“Il dopo Gheddafi e la destabilizzazione del Sahel”

di Redazione

 MILANO. Martedì 5 febbraio, al famoso Palazzo Cusani di via Brera, a Milano, nel magnifico Salone Radetzky del Circolo Militare Ufficiali, si è svolta un’interessante conferenza dal tema “Il dopo Gheddafi e la destabilizzazione del Sahel”, …

…tenuta da due relatori d’eccezione: il dottor Luigi Ippolito e il dottor Lorenzo Cremonesi, giornalisti con esperienze dirette della guerranel Medioriente e della politica internazionale. Prima di parlare della conferenza, occorre evidenziare le qualità professionali di questi due conferenzieri. Il dottor Luigi Ippolito, giornalista, dopo aver ricoperto vari incarichi nella Redazione Esteri del Corriere della Sera, ne è adesso il responsabile. Conosce diverse lingue: italiano, inglese, francese, russo e tedesco.

E’ stato a lungo inviato a Mosca e nell’ex Unione Sovietica, viaggiando dalla Siberia all’Ucraina, dalla Georgia al Tajikistan. Ha seguito direttamente conflitti armati dalla Moldavia all’Albania. Ha avuto modo di intervistare leader e capi di Stato quali Jacques Delors, Mikhail Gorbaciov, Eduard Shevardnadze, Mikheil Saakashvili, Viktor Yushchenko. Il dottor Lorenzo Cremonesi, giornalista e inviato del Corriere della Sera in Iraq, Libano, Afghanistan e Pakistan, è un autentico reporter che ama scrivere dove i fatti accadono. Cremonesi ha vissuto in prima persona la guerra in Iraq, dove è stato dal 2002 al 2005. Nel 2003 è uscito il suo libro Bagdad Cafè, un reportage con settantacinque articoli che racconta in presa diretta la vita quotidiana a Bagdad, prima, durante e dopo il conflitto. Nel 2008 è uscito l’altro suo libro sui grandi inviati del Corriere della Sera.

Il 10 settembre 2005 fu rapito a Gaza dalle Brigate Al-Aqsa, per fortuna subito liberato. Ha introdotto il Generale di Brigata Antonio Pennino, Comandante Militare Esercito Lombardia, annunciando che questa è la prima di un ciclo di conferenze che il Comando Militare Esercito Lombardia intende offrire alla Città di Milano. Il Generale ha poi fatto un excursus complessivo della situazione attuale sulle coste meridionali del Mediterraneo, lasciando poi la parola ai due relatori per esprimersi sulla fase di transizione della Libia dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, che si sta rivelando complessa e difficile.

 I relatori hanno preso la parola interagendo tra loro e il pubblico nell’illustrare la crisi maliana, il riarmo degli indipendentisti tuareg in seguito alla loro partecipazione alla Guerra Civile Libica, la quale ha causato una fase di destabilizzazione del paese, che non trova più la propria identità nazionale, ma un’approssimativa appartenenza tribale con all’interno tutte le motivazioni di conflittualità o rivalità. Hanno parlato della destabilizzazione del Sahel e la relativa disgregazione delle forze militari avvenuta dopo il regime di Gheddafi; dell’occupazione del territorio libico e alcune città liberate da parte delle milizie ribelli che hanno creato micro‐gruppi di potere indipendenti di governo per il mantenimento dell’ordine nelle aree da loro controllate, senza, però, istituire un quadro di diritto civile.

Come nel Sahel, Stato dell’Africa sub-sahariana, le forze qaediste hanno rappresentato una minaccia alla stabilità regionale e internazionale, tanto è vero che un altissimo numero di persone ha abbandonato la regione. I due relatori hanno evidenziato come l’insurrezione tuareg abbia messo in luce una democrazia maliana debole, che ha causato l’ascesa e l’affermazione delle milizie radicali islamiche e l’avvento di Aqmi e del Mujao, quali forze egemoni nella regione e, come tutto questo abbia scatenato il tentativo di golpe da parte dei militari e la fuga del Presidente Amadou Toumani Touré.

Inoltre, si sono espressi sulle angosce etnico-sociali, la miseria e l’autoreferenzialità delle classi dirigenti, come queste abbiano scatenato le attuali condizioni d’instabilità del nord e dell’ovest dell’Africa, come nel Mali potrebbe intensificarsi l’iter addestrativo per i gruppi d’ispirazione qaedista e come questa sia una minaccia destabilizzante per gli Stati coinvolti nella transizione quali Libia e Tunisia e quelli dove esiste la militanza islamica radicale quali Algeria, Mauritania e Nigeria. Infine, hanno parlato del pericoloreale che potrebbe esserci con l’apertura di un nuovo fronte della guerra santa globale nel Sahel da parte delle forze islamiste alle porte del Mediterraneo, come questo fatto deve preoccupare tutta l’Unione Internazionale, come siano necessarie nuove istituzioni per il rilancio di un’identità nazionale e un nuovo equilibrio tra le varie componenti di controllo e potere in Libia. I due conferenzieri si sono anche pronunciati sull’intervento francese in Mali e come in seguito alla fine di Gheddafi, per i gruppi integralisti, sia diventato strumento per reclutare nuovi adepti della guerra santa globale, quindi, un pericolo anche per l’Occidente.

 «Questa è una nuova realtà dove la Libia sembra tornare alla vecchia separazione tra Tripolitania e Cirenaica – ha affermato il Generale al termine della conferenza – dove si rileva una crescente distanza tra le comunità islamica e quelle cristiana. I Paesi coinvoltimancano di una chiara leadership politica nei Paesi interessati dagli scontri e, infine, ancora una volta, si evidenzia la mancanza di una politica estera comune nell’ambito dell’Unione Europea».

Dal canto mio, mi auguro che questa lotta al massacro possa terminare nel più breve tempo possibile perché, in quei teatri di guerra tribale, purtroppo, non sono assolutamente salvati i fondamentali diritti umani. Al termine di un’animata partecipazione del pubblico, che ha interagito con i due conferenzieri, sono rimaste in sospeso ancora tante domande, che saranno evase in un prossimo futuro con altre conferenze, così come ha promesso il Generale Pennino che ha chiuso brillantemente questa prima conferenza.

Principia Bruna Rosco

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