di Roma ha scritto nel registro degli indagati il cardiologo, lanestesista, loperatore
sanitario e e lex direttore sanitario di Villa Mafalda per la morte dello
scrittore Alberto Bevilaqua.
Lo
scrittore
era stato ricoverato nella clinica romana nell’autunno 2012. L’inchiesta era
partita quando, dopo che le era stato proibito l’accesso alla terapia intensiva,
la compagna di Bevilacqua, Michela
Macaluso, aveva fatto ricorso al tribunale civile, chiedendo la nomina di
un tutore e denunciando i medici di Villa Mafalda per una terapia a suo avviso
inappropriata.
L’ipotesi di reato iniziale di lezioni colpose è stata
trasformata in omicidio colposo dopo il decesso dell’illustre paziente per
arresto cardiocircolatorio.
L’autopsia scioglierà qualsiasi dubbio, ma noi
siamo tranquillissimi. Tanto che non abbiamo nominato alcun perito, è la
replica dei dirigenti della clinica.
La Casa di Cura Villa Mafalda
annuncia poi che si riserva di tutelare i propri interessi in sede giudiziaria
a seguito delle gravi e numerose inesattezze riportate in questi giorni.
Ribadiamo
la correttezza dell’operato dei nostri sanitari – spiega una nota – , già
evidenziato chiaramente dalla perizia disposta dall’autorità giudiziaria che ha
riconosciuto, senza alcun dubbio, l’ineccepibilità della cure prestate ad Alberto
Bevilacqua, sconsigliandone addirittura il trasferimento presso altra struttura.