Intervista a Giuseppe Rossi, presidente del Parco nazionale d’Abruzzo

di Redazione

Giuseppe RossiL’AQUILA. Prima di procedere ad intervistare Giuseppe Rossi, Presidente dal giugno 2007dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, già Direttore di Federparchi e Presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso, mi preme fare una premessa.

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, antico Parco con sede in Pescasseroli (L’Aquila), fu inaugurato il 9 settembre1922. Dal 2001, ha esteso e integrato il suo territorio anche al Lazio e al Molise ed è stato ridenominato Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. L’Ente parco, attraverso un’attenta gestione, ha favorito le presenze turistiche e soggiorni sportivi per convertire l’economia montana pastorale in un sistema compatibile con la tutela dell’ambiente ed è riuscito nella salvaguardia di una rilevante quantità di specie animali e vegetali.

I centri turistici sono Pescasseroli, Barrea, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Opi e Alfedena. Il Presidente Rossi è attivamente proteso affinché vada in porto il progetto che vede la costruzione, in Europa, di una rete transnazionale di foreste vetuste di Faggio, promuovendo la candidatura della foresta secolare di Val Cervara, nel territorio di Villavallelonga, a “Patrimonio dell’Umanità”. Questa foresta è un patrimonio naturalistico di enorme importanza, habitat eccezionale per molte specie rare di animali, decine di ettari di superficie in cui sono presenti piante di oltre 500 anni di età.

E’, quindi, una delle aree più ricche di biodiversità dove vi sono migliaia di specie animali e vegetali uniche, alcune specie come il Camoscio d’Abruzzo e l’Orso Bruno Marsicano sono di valore incalcolabile ed è nostro dovere favorirne l’espansione naturale anche se, sicuramente, si dovranno conciliare le esigenze di conservazione del parco con le esigenze di sviluppo delle comunità.

Da quanto mi consta, la popolazione partecipa attivamente ad un così grande progetto di conservazione perché ha capito l’importanza della salvaguardia delle specie, in particolare dell’orso perchè è certamente la specie più importante da preservare, che la conservazione del parco è un patrimonio ecologico e naturalistico, ma anche economico in quanto è sostanziale volano per il turismo. Anche la stupenda foresta del Monte Cimino è candidata al riconoscimento Unesco.

Dopo questa piccola premessa, sono con Giuseppe Rossi che, fin da bambino ha avuto la grande fortuna di abitare in Civitella Alfedena, uno dei più bei centri del Parco, e di vedere per la prima volta l’orso all’età di cinque anni; da quel momento se ne è innamorato. Da grande, si è occupato attivamente per la difesa dell’Orso Marsicano, che corre il concreto rischio di estinzione insieme al Camoscio d’Abruzzo, probabilmente, a causa di una eccessiva o, comunque, poco controllata urbanizzazione del territorio avvenuta fino alla metà degli anni ‘80.

Presidente, mi può dire come avviene la scelta del Presidente dei Parchi? «Il Presidente è nominato dal Ministro dell’Ambiente, d’intesa con le tre Regioni del Parco. Può essere nominato Presidente chi ha requisiti adeguati alla carica e un curriculum rispondente alle funzioni che gli sono affidate».

Quando ha preso il timone di quest’area protetta di grande valore? «A giugno 2006 sono stato nominato Commissario Straordinario. Sono Presidente dal 1° giugno 2007 e il mio mandato è terminato il 15 luglio scorso. Ora sono ancora Commissario Straordinario fino alla nomina di un nuovo Presidente».

Cosa rappresenta il Presidente dei parchi? «E’ un incarico molto importante e impegnativo. Si tratta di rappresentare l’Ente e coordinare le attività, assumendo provvedimenti, a volte molto delicati, di uno dei più importanti parchi d’Italia e d’Europa».

Ci sono concrete speranze per la sua riconferma? «Non saprei. E comunque non è un problema. La cosa importante è che venga nominato un Presidente che voglia bene al Parco, lo consideri Istituzione al di sopra delle parti e sia specialmente sensibile ai temi della conservazione, anche se dovrà occuparsi di varie questioni».

Come si misura il rapporto tra conservazione della natura, sviluppo locale e turismo? «Lo sviluppo locale deve essere “sostenibile”, vale a dire non deve interferire con le attività di tutela e conservazione e deve tener conto della importanza del “capitale” su cui si fonda: la Natura».

Le sue competenze e la sua sensibilità sono riconosciute da tutti, sappiamo che ha tutelato e fatto sviluppare nel migliore dei modi il territorio che le è stato affidato e, quindi, questa è un’assicurazione per la continuazione della buona gestione che lei ha fatto? «La ringrazio, ma non tutti la pensano così. Ad ogni modo io ho cercato di fare al meglio quanto mi è stato chiesto dalla funzione chiamato a svolgere. Spero di aver fatto bene. Alle Istituzioni e ai cittadini le valutazioni».

