ROMA. Enrico Letta ha incontrato, a Palazzo Chigi, Angelino Alfano, vicepremier e segretario del Pdl, dopo il polverone politico sollevato dal partito di Silvio Berlusconi.
Il Premier si è poi incontrato con il segretario del Pd, Guglielmo Epifani. Il ritorno dagli Usa è stato davvero impegnativo per il presidente del Consiglio che ha lurgenza di parlare con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. La sua agenda è scandita proprio da quellincontro, importante e fondamentale per le sorti della politica italiana. è in questo faccia a faccia che saranno decise infatti le prossime mosse in quel panorama che il Quirinale ha giudicato inquietante a seguito della minaccia di dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl, nel caso in cui la Giunta di Palazzo Madama voti la decadenza di Silvio Berlusconi il 4 ottobre. Intanto però Napolitano fa la voce grossa e, prendendo parte ad un convegno alla Bocconi, ricorda la figura dell’ex ministro ed economista Spaventa, attualizzandola nel moderno contesto politico. “Si impegnò in Parlamento dal 1976 al 1983 – racconta Napolitano – due legislature entrambe accorciate, prassi molto italiana, da scioglimenti precoci delle Camere”.
Diversamente da quanto accadeva ai tempi di Spaventa, oggi gli scontri politici, diversamente che in passato, producono “smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale”. E, commosso, si pone una domanda retorica: “Cosa è rimasto di quel modo di vivere la politica?”. A termine dellincontro con i ragazzi universitari, Napolitano di dice ottimista, ma nono ingenuo nonostante tutto. Non sono in grado di rispondere, lasciatemi il tempo di vedere, dice poi ai giornalisti che gli chiedono della responsabilità dei partiti. Mentre Forza Italia annuncia una manifestazione, in programma per il 4 ottobre, al grido di siamo tutti decaduti, i due capigruppo del Pdl di Camera e Senato, fanno ben sperare, a parole, sulle sorti della politica: L’assemblea dei parlamentari del Pdl e la successiva decisione delle dimissioni collettive – scrivono i due capigruppo – non hanno l’obiettivo di interferire sulla vita del governo”. Nell’articolo vengono però confermati i “dubbi di legittimità” sulla legge Severino. Ma cè chi però non riesce a smorzare i toni.
Il coordinatore Pdl,Sandro Bondiinvita il Colle a prendere atto della fine della legislatura: In queste condizioni, prolungare l’agonia di questo governo e di questa legislatura non giova a nessuno tantomeno all’Italia. Questo Napolitano lo sa bene. Carlo Giovanardi, in una nota, spiega invece il motivo per cui non ha firmato le dimissioni da senatore, pur ritenendo giusta la linea politica del Pdl: Ho sostenuto nella Giunta per le autorizzazioni del Senato – osserva – che la decisione di applicare la retroattività per decadenza da senatore a Silvio Berlusconi è una vera e propria ‘mascalzonata’. Se il 14 ottobre il Pd si renderà complice di questa mascalzonata è evidente che verranno meno le condizioni per continuare una alleanza di governo. conclude. Dal Pd invece si chiedono verifiche. Il segretarioGuglielmo Epifanisi rivolge direttamente a Letta:”L’esecutivo ha una via obbligata dopo aver riferito a Napolitano, ossia aprire in Parlamento un chiarimento risolutivo”sulla situazione. Non possiamo uscirne con un nuovo giro di valzer, sotterrare oggi l’ascia di guerra e dissotterrarla domani. L’unica strada è la verifica. Per quello che riguarda il Pd – continua il segretario – noi vogliamo una nuova legge elettorale”, poiché quella attuale ha permesso anche che arrivassimo all’atteggiamento da caserma, tipico dei partiti proprietari tenuto dai parlamentari del Pdl in questi giorni. Nonostante le polemiche e la ricerca di stabilità, la sinistra continua ad attaccare la destra.
Schifaniattacca Epifani e rinfaccia al Pd di tramare nell’ombra per far cadere il governo. Chi trama nell’ombra contro l’esecutivo è il Pd – dichiara-, che ha due obiettivi precisi: tentare di eliminare il presidente Berlusconi dalla scena politica e far cadere il governo Letta, scaricando la responsabilità su chi, difendendo il leader di milioni di italiani, tutela la costituzione, la democrazia e lo stato di diritto. A mettere fine alle chiacchiere e ai dissidi tra i maggiori partiti ci pensa Grillo che segna il tramonto per entrambi. Cercando di dare lettura di quanto sta accadendo, il leader Cinque Stelle scrive sul suo blog: Ha perso la partita dice in riferimento a Napolitano – ma si ostina a negarlo come chi avendo sempre vinto (o almeno pareggiato) non riesce a darsi pace per la sconfitta. Si alzi dal tavolo di gioco – intima Grillo – , e prima di uscire, spenga le luci del Quirinale. Quanto al Cavaliere, è un uomo finito e il Pd non se la passa meglio.
Nella discussione politica si inserisce poi anche la Cei che incinta a lavorare per la stabilità, operando alla ricerca di soluzioni che garantiscano la stabilità per la coesione sociale in un momento di perdurante crisi. Il richiamo alla responsabilità arriva anche dallUe: Abbiamo fiducia nelle forze democratiche italiane per assicurare al stabilità politica che è importante anche per la stabilità finanziaria ed economica. Il portavoce capo per le questioni economiche della Commissione europea, Olivier Bailly, ha ribadito la fiducia nel nostro Paese, ma ha aggiunto: Nella vita politica italiana ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità.