccorsi in mare dei 275 immigrati che si trovavano su tre barconi in difficoltà a oltre settanta miglia dall’isola di Lampedusa la Capitaneria di porto ha dovuto derogare alla dichiarazione di porto non sicuro firmata il 27 settembre del 2011 dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Lampedusa venne dichiarata porto non sicuro per i soccorsi in mare, dopo l’incendio appiccato a metà settembre al Centro d’accoglienza da un gruppo di tunisini che protestavano contro il rimpatrio.
L’isola resterà porto non sicuro finché il centro di accoglienza non sarà ricostruito. ha detto il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, tenente di vascello Giuseppe Cannarile Ma quando ci sono immigranti in pericolo di vita, come è accaduto ieri ha spiegato Cannarile non c’è il tempo per trasferire direttamente i profughi in strutture sulla terraferma, quindi abbiamo dovuto chiedere la deroga.
Intanto, la centrale operativa delle Capitanerie di porto di Roma ha confermato che sono cinque i cadaveri che sabato erano su un gommone soccorso nel Canale di Sicilia, in acque di competenza libica, dalle unità italiane di Guardia Costiera e Guardia di Finanza. Sull’imbarcazione, che era alla deriva con il motore in avaria, si trovavano altri 52 migranti, tra cui cinque donne, tutti in precarie condizioni di salute; 19 sono stati imbarcati sul Pattugliatore della Guardia di Finanza; altri 32 sulla motovedetta della Guardia Costiera; un altro extracomunitario, in gravi condizioni, e’ stato invece soccorso da un elicottero di stanza sulla nave militare Bettica.