ROMA. Continua lo scontro a muso duro tra lex procuratore aggiunto Antonio Ingroia e Ilda Boccassini.
Dopo le dichiarazioni rilasciate martedì dalla Boccassini, che definiva le parole di Ingroia vergognose perché si era paragonato a Giovanni Falcone, il leader di Rivoluzione civile risponde senza mezzi termini.
Ho atteso finora una smentita, invano. Siccome non è arrivata dico che l’unica a doversi vergognare è lei che, ancora in magistratura, prende parte in modo così indecente e astioso alla competizione politica manipolando le mie dichiarazioni. La prossima volta pensi e conti fino a tre prima di aprire bocca, attacca Ingroia.
Quanto ai suoi personali giudizi su di me non mi interessano – aggiunge Ingroia – alle sue piccinerie siamo abituati da anni. Mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino e cosa pensava di lei. Ogni parola in più sarebbe di troppo.
Ad attaccare Ingroia, mercoledì mattina, tramite unintervista rilasciata a Repubblica, anche la sorella del giudice Giovanni Falcone, Maria. Non deve permettersi di usare il nome di Giovanni per prendere voti. Non si può paragonare a lui. Giovanni non ha mai partecipato nemmeno a un comizio politico e aveva una propria idea dei rapporti tra politica e magistratura, ha detto la sorella del giudice assassinato dalla mafia a Capaci nel 1992.
E Ingroia risponde a Maria Falcone duramente: Alla signora Maria Falcone, con tutto il rispetto per il cognome che porta dico: si informi prima di parlare -argomenta Ingroia- Io non ho mai usato il nome di Giovanni Falcone per i voti. Lei invece si, quando si candidò per prendere il seggio al Parlamento europeo e non venne neppure eletta.