ROMA. Alessandra Iacullo, 30 anni, è stata trovata morta, nella notte di giovedì, in via Riserva del Pantano, a Dragona, frazione di Roma:la donna, accoltellata, erasotto uno scooter priva di sensi e sanguinante.
Il corpo della donna è stato rinvenuto nella serata di giovedì, intorno alle 22, lungo la strada in cui abitava: trasportata subito in ospedale, al Grassi di Ostia, Alessandra è arrivata però priva di vita. Ad indagare sulla vicenda è la polizia scientifica che ha battuto come prima pista quella dellincidente stradale: opzione poi scartata dai medici del pronto soccorso, che dopo aver visitato la vittima, hanno notato le diverse coltellate sul collo, alla gola, sul viso e sulle altre parti del corpo. Le ferite sono state considerate non conformi a quella di un incidente stradale. La Procura di Roma ha disposto l’autopsia, che sarà eseguita sabato mattina. L’indagine è affidata al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e al pubblico ministero Paola Filippi.
Gli investigatori scavano, intanto, nella vita della donna, tra le sue relazioni sentimentali: sono stati infatti ascoltati amici e familiari. Pare che, negli ultimi tempi, Alessandra non avesse un fidanzato stabile. Al momento non viene tralasciata alcuna pista investigativa: il reato ipotizzato è quello di omicidio volontario.Si cerca di ricostruire inoltre le ultime ore di vita: la donna sarebbe stata vista, intorno alle 20, in un bar Dragona, a pochi isolati dal luogo del ritrovamento. Alessandra, che abitava con la madre e il convivente di quest’ultima, era uscita da casa con lo scooter. Fino ad alcuni mesi fa lavorava per l’attività del padre, morto un da poco, e vendeva prodotti per animali. Ultimamente faceva lavori saltuari come baby sitter. Poi il buio. Per far luce sullo svolgimento dei fatti, sono stati sentiti alcuni testimoni.
Alessandra è entrata qui ieri sera poco dopo le 20, sembrava che andasse di fretta, ha preso le sigarette e poi è andata via con il motorino. A noi è sembrato che fosse sola – dicono alcuni testimoni – Alessandra era una ragazza solare, ultimamente aveva sofferto tanto per la morte del padre, un mese fa. I suoi genitori erano separati da tempo e suo padre lavorava anche come cameriere, una persona irreprensibile come la figlia. Ogni tanto veniva qui anche con un’amica, con la quale prendeva un aperitivo. Lavorava come babysitter e non era una ragazza che aveva grilli per la testa. Qui nessuno sapeva se frequentava qualcuno o avesse una relazione.
Ma la pista viene cercata anche nel passato della vittima. Negli ultimi 8 anni, la donna era andata cinque volte al pronto soccorso dellospedale Grassi. Dal 2005 al 2013 cinque accessi, in almeno due casi per trauma cranico, spiegati con incidenti stradali o domestici. Lultimo il 15 marzo scorso per una riferita caduta mentre era alla guida del suo scooter. In un altri casi si è fatta medicare ferite ad un piede, su cui le sarebbe caduta una batteria, e poi escoriazioni sulle mani. Inoltre, a quanto si apprende sempre da fonti sanitarie, la ragazza in passato sarebbe stata ricoverata tre volte per motivi legati ad una depressione. Potrebbe essere nascosta nel telefonino la chiave per risolvere il giallo. In queste ore gli investigatori tenteranno di ricostruire i contatti della vittima per capire con chi avesse appuntamento in un luogo isolato e di campagna. A quanto si è appreso, finora nessuna delle persone interrogate aveva avuto notizie di lei dal tardo pomeriggio di giovedì. In particolare, chi indaga sta analizzando le ultime telefonate per capire se nella serata la giovane donna avrebbe dovuto incontrare qualcuno in via Riserva di Pantano. Nello stesso quartiere un’altra donna uccisa due settimane fa.
Il quartiere dove è stata uccisa Alessandra Iacullo èlo stesso dove poco più di due settimane fa si era consumato un altro atroce femminicidio. Il 18 aprile una guardia giurata, al termine dell’ennesima lite con la sua ex moglie, l’ha inseguita e le ha sparato sei colpi di pistola uccidendola. Subito dopo, sul cavalcavia che porta al centro di Dragona, ha provato a togliersi la vita sparandosi un colpo che non si rivelò però fatale. La vicenda commosse l’intero quartiere che organizzò nei giorni successivi una manifestazione per dire no alla violenza sulle donne. Al pontile di Ostia si radunarono in centinaia, tra cui tanti bambini. Oggi il quartiere a sud di Roma ripiomba nella violenza, con l’ennesimo episodio di sangue che ha colpito una ragazza di 30 anni.