Grandi Rischi: il governo respinge dimissioni della commissione

di Redazione

 ROMA. Dimissioni della commissione Grandi Rischi rispedite al mittente. La decisione è arrivata dal Consiglio dei ministri dopo una riunione, durata due ore e mezza, che ha toccato vari temi.

Il governo ha dato anche il via libera al regolamento per le quote rosa nelle aziende pubbliche. Poi ha auspicato che il governatore del Lazio, Renata Polverini, fissi al più presto la data delle elezioni. Inoltre l’esecutivo si costituirà parte civile nel processo a Palermo per la presunta trattativa Stato-mafia. E ha annunciato lo stop alle trattenute del 2,5% sul Tfr in busta paga per i dipendenti pubblici.

 

Il Consiglio dei ministri è durato due ore e mezza. Si sono toccati, appunto, vari temi. Tra questi anche la vicenda della commissione. Il governo dopo “averne parlato ha accettato di chiedere il ritiro delle dimissioni dei membri della commissione Grandi Rischi”, che si erano dimessi in blocco dopo la sentenza di condanna (sei anni per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose per le rassicurazioni circa l’improbabilità di una forte scossa a L’Aquila). Che la questione dei componenti della commissione finisse in Cdm era stato annunciato dal ministro Corrado Clini il quale, per parte sua, ha già respinto le dimissioni del presidente dell’Ispra De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile, e parlato di “solidarietà alla comunità scientifica da parte del governo”.

Svolta anche per quel che riguarda le donne nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche. Lo ha annunciato l’esecutivo in una nota. La legge 12 del 2011 ha stabilito che nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate in mercati regolamentati almeno un terzo dei membri debba appartenere “al genere meno rappresentato” e che per il primo mandato di applicazione della legge la quota deve essere pari almeno a un quinto.

Le nuove regole consentono alle singole società a controllo pubblico di modificare i propri statuti per assicurare l’equilibrio tra i generi. L’equilibrio si considera raggiunto quando il genere meno rappresentato all’interno dell’organo amministrativo o di controllo ottiene almeno un terzo dei componenti eletti. Per assicurare la gradualità dell’applicazione del principio, si stabilisce che per il primo mandato al genere meno rappresentato va riservata una quota apri ad almeno un quinto degli amministratori e sindaci eletti.

Approvato, infine, un decreto legge che, in attuazione della recente sentenza della Corte costituzionale numero 223 del 2012, ripristina la disciplina del trattamento di fine servizio nei riguardi del personale interessato dalla pronuncia.

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