attività socialmente pericoloso. Perciò deve rimanere al 41 bis.
Così ha stabilito
il tribunale di sorveglianza di Bologna nell’ordinanza che respinge l’istanza
con cui l’avvocato Rosalba Di Gregorio,
difensore di Provenzano, aveva chiesto la revoca del 41 bis per il proprio
assistito.
Raccogliendo, peraltro, il parere favorevole delle tre Procure che
continuano a indagare su stragi di mafia e dintorni: Palermo, Caltanissetta e
Firenze. Aveva detto di no, invece, la Direzione nazionale antimafia, proprio
in considerazione del ruolo apicale che il detenuto ricopre ancora
all’interno di Cosa nostra.
Nel provvedimento depositato lunedì si dà
conto di un persistente concreto pericolo di commissione di delitti, che non
può ritenersi affatto escluso per le patologie di cui soffre il boss
corleonese.
Nemmeno il deficit cognitivo attuale fa ritenere affievolita la acclarata
pericolosità sociale del soggetto che – secondo il parere dei medici che
l’hanno visitato nel mese di agosto – risulta solitamente vigile, talvolta
esegue ordini semplici e risponde a semplici domande con parole di senso
compiuto, nonostante l’eloquio sia generalmente incomprensibile.
Tra laltro,
cè un episodio risalente al 17 agosto scorso, segnalato dalla polizia
penitenziaria, che il
tribunale di sorveglianza considera emblematico. Due giorni dopo ferragosto
Provenzano, durante la visita della moglie, sollecitato, la riconosceva, tanto
che si commuoveva, e le chiedeva A putìa come va? , ovvero la bottega come va?,
espressione che potrebbe facilmente essere una allusione del soggetto ad affari
illeciti.