REGGIO CALABRIA. Fermati otto scafisti che avevano organizzato il viaggio della speranza per 162 turchi.
Sono accusati di aver portato illegalmente, dietro pagamento di varie migliaia di dollari, dalla Turchia all’Italia, i migranti esponendoli a pericolo di vita e sottoponendoli ad un trattamento inumano e degradante.Il peschereccio battente bandiera turca, “Kaptan Ilker Atalay”, era stato intercettato in mare da unità navali della Guardia di Finanza: i clandestini avrebbero pagato agli scafisti tra i 5 mila e i 6 mila dollari a persona per essere trasportati dalla Turchia all’Italia, per un totale di un milione di dollari, circa 779mila euro.
A condurre loperazione sono stato gli uomini delle Fiamme Gialle e i poliziotti della squadra mobile di Reggio Calabria con il coordinamento del pm della Procura reggina, Sara Amerio e del procuratore aggiunto Michele Giarritta Prestipino che hanno arrestato i membri dell’equipaggio e assistito i migranti.
Secondo gli inquirenti il peschereccio, partito dal porto di Istanbul, è stato intercettato nella notte tra domenica e lunedì scorsi da unità del Gruppo aeronavale di Messina della Guardia di Finanza al largo di Capo dell’Armi (Reggio Calabria).
L’imbarcazione era stata avvistata nel tardo pomeriggio di domenica a circa 140 miglia a Sud est di Capo Passero (Siracusa) e successivamente monitorata nel corso della navigazione. Una volta entrato in acque territoriali, il peschereccio è stato prima bloccato e poi condotto nel porto di Reggio Calabria. A bordo cerano anche 34 bambini e 25 donne di cui una in stato di gravidanza, che hanno riferito di essere afgani e di essere partiti tre giorni prima dal porto di Instabul.
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È stata un’operazione sicuramente importante perché abbiamo individuato gli organizzatori e gli scafisti che con questo viaggio hanno incassato circa un milione di dollari, ha detto il procuratore aggiunto Prestipino commentando l’inchiesta coordinata con il pm Sara Amerio. Quegli sfortunati viaggiatori – ha aggiunto Prestipino – sono rimasti ammassati sul peschereccio per sei giorni, tenuti in condizioni degradanti e disumane. Quando sono arrivati erano fortemente provati ed esausti. Senza dimenticare che sono stati costantemente in pericolo di vita per tutto il viaggio. Le indagini dei finanzieri del Gruppo e dei poliziotti della squadra mobile hanno accertato che l’equipaggio li ha trattati in maniera disumana.
Le indagini hanno quindi permesso di individuare, grazie anche alle immagini scattate e ai video girati al momento dell’abbordaggio e dalle numerose testimonianze, gli scafisti nel cittadino azero Ahamed Mahmudou, di 31 anni, nel cittadino iracheno Ahmad Maryvan, (27). I due avevano cercato di allontanarsi dalla plancia di comando per confondersi con i migranti. I rimanenti sei componenti l’equipaggio hanno, invece, coadiuvato gli scafisti a vario titolo e con precise mansioni a bordo, garantendo l’ordine e la “disciplina” dei trasportati e provvedendo alla saltuaria distribuzione di viveri ed acqua.
Alla fine, su disposizione di Prestipino e di Sara Amerio, i baschi verdi e la squadra mobile hanno sottoposto a fermo, oltre ai due scafisti, Rafia Mashaali (19), iracheno, Haydari Jallat (25), iraniano, Abdollah Jabar Ahmad (20), iracheno, Armand Mohammad Reza (37), iraniano, Jhanizada Ruhid (21), afghano, e Zabeehullah Muhammad (31), afghano per favoreggiamento ed introduzione illegale nel territorio dello Stato italiano di immigrati clandestini con le aggravanti di aver esposto adulti e bambini a grave pericolo di vita sottoponendoli ad un trattamento inumano e degradante.