Lombardia, Davide Boni si dimette: “Seguo esempio di Bossi”

di Redazione

Davide BoniMILANO. Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, il leghista Davide Boni, indagato per corruzione, si dimette dalla carica.

La voce delle sue dimissioni, che da giorni circolava negli ambienti regionali, diventa ora un dato di fatto e l’annuncio è stato dato dallo stesso Boni nel corso di una conferenza stampa convocata alle 14 Pirellone. Boni ha parlato di una “scelta sofferta” presa con la sua famiglia, indipendentemente dai vertici del partito che gli hanno ribadito un mese fa la loro fiducia. Dal consiglio regionale si sono dimessi nei giorni scorsi Renzo Bossi, e Monica Rizzi (Lega) e Stefano Maullu (Pdl). Anche Filippo Penati si è dimesso dalla carica di vicepresidente, rimanendo però consigliere, come Boni: “Torno nel gruppo Lega Nord, torno in famiglia”.

“Davide Boni si è dimesso, è un gesto apprezzabile, sottolinea questo nuovo corso che la Lega ha preso”, ha detto Roberto Maroni – parte del triumvirato che sta guidando la Lega – intervenendo all’emittente locale bergamasca Radio Pianeta. “Voglio che in Regione Lombardia si affermi il nostro nuovo principio: largo ai giovani – ha aggiunto Maroni -. Ne abbiamo tanti, sceglieremo un giovane che vada a presiedere il consiglio regionale”.

“Il triumvirato, sia in precedenza, sia in occasione della riunione con i Consiglieri regionali, durante la quale sono state discusse le dimissioni di Monica Rizzi, non ha mai chiesto le mie dimissioni, rinnovandomi la fiducia”, afferma Davide Boni in una nota. “Peraltro fin da subito la Segreteria politica federale, alla quale ho dato le mie spiegazioni, mi ha concesso fiducia incondizionata, confermandola nel tempo. In funzione di quanto ha fatto il mio Segretario federale, Umberto Bossi, che ha fatto un passo indietro per agevolare una serena condizione politica per il movimento, faccio anch’io un passo indietro, precisando che nessuno me l’ha mai chiesto, in totale autonomia, quindi, ed in assenza di qualsivoglia nuovo elemento riguardante le indagini che mi hanno mio malgrado coinvolto. Dopo 22 anni di militanza non posso e non voglio però fare altro, ancora una volta, che seguire l’esempio del mio Segretario federale, Umberto Bossi, al quale già rimisi il mandato un mese fa. Se fa un passo indietro lui, diviene un imperativo morale per me seguirlo”.

Martedì mattina Boni si è presentato regolarmente nell’aula del Pirellone, per guidare i lavori. “Se devo essere polemico lo sono con Vendola e con Errani e non con Filippo Penati”, ha risposto Boni a chi gli chiedeva un commento alle polemiche attorno alla scelte di Filippo Penati, che, indagato per corruzione, ha lasciato il Pd e siede ora in consiglio regionale nel gruppo misto. “Se vogliamo fare un parallelismo Errani è il mio alter ego nella conferenza delle Regioni”, ha spiegato Boni, precisando che dimettendosi da presidente del consiglio regionale lascerà anche la carica di coordinatore dei presidenti delle assemblee regionali. Boni resterà al suo posto di consigliere regionale; la lettera di dimissioni da presidente del Consiglio sarà depositata mercoledì mattina, mentre l’elezione del suo successore sarà in programma l’8 maggio, in occasione della prossima riunione dell’assemblea. “Mi manca fare la politica attiva – ha detto Boni – e questo toglie qualsiasi tipo di problemi”.

Secondo le accuse, Boni sarebbe coinvolto in un giro di tangenti di oltre un milione di euro. Soldi che sarebbero stati versati in contanti tra il 2008 e il 2010, nell’ambito di una decina di “accordi corruttivi”, a Boni e al capo della sua segreteria Dario Ghezzi e a loro consegnati anche negli uffici della Regione. L’ipotesi degli inquirenti è che parte di quelle mazzette sia andata anche alla Lega Nord. Boni aveva rimesso il suo mandato nelle mani di Umberto Bossi, che però l’aveva sostenuto. Lo scorso 13 marzo il capo della segreteria Dario Ghezzi si era dimesso dal suo incarico, mentre Boni aveva inviato una lettera ai consiglieri in cui annunciava la sua decisione di voler restare al suo posto perché innocente. Il 20 marzo Boni aveva presieduto il consiglio regionale in cui si discuteva del suo caso e aveva ha letto alcuni suoi appunti dallo scranno della presidenza, poi aveva lasciato il vicepresidente Carlo Saffioti (Pdl) a dirigere i lavori.

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