ROMA. Giorno dopo giorno lincubo di un Pdl retrocesso a terzo partito dItalia si fa sempre più concreto.
Le previsioni che un anno fa venivano definite come follie antiberlusconiane vengono impietosamente confermate da tutti i sondaggi: senza più il potere, fiaccato dagli scandali, privato dellalleanza con la Lega, il partito del Cavaliere si aggira attorno al 15%. Meno della metà rispetto alle elezioni del 2008, e quasi dieci punti in meno rispetto al Pd che – con il suo 24% – è il primo partito dItalia. Ma il dato più eclatante è il 20% del 5 stelle di Beppe Grillo.
Non bastano nemmeno i roboanti annunci di grandi novità, le liste civiche, le promesse di riforme epocali. Berlusconi dopo aver tentato di tutto, dal modello De Gaulle al modello Gerry Scotti si ritrova scalzato da un comico di professione (secondo il 65% degli italiani lex premier dovrebbe addirittura lasciare la politica). E così da mesi i big del partito insistono: è il sostegno a Monti che ci frega. A dirlo sono soprattutto gli ex An che farebbero volentieri saltare il tavolo salva-Italia.
Siamo il partito che sta pagando il prezzo più alto a un governo che procede in modo scomposto su più fronti, dicono. E, almeno per una volta, Berlusconi ammette che siamo gli unici a perdere un punto a settimana. Il che, per i suoi standard propagandistico-ottimistici, significa solo una cosa: il Pdl è a pezzi. Se qualcuno avesse il coraggio di costruire qualcosa di nuovo alternativo alla sinistra di Vasto, alla demagogia piazzaiola grillina e allo squallore berlusconiano potrebbe puntare direttamente al podio elettorale.