Lei è una persona autorevole e preparata, in grado di comprendere meglio determinate istanze e interpretarle, perciò, sarebbe utile che continuasse su questo piano di lavoro? «Io non posso che augurarmi il prosieguo di una azione attiva e positiva del Parco, soprattutto in termini di conservazione della Natura e di coinvolgimento dei cittadini nei processi di tutela, allo scopo di perseguire al meglio le finalità istituzionali. A prescindere da chi sarà chiamato a presiedere e ad amministrare il Parco».

Per mantenere l’equilibrio tra protezione degli ecosistemi naturali ed economia del territorio, in quale direzione si è mosso e qual è la strada che vorrebbe continuare a percorrere? «Come ho avuto spesso modo di ripetere, credo fondamentale sapere associare, nella gestione di così importanti territori, tutte le istituzioni, le istanze e le realtà interessate. Ovviamente, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e secondo i variegati interessi che rappresentano, avendo sempre come “strada maestra” l’interesse della conservazione».

Mi può parlare della discussione in atto sulla modifica alla legge quadro ( 394/91) sui parchi, legge che ha permesso lo sviluppo delle aree protette in Italia negli ultimi 20 anni? «Certamente la legge, dopo oltre 20 anni, necessita di qualche adeguamento. In particolare sul fronte della governance degli enti di gestione. Occorre però fare in modo che nel contempo venga pienamente attuata la parte non ancora applicata delle norme vigenti (es. riserve naturali, art. 7, sorveglianza, etc.). Nella fase di modifica occorre essere vigili ad evitare incoerenze con quanto i parchi devono fare».

Ci può dare il suo parere sul personale dei parchi?«Nel complesso il numero è insufficiente. Non nel caso del nostro parco che ha molti dipendenti. Occorrono maggiore qualificazione e professionalità. Non esiste un luogo di formazione e aggiornamento specifico».

Per fare rete e portare lo specifico contributo nei processi di miglioramento della qualità della vita e nella tutela dei beni collettivi, sarà fatto come stabilito dalla legge quadro? «La legge quadro indica alcuni percorsi. La Rete, però, può nascere e crescere soltanto dotando gli enti di gestione di risorse e mezzi adeguati e di amministrazioni all’altezza».

Se verrà riconfermato cosa potrà continuare a fare? «Nel caso, credo debba continuare il programma a suo tempo presentato che non poteva essere completato in breve tempo. Un programma che si rispetti e che sia condiviso, richiede tempi medio-lunghi per essere attuato nelle sue diverse previsioni».

Un buon lavoro sarebbe valorizzare al meglio il parco con tutte le sue peculiarità? «Certamente. Innanzitutto attenta conservazione della natura e della biodiversità. Poi attenzione alla promozione e allo sviluppo sostenibile nelle componenti economiche legate ad attività tradizionali, agricoltura leggera, allevamento di qualità e compatibile, artigianato, servizi territoriali, turismo sostenibile, partecipazione».

Si dovrà partire dal confronto e dall’ascolto costanti con le istituzioni locali e con le espressioni delle categorie economiche e dell’associazionismo presenti sul territorio? «Senz’altro. In questo credo di poter dire che sono stati fatti dei notevoli progressi rispetto al passato, soprattutto se si pensa alla conflittualità (a volte peraltro comprensibile e giustificata) che ha caratterizzato la vita del Parco in passato».

Abbiamo avuto modo in tante occasioni di apprezzare le sue competenze e l’attenzione per i temi ambientali, perciò, siamo sicuri che continuerà a fare un buon lavoro. «L’augurio, ripeto, è che il Parco possa continuare “a fare un buon lavoro”, a prescindere dalle persone che ne avranno la responsabilità della conduzione».

Colgo l’occasione per fare gli auguri di Buon Compleanno al Parco Nazionale d’Abruzzo, diventato poi Lazio e Molise, per i suoi 90 anni di attività per la protezione della natura. Alla cerimonia che avverrà a Pescasseroli il 9 settembre, parteciperanno il Commissario Giuseppe Rossi, il Direttore Dario Febbo, i sindaci e amministratori locali, rappresentanti delle regioni e delle province, operatori e cittadini.

Per il buon prosieguo della gestione del Parco, che rappresenta un patrimonio di primo piano per il territorio e per le Regioni, per le sue peculiarità naturali, ambientali e storiche, ci auguriamo che Giuseppe Rossi venga riconfermato Presidente il cui ruolo, che ha ricoperto negli ultimi cinque anni con autorevolezza e capacità operative, ha contribuito a rafforzare il prestigio del Parco.

Principia Bruna Rosco

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