Sì al “metodo Stamina”, Sofia potrà curarsi

di Mena Grimaldi

 MILANO. Chi ha ricevuto cure basate su cellule staminali ottenute con “metodo Stamina” può continuare a sottoporsi a tali terapie, pur se “non conformi alla normativa vigente” e anche se il laboratorio di riferimento non è autorizzato, ma sotto “monitoraggio clinico”.

La piccola Sofia, di Firenze, dunque, affetta da una grave malattia degenerativa, potrà continuare le terapie con cellule staminali già avviate, secondo il protocollo della fondazione Stamina. La possibilità le viene data grazie a un decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri.

A Sofia,la bambina di 3 anni e mezzo con una grave malattia neurodegerativache porta a paralisi e cecità il giudice aveva negato il proseguimento della cura con staminali, non poteva proseguire le cure con il “metodo Stamina”.

La denuncia era arrivata dalla mamma della piccola, Caterina Ceccuti. “È impensabile che a Sofia sia nuovamente sottratta la speranza di una migliore qualità della vita. È impensabile offrire ai suoi genitori la prospettiva di rivivere l’angoscia già sperimentata in coincidenza con l’attesa della seconda infusione – aveva scritto Giuseppe Conte, legale della famiglia di Sofia -. I tempi della malattia di Sofia e l’accelerazione da questa impressa non si confanno ai distinguo dei responsabili sanitari e ai tempi richiesti dalle verifiche giudiziarie in corso. Chiedo a tutte le Autorità e a tutti i Responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda, di assumersi la responsabilità di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato”.

La questione delle cure con staminali era stata posta in un’interrogazione urgente rivolta al ministro della Salute dalle senatrici del Pd Giuseppina Maturani, Leana Pignedoli e Maria Teresa Bertuzzi. “È inaccettabile che non ci sia chiarezza giuridica sulle cure a base di cellule staminali e che il destino dei pazienti sia affidato alla sentenza di un tribunale – scrivevano -. Oltre ai casi di Sofia e di Celeste ci sono oltre cinquecento persone affette da gravi malattie neurodegenerative che attendono di essere curate. Ognuna di queste dovrà fare ricorso per via giudiziaria per vedere riconosciuto il diritto ad essere curata”.

Le senatrici del Pd chiedono di fare “chiarezza sull’uso di medicinali personalizzati e dare risposte a quelle persone che, non potendo ricorrere ad alcuna cura farmacologica autorizzata, sono di fatto private della possibilità di esercitare il loro diritto alla salute, costituzionalmente sancito”.

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