Caserta, sgominata la banda delle gioiellerie: nove arresti

di Redazione

Nove le persone, tra cui sei donne, tutte della provincia di Napoli, indagate nell’ambito di un’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere su rapine a mano armata compiute in gioiellerie del casertano, anche con l’utilizzo di metodi violenti. L’indagine, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, ha portato a individuare una banda che ha messo a segno diversi colpi in un breve lasso di tempo. L’organizzazione agiva in trasferta, dato che ne facevano parte persone soprattutto residenti nel napoletano.

Si tratta di: Raffaella Mussolino, 27 anni, di Napoli;Concetta Rocchetti, 39, di Napoli;Daniela Mazza, 22, di Napoli;Raffaella Verde, 37, di Sant’Antimo (Napoli);Valentina Licciardi, 32, di Giugliano (Napoli);Saverio Tarantino, 32, di Sant’Antimo (Napoli);Assunta Chiurazzi, 25, di Napoli; Gianluca Grillo, 24, Sant’Antimo (Napoli);Celeste Caiazzo, 23, di Gricignano (Caserta).

L’articolata attività d’indagine, che ha consentito di ottenere i provvedimenti restrittivi, è stata avviata nel settembre 2011, a seguito di una rapina commessa alla gioielleria “Emozioni d’oro” a Macerata Campania (Caserta) e, successivamente, estesa ed orientata su un gruppo criminale originario dell’area napoletana e composto, tra l’altro, da sei donne, dedito in maniera serialeallaconsumazione di efferate rapine, apparentemente a mano amata, a danno di gioiellerie nelle province di Caserta e Napoli.

In alcuni casi sono state monitorate in diretta le fasi preparatorie e quelle immediatamente successive alle rapine, consentendo di ricostruirne le dinamiche e i ruoli di ciascun componente. La tecnica utilizzata, tanto semplice quanto efficace, era ispirata fondamentalmente agli elementi maggiormente caratterizzanti i due sessi: le donne, infatti, introducendosi all’interno delle gioiellerie sotto le rassicuranti, ma mentite spoglie, di potenziali acquirenti di costosi oggetti, assicuravano agevole accesso all’altra componente, mentre il gruppo armato e violento degli uomini che, con ferocia e determinazione devastanti, annullava la capacità di reazione delle vittime e faceva razzia di gioielli e di ogni sorta di ornamento prezioso, ben distinguendo quelli di maggior valore.

La peculiarità del sodalizio è stata proprio la costante e strumentale presenza di donne che hanno avuto il compito specifico di effettuare i sopralluoghi e poi, tornate al negozio, di farsi aprire la porta d’ingresso per favorire l’accesso dei complici uomini. Vi è quindi una ben precisa divisione di compiti che spiega il reato associativo. L’attività delittuosa è risultata molto remunerativa. soprattutto nell’attuale momento storico che vede la quotazione dell’oro aumentare sempre di più. rappresentando una sicura forma d’investimento anche sotto il profilo criminale, tenuto peraltro conto della capillare rete di commercializzazione (legale e non) presente sul territorio.

A capo della banda, secondo gli inquirenti, c’era il 22enne Gianluca Grillo, il quale si occupava della pianificazione delle rapine, della convocazione degli associati, della fissazione di appuntamenti, dell’organizzazione dei sopralluoghi, dell’acquisizione di mezzi rubati da utilizzare nella commissione delle rapine, della spartizione del bottino. Grillo era l’unico indagato attualmente già detenuto, poiché tratto in arresto nel febbraio scorso per una rapina commessa in provincia di Avellino nell’ottobre 2012. Molti dati probatori sono stati acquisiti dai carabinieri dalle conversazioni tenute da alcune indagate che, trasgredendo alle rigide imposizioni del “capo” Grillo, hanno in taluni casi commentato, seppur utilizzando un linguaggio criptico, le fasi salienti delle rapine e l’esito delle stesse.

Questi i “colpi” di cui è accusata la banda: Caserta, 20 settembre 2011: tentata rapina alla gioielleria “Gioielli e gioielli”; nella circostanza quattro malfattori giunsero a bordo di due ciclomotori, travisati da casco integrale, e tre di essi fecero irruzione armati all’interno dell’esercizio, grazie ad una delle indagate che aveva consentito loro l’accesso; Maddaloni (Caserta), 17 novembre 2011: rapina alla gioielleria “Tagliafierro 1934”; anche in questo caso tre uomini armati (di cui due travisati), favoriti da una delle indagate, fecero irruzione nella gioielleria ed asportarono denaro e gioielli dalla cassaforte; nel contempo, all’esterno altri due complici assolvevano la funzione di “palo”. Cicciano (Napoli), 15 dicembre 2011: tentata rapina ai danni della gioielleria “Forino”; due indagate, nella circostanza, entrarono all’interno dell’esercizio, cercando di favorire l’ingresso del gruppo armato (tre uomini travisati) che, tuttavia, non riuscì nell’intento per la pronta reazione del titolare che con una spallata fece chiudere la porta d’ingresso, impedendo quindi la fuga alle due donne, le quali furono per questo tratte in arresto unitamente ad una terza che aveva funzioni di “palo” all’esterno. Gli uomini, invece, riuscirono a fuggire; Maddaloni, 24 agosto 2012: rapina alla gioielleria “Bove”; tre uomini armati (due dei quali con casco integrale) fecero irruzione all’interno della gioielleria ed asportarono denaro e preziosi, malmenando brutalmente anche il titolare che aveva tentato una minima reazione.

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