Strage bus, omicidio e disastro colposo: cinque indagati

di Redazione

 AVELLINO. Le indagini della polizia stradale e dei tecnici sulle parti meccaniche del bus, la perizia autoptica sul corpo del conducente, chiariranno le cause del disastro di domenica sera a Monteforte Irpino, dove un bus di turisti è precipitato per 30 metri dal viadotto Acqualonga della A16 Napoli-Canosa.

39 morti e 9 feriti tra i passeggeri del bus che tornava da una gita a Telese Terme e Pietrelcina, nel Sannio. Più 14 feriti lievi tra le persone a bordo della auto colpite prima del volo nella scarpata. Al momento è certo che l’incidente è avvenuto intorno alle 20.30, alla fine di una curva in forte pendenza, in prossimità di rallentamenti dovuti al traffico. Il bus ha sbandato, strusciando sul guardrail per oltre un chilometro. La barriera ha poi ceduto di colpo per un tratto di circa 100 metri: il bus è precipitato nel vuoto.

Un pneumatico esploso, o un difetto al funzionamento dei freni – come sostiene il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, sul posto per un sopralluogo – le prime piste al vaglio degli inquirenti, insieme allo stato di salute dell’autista, Ciro Lametta, 44 anni, anch’egli deceduto, che avrebbe tentato una manovra per frenare la corsa del mezzo con l’aiuto del guardrail, senza successo.

L’autobus precipitato sarebbe giunto sul luogo dell’incidente a forte velocità e con la porta anteriore aperta o mancante, forse a causa di un precedente contatto. È quanto avrebbe affermato l’operatore che, circa un chilometro prima, segnalava rallentamenti sull’autostrada. Non solo: parti del sistema di trasmissione dell’autobus sono state trovate a terra, oltre un chilometro prima del luogo dove è precipitato, e questo rende molto probabile che il mezzo fosse già danneggiato mentre percorreva il tratto.

La procura di Avellino indaga per concorso in omicidio plurimo colposo e disastro colposo. Cinque le persone iscritte nel registro degli indagati, tra cui i responsabili dell’azienda di Napoli proprietaria del pullman – intestato al fratello dell’autista – i tecnici che hanno certificato la revisione del mezzo (l’ultima nel marzo scorso, dunque recente) e, anche, la società Autostrade per l’Italia. Quest’ultima non ha voluto commentare il provvedimento.

Il procuratore Cantelmo conferma che la gita era costata in tutto 120 euro e che il bus “non eraobsoleto. La presenza di un secondo autista dipende dalla distanza e non era questo il caso”. La procura ha anche sequestrato le immagini riprese dalle telecamere fisse dell’autostrada.

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